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Una veduta dell’interno dell’Oratorio del Gonfalone, Roma

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Una veduta dell’interno dell’Oratorio del Gonfalone, Roma

Ancora più bella la Cappella Sistina del Manierismo romano

Restaurati facciata, pavimento e soffitto ligneo dell’ingresso dell’Oratorio del Gonfalone che racchiude uno straordinario ciclo di affreschi di Federico Zuccari, Livio Agresti, Daniele Da Volterra, Cesare Nebbia, Marco Pino

Arianna Antoniutti

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La facciata dell’Oratorio del Gonfalone ha ritrovato, in tutti i suoi dettagli in stucco e travertino, l’originale tono del colore bianco. Un restauro curato dalla Soprintendenza Speciale di Roma, diretta da Daniela Porro, ha interessato tutti gli elementi architettonici e costruttivi della facciata, progettata nel 1580 e ultimata intorno alla metà del XVII secolo dall’architetto ticinese Domenico Castelli.

All’intervento sugli eleganti capitelli delle paraste, sugli intonaci, sulle parti in travertino, sulle decorazioni a stucco, si è aggiunta la revisione delle lastre in ardesia, delle tegole delle cornici del timpano e del portone ligneo d’ingresso. Anche la cancellata esterna e le soglie in travertino sono state restaurate.

L’edificio in via del Gonfalone, una traversa di via Giulia, fu costruito fra il 1544 e il 1547 sul luogo in cui sorgeva la chiesa di Santa Lucia Vecchia, precedente sede della Compagnia del Gonfalone, istituita nel 1264 sotto il pontificato di Urbano IV e poi riconosciuta ufficialmente da papa Clemente IV con un Breve del 1267.

L’Oratorio ospita un ciclo di affreschi che riveste interamente le sue pareti dedicato alla Passione di Cristo, eseguito tra gli anni 1569 e 1576 per volontà di Alessandro Farnese, allora cardinale protettore dell’Oratorio. Capolavoro della pittura tardocinquecentesca, conosciuto come la Cappella Sistina del Manierismo romano, ai suoi dodici episodi, dall’entrata a Gerusalemme alla Resurrezione di Cristo, lavorarono artisti come Federico Zuccari, Livio Agresti, Daniele Da Volterra, Cesare Nebbia, Marco Pino.

Come ricorda la lapide di marmo nell’atrio, gli affreschi dell’oratorio furono restaurati nel 1822, sotto la direzione del pittore Paolo Tonsi. In quella occasione probabilmente si intervenne anche sul soffitto e sul pavimento. Il soffitto ligneo, su cui campeggia lo stemma del cardinale Farnese, fu realizzato nel 1568 da Mastro Ambrogio de’ Bonazzini, mentre, intorno al 1571, vennero costruiti l’atrio e il coro ligneo del falegname fiorentino Andrea de’ Tozzi. Infine, nel 1584 viene realizzato il bel pavimento in ammattonato, i cui riquadri, con elaborati disegni geometrici, riprendono i motivi del soffitto ligneo.

Il pavimento in cotto è stato ora interamente restaurato dalla Soprintendenza Speciale, ripristinando così l’armonia cromatica dell’intera sala. Nell’ingresso dell’Oratorio è stato invece restaurato il soffitto ligneo, mentre l’antica statua in legno di Santa Lucia, risalente alla chiesa che precedeva la costruzione dell’Oratorio, ha recuperato la sua colorazione originale.

Un precedente e importante restauro conservativo dell’Oratorio era stato curato nel 1959 dalla Soprintendenza ai Monumenti del Lazio, con lavori diretti da Emilio Lavagnino che riguardarono il soffitto ligneo, sia dell’atrio che dell’Oratorio, e la pavimentazione in ammattonato. Un più recente restauro della struttura architettonica è stato curato, nel 2002, dalla Soprintendenza per i Beni Artistici e Storici di Roma. L’Oratorio ospita i concerti del Coro Polifonico Romano, di cui dal 1960 è sede.

Una veduta dell’interno dell’Oratorio del Gonfalone, Roma

Arianna Antoniutti, 27 novembre 2025 | © Riproduzione riservata

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