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Arte, femminile plurale

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Redazione GDA

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Stoccolma, Monaco, Manchester, Parigi, Londra, Bilbao, Chicago e Wakefield. Chissà se le Guerrilla Girls, il collettivo di artiste americane che ha fatto della lotta alla discriminazione nei confronti delle loro colleghe la sua principale attività, saranno sorprese dalla quantità di mostre che in questo periodo smentiscono, almeno in parte, le loro motivazioni. E sì che all’8 marzo manca circa un mese.

Bourgeois claustrofobica

L’opera di Louise Bourgeois (1911-2010) ha una doppia vetrina europea. Un centinaio di opere che evocano traumi, ansia, sessualità e maternità è esposto dal 14 febbraio al 17 maggio con il titolo «Sono andata e tornata dall’inferno» al Moderna Museet di Stoccolma. Contemporaneamente, diversi tipi di dolore sono oggetto della retrospettiva «Strutture esistenziali: le celle» dal 27 febbraio al 2 agosto alla Haus der Kunst di Monaco. È la prima mostra interamente incentrata sulla serie «Cells», che l’artista di origine francese iniziò alla fine degli anni Ottanta. Queste piccole forme architettoniche chiuse, all’interno delle quali i visitatori possono occasionalmente accedere, combinano oggetti trovati ed elementi scultorei cui l’autrice attribuiva un particolare significato.

Parker al veleno

Aspettatevi scintille al lancio della personale di Cornelia Parker (1956) alla Whitworth Art Gallery di Manchester. Per l’inaugurazione, l’artista britannica ha progettato un’esposizione ispirata all’acquarello «The Ancient of Days» di William Blake (1827 ca) che fa parte della collezione del museo. Le scintille sono innescate da un sensore attivato dal respiro realizzato in grafene (la più resistente e più sottile sostanza al mondo scoperta all’Università di Manchester) ricavata dalla grafite del disegno di Blake. La mostra (cfr. l’intervista con l’artista in questo numero di «Vernissage», p. 17) comprende «Cold Dark Matter: an Exploded View», opera realizzata con frammenti della serra da giardino della Parker, e due nuovi nuclei di disegni intitolati «Bullet» e «Poison and Antidote», fatti con proiettili fusi e veleno di serpente a sonagli. La rassegna, in corso dal 14 febbraio al 31 maggio, segna la riapertura del museo dopo una ristrutturazione costata poco meno di 20 milioni di euro.

Simon innocentista

Dopo l’importante mostra del 2011 di Taryn Simon (1975) alla Tate Modern, le sue fotografie di arresti si trasferiscono ora al Jeu de Paume di Parigi dal 24 febbraio al 17 maggio per la prima importante mostra in Francia dell’artista americana. La rassegna include cinque serie di opere, tra le quali «The Innocents» (2002), un progetto maturato quando la Simon lavorava per il «New York Times» fotografando detenuti condannati a morte e successivamente rivelatisi innocenti. Sono in mostra anche tre video: «Exploding Warhead» (2007), «The Innocents» (2002) e «Cutaways» (2012).

Dumas con Marilyn e Cristo

Gli artisti hanno fatto di tutto per liberarsene, ma la figurazione è saldamente in voga. Un importante approfondimento sulle opere di Marlene Dumas, nata in Sud Africa nel 1953 e residente ad Amsterdam, consoliderà questa tendenza. Scavando negli aspetti più oscuri dei suoi soggetti, i ritratti della Dumas esposti alla Tate Modern di Londra dal 5 febbraio al 10 maggio con il titolo «The Image as Burden» (L’immagine come fardello) mostrano, tra gli altri, Marilyn Monroe adagiata su una pietra funeraria e Cristo in Croce. La rassegna proviene dallo Stedelijk Museum di Amsterdam e proseguirà alla Fondation Beyeler di Basilea dal 31 maggio al 6 settembre.

Niki femminista a colori

Per Niki de Saint Phalle, scomparsa nel 2002 a 72 anni, le «Nanas», le sue tondeggianti e colorate sculture di figure femminili, rappresentavano «un amplificato mondo di donne, delusioni femminili di grandeur, donne al potere». Una mostra aperta dal 27 febbraio al 7 giugno al Guggenheim Museum di Bilbao cerca di recuperare il lato femminista della più famosa serie dell’artista franco-americana e rivela l’aspetto più spigoloso e politicizzato della sua opera. Circa 200 pezzi spaziano lungo tutto l’arco della sua produzione, dalle «Shooting Pictures» che realizzò in occasioni mondane negli anni Sessanta al suo monumentale «Giardino dei tarocchi» in Toscana. La mostra include prestiti dallo Sprengel Museum di Hannover e dal Mamac di Nizza, che ricevettero importanti donazioni dall’artista.

Salcedo in preghiera

La tempistica di una retrospettiva di Doris Salcedo (1958) aperta al Museum of Contemporary Art di Chicago dal 21 febbraio al 24 maggio risulta tragicamente coerente alla luce delle recenti atrocità terroristiche. Per trent’anni l’artista colombiana ha risposto alla violenza politica e all’oppressione con le sue opere, realizzate con materiali desunti dalla vita quotidiana come mobili e vestiti. L’opera «Plegaria Muda» (Preghiera muta) del 2008-10, per esempio, fatta di tavole impilate con erba che cresce nelle fessure, deriva da una ricerca sulle morti di giovani in quartieri violenti di Los Angeles e dall’assassinio di giovani uomini da parte dell’esercito colombiano nelle più remote regioni del Paese. La mostra proseguirà al Guggenheim Museum di New York dal 26 giugno al 12 ottobre e al Pérez Art Museum di Miami dal 6 maggio al 23 ottobre.

Benglis scandalosa

Il famoso e scandaloso autoritratto nudo di Lynda Benglis (1941) con un dildo, che apparve come pagina pubblicitaria centrale in un numero di «Artforum» del 1974, venne successivamente additato da cinque redattori della rivista come «oggetto di estrema volgarità». A più di quattro decenni di distanza, quell’opera appare come una pietra miliare della storia dell’arte femminista e la si rivede nella prima importante retrospettiva britannica dell’artista americana, offerta da uno dei più recenti musei del Regno Unito, l’Hepworth Wakefield nello Yorkshire dal 6 febbraio al 5 luglio. In un allestimento che riflette i luoghi che influenzarono l’artista, una cinquantina di opere illustra la sperimentazione di materiali tuttora in corso da parte della Benglis, dai suoi primi dipinti a pavimento eseguiti con lattice versato (una tecnica per la quale fu acclamata dalla rivista «Life» come «erede di Pollock» nel 1970) fino alle ancora inedite sculture in carta e ceramica, oltre a video e a fotografie.
q Julia Michalska, Hannah McGivern,
 



Redazione GDA, 17 febbraio 2015 | © Riproduzione riservata

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