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Monica Trigona
Leggi i suoi articoliA Ginevra, città tradizionalmente associata alla diplomazia e alla finanza, l’arte sembra aver trovato da tempo il proprio rifugio naturale. Con l’edizione 2026, dal 29 gennaio al 1° febbraio, la quattordicesima, Art Genève riafferma il suo ruolo di avamposto culturale tra il Nord e il Sud dell’Europa, tra istituzioni di prestigio e un mercato sempre più internazionale. «Una fiera intima, ma non minore» è lo slogan non dichiarato di una manifestazione che continua a crescere senza perdere la sua identità fatta di ritmo misurato, scoperta, dialogo.
Quest’anno al Palexpo convergono più di ottanta gallerie internazionali, un parterre che mescola blue-chip e realtà emergenti con una naturalezza quasi svizzera: da Hauser & Wirth, Galerie Lelong & Co., Mennour, Pace Gallery, Tornabuoni Art, Karma International o Eva Presenhuber, fino alle realtà più agili e indipendenti come Blue Velvet (Zurigo), Fabienne Levy, Séventeen e Suns.Work. Accanto al mercato, si dispone una componente istituzionale insolitamente solida per una fiera: ventisette progetti provenienti da musei, fondazioni e centri d’arte svizzeri e internazionali. Il Musée Barbier-Mueller e la Fondation Jan Michalski entrano quest’anno nel network che già comprendeva il MAMCO, il Musée d’Art et d’Histoire, il Grand Théâtre e i fondi cantonali e municipali. A questi si affiancano gli interventi dello Swiss Institute New York, della Fondation Antoine de Galbert e della Plaza Foundation, oltre alla piattaforma video di videokunst.ch dalla collezione Carola und Günther Ketterer-Ertle.
Tra le sezioni più identitarie spicca nuovamente Solo Shows, che presenta sedici gallerie con progetti monografici e riafferma un formato che valorizza la lentezza dello sguardo e il rapporto diretto con la pratica dell’artista. La selezione internazionale, da Eli Kerr a Montreal a Neuendorf da New York, fino a Temnikova & Kasela da Tallinn, ospita il terreno di gioco del Prix Solo Art Genève, sostenuto quest’anno dal nuovo partner orologiero Piaget. L’opera premiata entrerà nella collezione del MAMCO, confermando la volontà della fiera di lasciare tracce reali nel tessuto culturale della città. Giunta alla terza edizione, la piattaforma Sur-Mesure abbandona gli spazi convenzionali e si insinua nei corridoi della fiera. L’allestimento diffuso invita i visitatori a deragliare dal percorso lineare del white cube per incontrare opere monumentali collocate in zone di passaggio, come presenze fuori scala che agiscono da soglie percettive. È una proposta che conferma il desiderio di Art Genève di contaminare la tipologia fieristica con modalità solitamente museali o site-specific.
Tra gli appuntamenti più attesi emerge Art Genève\Musique, che trasforma il Temple de la Servette, icona brutalista della città, in una camera di risonanza per performance sonore e azioni effimere. Il progetto, sostenuto da Piguet Galland & Cie e realizzato in collaborazione con il MAMCO, suggerisce una fiera sempre più estesa nel territorio urbano, capace di stringere alleanze tra arti e architettura e di diventare catalizzatore di comunità temporanee.
A completare il quadro, il Prix Mobilière torna a celebrare la scena svizzera emergente attraverso i talenti nominati per il 2026, mentre nel Padiglione 3 la mostra «Design Heads», organizzata da HEAD – Genève, offre uno sguardo fresco sulle ricerche dei giovani designer, tra sperimentazione materica, processi sostenibili e nuove logiche produttive. Una serie di conferenze e incontri riunisce infine curatori, critici e direttori museali, tra cui il team del Padiglione Svizzero per la Biennale di Venezia 2026, confermando la vocazione discorsiva e riflessiva della fiera.
Ciò che rende Art Genève un evento sempre più rilevante, oltre alla qualità degli espositori e la densità istituzionale, è sicuramente la capacità di costruire un ecosistema coerente: dalle gallerie blue-chip alle micro-case editrici come JRP|Editions, Edition VFO, Cahiers d’Art e Take5; dalle scuole d’arte alle fondazioni; dai premi alle performance.
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