«Disegno n. 7741» (1910) di Josef Hoffmann

© Backhausen-Archiv. Foto: Backhausen-Archiv

Image

«Disegno n. 7741» (1910) di Josef Hoffmann

© Backhausen-Archiv. Foto: Backhausen-Archiv

Backhausen, la ditta che vestì Vienna

Nel Leopold Museum 260 oggetti tra disegni originali ma anche esempi di mobili e arredi ripercorrono la storia dell’azienda che firmò le stoffe del Modernismo austriaco

Non si può pensare alla fioritura della Ringstrasse senza soffermarsi sul ruolo che ebbero i tessuti nel forgiare l’immagine dell’alta borghesia viennese in cerca di raffinatezze per le proprie nuove dimore affacciate sul più ambito boulevard cittadino: stoffe per tappezzerie, per mobili, sedie e divani, per tende, e poi tappeti di seta o lana e accessori per la moda. Quella corsa ai motivi più belli, fossero essi geometrici o floreali, vide anche la partecipazione di designer di primo piano, cosicché anche quel settore avanzò a espressione della viennesità in ascesa.

La ditta Backhausen fu tra le protagoniste di quel fenomeno fin dalla fondazione nel 1849, firmando anche le stoffe per gli arredi dell’Opera di Stato, del Parlamento, del municipio e del Burgtheater. Dal 1903 protagonisti del Modernismo come Josef Hoffmann, Koloman Moser, Otto Wagner, Joseph Maria Olbrich, Otto Prutscher o Dagobert Peche vennero incaricati di dare la propria inconfondibile impronta alla produzione: nacquero, tra l’altro, gli arredi per il Gesamtkunstwerk del Sanatorio di Purkersdorf nel 1904-05, della Villa Skywa-Primavesi (1913-15) e, fuori dai confini nazionali, del Palais Stoclet a Bruxelles tra il 1905 e il 1911.

Un’istituzione, insomma, oltre che un’azienda fiorente, che ebbe l’illuminata idea di creare presto un archivio comprendente oggi 11mila lotti, di cui 5mila lavori su carta, posto nel 2022 sotto tutela delle Belle Arti, grazie alla sua unicità ed esaustività e già inventariato con criteri scientifici e documentato fotograficamente.

In stretta collaborazione con le maestranze della premiata ditta, il Leopold Museum propone dal 13 novembre al 9 marzo 2025 la mostra «Poesia dell’ornamento. L’archivio Backhausen», un percorso di immersione nelle eccellenze di Backhausen, che dall’anno scorso ha affidato il proprio archivio in comodato proprio al museo diretto da Hans Peter Wipplinger. Le curatrici Ursula Graf e Aline Marion Steinwender hanno scelto non solo disegni originali per i cataloghi ma anche esempi di mobili e arredi: 260 oggetti, provenienti pure dagli eccellenti archivi del Mak e dalla collezione di Ernst Ploil.

«Ogni epoca ha le sue stoffe e Backhausen è un pezzo fondante della storia del tessile in Austria», dice Aline Marion Steinwender. L’epoca d’oro fu certamente quella del Modernismo. Il periodo attorno alla Prima guerra mondiale fu di penuria e la ditta si salvò riconvertendosi in produttrice di bandiere e coperte per i soldati. Anche la Seconda guerra mondiale costituì una cesura drammatica, soprattutto con il bombardamento del negozio viennese e con la confisca e quindi la demolizione della fabbrica da parte degli occupanti russi nel 1945. Nel 1951 avvenne la rinascita: «I locali prescelti nella Kärntner Strasse 33 furono gli stessi in cui tra il 1907 e il 1913 era stato attivo il Gesamtkunstwerk del Cabaret Fledermaus, peraltro anch’esso arredato con stoffe Backhausen, e dal 1978, la riproduzione di tessuti Jugendstil su motivi del proprio archivio è diventato un nuovo nucleo produttivo, mentre è ripresa la collaborazione con artisti contemporanei fra cui Peter Kogler, Hans Hollein, Vesna e Esther Stocker», rimarca Steinwender.

Guazzo e inchiostro su carta di Ernst Lichtblau. © Apa / Backhausen-archiv

Flavia Foradini, 11 novembre 2024 | © Riproduzione riservata

Backhausen, la ditta che vestì Vienna | Flavia Foradini

Backhausen, la ditta che vestì Vienna | Flavia Foradini