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«Equal minds #2» (2023) di Giulia Cenci, Cortesia SpazioA © Camilla Maria Santini

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«Equal minds #2» (2023) di Giulia Cenci, Cortesia SpazioA © Camilla Maria Santini

Artissima, 30 anni di futuro in 20mila metri quadrati

Presentata alle Gallerie d’Italia-Torino la nuova edizione curata da Luigi Fassi: 181 gallerie da 33 Paesi e 4 continenti, 68 progetti monografici, 13 premi e riconoscimenti, 50 curatori e direttori di musei

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Jenny Dogliani

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Artissima celebra il suo trentesimo compleanno guardando avanti, come fa da trent’anni. La nuova edizione, presentata stamani in conferenza stampa alle Gallerie d’Italia-Torino, sarà all’Oval Lingotto dal 3 al 5 novembre (con preview su invito il 2), diretta, per il secondo anno, da Luigi Fassi. Tra le più importanti fiere a livello internazionale per l’arte contemporanea di ricerca, Artissima ha il futuro nel suo Dna, sin dagli esordi, ma strada facendo è diventata qualcosa di più: «un grande evento istituzionale che produce contenuti, crea idee, pensa e agisce istituzionalmente. Un’azienda che opera con una visione strategica d’impresa, come dimostra il network di gallerie (quest’anno 181 da 33 Paesi e 4 continenti), collezionisti interessati alle nuove tendenze, direttori e curatori di musei che visitano la fiera per aggiornare il loro calendario espositivo», spiega Fassi.

Main partner, per questo e per almeno i prossimi due anni, Intesa Sanpaolo, che contribuisce alla realizzazione della fiera che può inoltre contare sul contributo di Fondazione Crt, Compagnia di San Paolo e Camera di Commercio di Torino. Per tutta la città, e non solo, Artissima è il traino dell’intero comparto dell’arte contemporanea, tra gli asset strategici dell’offerta culturale locale, che fa di Torino la terza città italiana per produzione culturale (dati della Camera di Commercio alla mano).

Con le sue quattro sezioni canoniche, le tre sezioni curate, le mostre dentro e fuori l’Oval, i progetti speciali e i 13 tra premi e supporti, Artissima rimane «la fiera con la F maiuscola», afferma Patrizia Sandretto Re Rebaudengo, alla sua prima apparizione ufficiale nella veste di presidente della Fondazione Crt per l’Arte Moderna e Contemporanea. «È la fiera del contemporaneo, chi vuole conoscere le nuove ricerche ed energie deve venire a Torino», aggiunge. Tra le peculiarità di Artissima vi è quella di aver saputo coniugare, praticamente da subito, l’aspetto commerciale a quello culturale, diventando nel 2007 la prima fiera curata. Tema di quest’anno «Relations of Care», le relazioni di cura, ovvero l’idea di anteporre la dimensione della cura a qualsiasi tipo di produzione. L’idea deriva dagli studi sulle comunità indigene dell’Amazzonia svolti dall’antropologo Renzo Taddei, che sarà a Torino per tutti i giorni della fiera. Le comunità indigene conoscono un unico modo di sopravvivere al grave impatto del cambiamento climatico: tutto deve essere al servizio della cura, anche la tecnologia. Artissima vuole innescare questa modalità di pensiero attraverso l’arte, creando un nuovo immaginario e invitando a pensare in termini comunitari e non individualistici.

Anche l’identità visiva, dello studio Fionda, riprende questo tema, elaborando un sistema di forme organiche in continua trasformazione e in relazione. La 30ma Artissima si apre inoltre a nuove geografie. Ci sono 39 gallerie alla loro prima partecipazione, da Zimbabwe, Thailandia, Sud Corea, solo per citare alcune aree di provenienza. Ma le novità sono anche cronologiche: per la prima volta infatti Back to the Future si spinge indietro fino agli anni Cinquanta. Curata dal suo inventore, Francesco Manacorda (direttore di Artissima nel 2010-11), con Dafne Ayas, presenta opere di 10 artiste realizzate tra il 1950 e il 1979, provenienti da zone estranee al raggio visivo del modernismo europeo, «artiste assertive, ribelli, pioniere che hanno usato la loro arte come uno strumento di autodeterminazione e un’espressione diretta del loro impegno nella politica di genere e nella coscienza di classe», spiega Manacorda. A Back to the Future, Present Future e Disegni, sono dedicati molti vari approfondimenti con artisti e curatori nella piattaforma digitale Artissima Voice Over (altra innovazione lanciata nel 2017).

Cresce l’impegno della Fondazione Crt per l’Arte Moderna e Contemporanea, che foraggia lo shopping in fiera di Castello di Rivoli e Gam con 200mila euro di budget, e propone la mostra «Dove finiscono le tracce» a cura di Luigi Fassi, con cinque opere iconiche comprate in varie edizioni, esposte in cinque luoghi simbolo del centro di Torino, da Palazzo Madama al Teatro Carignano (Francesco Gennari, Peter Friedl, Cally Spooner, William Kentridge e Simon Starling). E poi, ancora, sempre targato Crt, il premio Beyond Production, con tanto di stand in fiera per presentare i lavori dei precedenti vincitori (Damon Zucconi e Rebeca Romero) e un simposio sulle nuove tecnologie e l’universo digitale a cura di Ilaria Bonacossa, alle Ogr, con tra gli ospiti anche un’intelligenza artificiale.

Tra i tanti interessanti progetti da segnalare «Made in», un programma di residenze d’artista in azienda (Guido Gobino, Dott. Gallina, Pininfarina Architecture, Kristina Ti). New Entries Bar for Identity, un ulteriore spazio riservato alle gallerie della sezione New Entries per proporre approfondimenti, performance e altri lavori. Opere di Umberto Lilloni saranno esposte all’Hotel Principi di Piemonte, a cura del gallerista bresciano Massimo Minini (che festeggia 50 anni di attività). La bellissima mostra «La condizione umana» nelle Gallerie d’Italia, è curata da Jacopo Crivelli Visconti, con video e opere filmiche degli artisti esposti in fiera, dove l’istituzione avrà un’appendice della mostra di Luca Locatelli sull’economia circolare, che ben si lega al tema della cura. Sono davvero tante le cose da vedere, augurando a Luigi Fassi, e a tutti noi, che la fabulazione dell’arte possa finalmente innescare quel nuovo modo di pensare e di vedere il mondo.
 

«Equal minds #2» (2023) di Giulia Cenci, Cortesia SpazioA © Camilla Maria Santini

Jenny Dogliani, 15 settembre 2023 | © Riproduzione riservata

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