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Andrea Solario, «Madonna che allatta il Bambino (Madonna del cuscino verde)», 1510 ca, Parigi, Musée du Louvre (particolare)

© Grand Palais Rmn (Musée du Louvre)/Michel Urtado

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Andrea Solario, «Madonna che allatta il Bambino (Madonna del cuscino verde)», 1510 ca, Parigi, Musée du Louvre (particolare)

© Grand Palais Rmn (Musée du Louvre)/Michel Urtado

Andrea Solario, copiatissimo, ammiratissimo ma dimenticato

Al Museo Poldi Pezzoli la prima monografica del pittore milanese: 24 dipinti e disegni, con poche opere di confronto, di colui che «si avvicinò a Leonardo ma non abbastanza da bruciarsi alla sua luce»

Dopo Piero della Francesca, protagonista della magnifica mostra dello scorso anno, il Museo Poldi Pezzoli si lancia ora in una vera sfida con la monografica di Andrea Solario (Milano, 1470 ca-1524), grande pittore molto amato dagli studiosi ma oggi ben poco conosciuto dal grande pubblico. 

Non è stato sempre così: nel secondo ’800 Andrea Solario (o Solari, della nota famiglia di architetti e scultori di origine ticinese) era infatti molto famoso e spuntava cifre altissime sul mercato: «Nell’inventario delle opere di Gian Giacomo Poldi Pezzoli, ci spiega Lavinia Galli, curatrice del museo milanese e cocuratrice della mostra con Antonio Mazzotta, il suo “Riposo nella fuga in Egitto” era valutato 45mila lire, mentre la “Madonna del Libro” di Botticelli era stimata 20mila lire e la “Dama” del Pollaiolo, allora attribuita a Piero della Francesca, 7mila. Incuriosita, ho iniziato a studiarlo e quando ho incontrato Antonio Mazzotta, che a sua volta stava studiando Solario insieme a Lorenzo Principi, abbiamo ideato la mostra». 

Con le sue 24 opere, tra dipinti e disegni, sette delle quali del Museo Poldi Pezzoli (il nucleo più ricco in Italia) e sei del Louvre («un prestatore generosissimo, che ha anche provveduto al restauro della celebre “Madonna del cuscino verde”», evidenziano i curatori), la mostra «La seduzione del colore. Andrea Solario e il Rinascimento tra Italia e Francia» (dal 26 marzo al 30 giugno), come ci spiega Antonio Mazzotta, Università degli Studi di Milano, «è la prima monografica mai dedicata a questo artista, se si eccettua una lontana mostra dossier del Louvre sul suo unico soggiorno in Francia. Abbiamo inserito soltanto pochissime e puntuali opere di confronto, come la “Madonna col Bambino” di Boltraffio o il “Ritratto di Francesco Maria delle Opere”, dagli Uffizi, dipinto da Perugino nel 1494 a Venezia, quando in città era presente anche Andrea, lui al seguito del più famoso fratello scultore, Cristoforo. L’idea iniziale, anzi, su stimolo di Lorenzo Principi, avrebbe dovuto riguardare i due fratelli ma in molti casi la scultura di Cristoforo è monumentale, poco adatta al contesto del Poldi Pezzoli, o difficile e onerosa da ottenere, e quindi il progetto riguarda il solo Andrea». «Di Cristoforo però, gli fa eco Lavinia Galli, abbiamo il gruppo da studiolo delle “Tre Grazie”, accostato a un disegno di nudo femminile del British Museum sinora assegnato a Correggio, di cui qui si propone invece l’attribuzione ad Andrea Solario». 

CopiatissimoLa “Madonna del cuscino verde”, nota Mazzotta, è uno dei dipinti più riprodotti nella storia dell’arte»); ammiratissimo da grandi studiosi per la prodigiosa qualità della sua pittura, pur senza essere un leonardesco ortodosso, Solario seppe ibridare i modi di Leonardogli si avvicinò, ma attraverso Boltraffio: non abbastanza dunque da bruciarsi alla sua luce», commenta Mazzotta) con la felicità del colore veneto, che conobbe nel suo soggiorno a Venezia degli anni ’90 del Quattrocento. Si aprì poi all’influsso dei fiamminghi, conosciuti in Francia, dove fu chiamato nel 1507 dal cardinale Georges d’Amboise (zio del governatore di Milano Charles d’Amboise, il cui magnifico ritratto, dal Louvre, è in mostra) ad affrescare la cappella del suo Castello di Gaillon, poi distrutto dai rivoluzionari. 

Perché allora, dopo la fiammata dell’800, Solario non ha più avuto la fama che avrebbe meritato? «Perché si firmava con due nomi diversi, Andrea de Solario e Andrea Mediolanensis, e solo nell’800 poté essere identificato con certezza, spiegano i curatori, perché lavorava soprattutto per la committenza privata, e perché manca una sua opera feticcio: perduti gli affreschi del castello francese, l’unica sua committenza pubblica che resta in Italia è la pala già sull’altare maggiore della Certosa di Pavia, che tuttavia, scrive Vasari, Solario non poté finire, ucciso dalla peste del 1524». Un’occasione imperdibile, dunque, questa mostra per i milanesi (e non solo) per riscoprire un loro artista tanto grande quanto dimenticato. 

Andrea Solario, «Riposo durante la fuga in Egitto», 1515, Milano, Museo Poldi Pezzoli

Ada Masoero, 17 marzo 2025 | © Riproduzione riservata

Andrea Solario, copiatissimo, ammiratissimo ma dimenticato | Ada Masoero

Andrea Solario, copiatissimo, ammiratissimo ma dimenticato | Ada Masoero