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Opere del pittore tedesco Josef Albers svettano su una delle pareti del booth di David Zwirner

Courtesy of David Zwirner

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Opere del pittore tedesco Josef Albers svettano su una delle pareti del booth di David Zwirner

Courtesy of David Zwirner

Art Basel Miami Beach 2025 rialza la posta

Dal modernismo di Bourgeois, Richter e Rauschenberg all’onda digitale di Beeple, XCOPY e Hobbs: un VIP Day dove i picchi del mercato ridisegnano la mappa del contemporaneo

Margherita Panaciciu

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Art Basel Miami Beach 2025 inaugura la settimana con un VIP Day che scorre come un elettrocardiogramma a picchi costanti: dopo mesi di cautela, il mercato riaccende i motori con una sicurezza che si misura nei milioni ma anche in segnali più sottili, nel modo in cui istituzioni, collezionisti tech e gallerie mid-size sintonizzano le proprie priorità. La fiera appare come un ecosistema in piena trasformazione, dove la solidità del modernismo museale convive con l’effervescenza di linguaggi digitali sempre meno periferici.

La giornata parte in modalità assertiva. Hauser & Wirth piazza due importanti Louise Bourgeois—a 3,2 milioni una scultura e 2,5 milioni di dollari un dipinto—mentre David Zwirner conferma la resilienza del segmento più alto con le vendite di un Richter astratto da 5,5 milioni, un’Alice Neel del 1967 a 3,3 milioni e due Albers rispettivamente ceduti a 2,5 e 2,2 milioni. Il ritmo si mantiene elevato da White Cube, dove convivono un Gursky monumentale, «Harry Styles», venduto a 1,2 milioni di euro, e una serie di nomi «istituzionali» come de Kooning (2,85 milioni di dollari), Hirst  (2,5 milioni di dollari), Emin (1,2 milioni di sterline) e Hunt (1 milione di dollari). Non è un caso che molti di questi risultati siano favoriti dal contesto espositivo più ampio: la survey imminente di Emin alla Tate Modern, la retrospettiva postuma di Hunt all’ICA Miami, e la collaborazione protratta tra Gursky e il musicista.

Il quadro si arricchisce con ulteriori conferme di vendite nella fascia alta: da Thaddeus Ropac, Alex Katz a 2,5 milioni, Sam Gilliam a 1,1 milioni da Pace, Picasso tra 2,8 e 3 milioni, Turrell a sfiorare il milione, entrambi da Almine Rech—e con l’omaggio di Gladstone al centenario di Rauschenberg attraverso la vendita di «Tarnished Honor (Copperhead)» per 1,5 milioni. Parallelamente, il segmento mid-market e quello istituzionale registrano un dinamismo significativo: Jessica Silverman colloca un lavoro di Lava Thomas (75mila dollari) presso un’istituzione americana, la nigerianavende al Toledo Museum of Art un’opera del 1973 di Nike Davies-Okundaye (100mila), Cayón piazza una scultura di Blanca Muñoz alla Fundación Masaveu Peterson (40mila), Wentrup vende un’Anastasia Samoylova, e Goodman Gallery riscontra forte interesse per Kentridge e Hank Willis Thomas. All'interno di Kabinett, HR Giger ritrova un pubblico trasversale con vendite tra 24mila e 125mila dollari, mentre Eddie Martinez da Timothy Taylor viene assorbito rapidamente. L’area latinoamericana e quella asiatica emergono con forza: Tomie Ohtake, Ha Chong-Hyun, Park Seo-Bo, Lorenzato e Glauco Rodrigues registrano vendite in crescita, confermando una geografia collezionistica sempre più ampia.

Ma la vera novità narrativa di quest’anno è Zero 10, la nuova iniziativa dedicata all’arte digitale e computazionale. Qui, l’energia si fa quasi elettrica: Beeple Studios registra un sold-out di edizioni da 100mila dollari, Heft piazza opere di Michael Kozlowski e Kim Asendorf attira collezionisti con animazioni in tempo reale da 145mila dollari. Joe Pease vende cinque edizioni del suo «zero dollar man» a 35mila dollari l’uno, mentre la generative art ribadisce il suo peso con Dmitri Cherniak e con le opere di Larva Labs proposte da Art Blocks. XCOPY inverte le logiche del mercato distribuendo oltre 46mila NFT gratuiti, trasformando la partecipazione in un gesto collettivo più che transazionale. Tyler Hobbs completa il quadro con sette opere vendute a 42mila dollari, tutte assorbite da collezioni digital-first.

Nel fluire di queste acquisizioni, la sensazione dominante è che l’edizione 2025 non proceda per fratture ma per stratificazioni. Modernismo, fotografia monumentale, pittura gestuale e generative art non competono: coesistono, si sovrappongono, creano un mercato che fa sistema e in cui linguaggi e tecnologie si riscrivono a vicenda. Se il VIP Day è un’indicazione del tono generale, Art Basel ha ancora qualche giorno, durante le aperture al pubblico, per dimostrare che questa coesistenza non è solo una fotografia del presente, ma una direzione stabile, capace di consolidare valori e al tempo stesso di aprire varchi inattesi.

Lo stand di Gagosian. Courtesy of Art Basel

Lo stand di Thaddaeus Ropac. Courtesy of Art Basel

Il quadro si arricchisce con ulteriori conferme della fascia alta: da Thaddeus Ropac, Alex Katz a 2,5 milioni, Sam Gilliam a 1,1 milioni da Pace, Picasso tra 2,8 e 3 milioni, Turrell a sfiorare il milione, entrambi da Almine Rech—e con l’omaggio di Gladstone al centenario di Rauschenberg attraverso la vendita di «Tarnished Honor (Copperhead)» per 1,5 milioni. Parallelamente, il segmento mid-market e quello istituzionale registrano un dinamismo significativo: Jessica Silverman colloca un lavoro di Lava Thomas (75mila dollari) presso un’istituzione americana, la nigerianavende al Toledo Museum of Art un’opera del 1973 di Nike Davies-Okundaye (100mila), Cayón piazza una scultura di Blanca Muñoz alla Fundación Masaveu Peterson (40mila), Wentrup vende un’Anastasia Samoylova, e Goodman Gallery riscontra forte interesse per Kentridge e Hank Willis Thomas. All'interno di Kabinett, HR Giger ritrova un pubblico trasversale con vendite tra 24mila e 125mila dollari, mentre Eddie Martinez da Timothy Taylor viene assorbito rapidamente. L’area latinoamericana e quella asiatica emergono con forza: Tomie Ohtake, Ha Chong-Hyun, Park Seo-Bo, Lorenzato e Glauco Rodrigues registrano vendite in crescita, confermando una geografia collezionistica sempre più ampia.

Ma la vera novità narrativa di quest’anno è Zero 10, la nuova iniziativa dedicata all’arte digitale e computazionale. Qui, l’energia si fa quasi elettrica: Beeple Studios registra un sold-out di edizioni da 100mila dollari, Heft piazza opere di Michael Kozlowski e Kim Asendorf attira collezionisti con animazioni in tempo reale da 145mila dollari. Joe Pease vende cinque edizioni del suo «zero dollar man» a 35mila dollari l’uno, mentre la generative art ribadisce il suo peso con Dmitri Cherniak e con le opere di Larva Labs proposte da Art Blocks. XCOPY inverte le logiche del mercato distribuendo oltre 46mila NFT gratuiti, trasformando la partecipazione in un gesto collettivo più che transazionale. Tyler Hobbs completa il quadro con sette opere vendute a 42mila dollari, tutte assorbite da collezioni digital-first.

Nel fluire di queste acquisizioni, la sensazione dominante è che l’edizione 2025 non proceda per fratture ma per stratificazioni. Modernismo, fotografia monumentale, pittura gestuale e generative art non competono: coesistono, si sovrappongono, creano un mercato che fa sistema e in cui linguaggi e tecnologie si riscrivono a vicenda. Se il VIP Day è un’indicazione del tono generale, Art Basel ha ancora qualche giorno, durante le aperture al pubblico, per dimostrare che questa coesistenza non è solo una fotografia del presente, ma una direzione stabile, capace di consolidare valori e al tempo stesso di aprire varchi inattesi.

Margherita Panaciciu, 04 dicembre 2025 | © Riproduzione riservata

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