Immaginate attraverso un dispositivo, di entrare in una piattaforma di consegne chiamata «Delivery Dancer» e subito, immergervi in una Seoul futuristica. Il vostro avatar è un motociclista che si muove tra strade trafficate e labirinti di una città iper-tecnologica. Ogni deviazione o accelerazione non è libera, ma monitorata e stabilita da Dancemaster, un’intelligenza artificiale che vi spinge al limite per ridurre i tempi di consegna: «Per favore, sbrigati!», è il messaggio che compare sul telefono in vostra dotazione. Questo scenario distopico costituisce la trama dell’opera «Delivery Dancer’s Sphere», parte della mostra «Ayoung Kim. Many Worlds Over» all’Hamburger Bahnhof-Nationalgalerie der Gegenwart di Berlino, aperta dal 28 febbraio al 20 luglio e curata da Sam Bardaouil, Till Fellrath e Charlotte Knaup.
L’artista coreana Ayoung Kim (1979) usa cgi e animazioni 3D non solo per creare un universo ultra-realista, ma per sfumare i confini tra simulazione e realtà. La Seoul futuristica che emerge richiama l’estetica immersiva degli open-world videoludici, dove architettura e traiettorie sono disegnate come livelli di gioco. Nel sequel, «Delivery Dancer’s Arc: 0º Receiver», la narrazione si espande in un multiverso. I protagonisti attraversano spazi e tempi che si modificano costantemente, con meccaniche di gioco che ne mediano le transizioni. Le «zone di caricamento» si trasformano in metafore per evidenziare la frattura tra la perfezione degli algoritmi e il corpo umano, sollevando interrogativi sul dominio delle macchine e sulla perdita del controllo in un mondo dominato dall’efficienza produttiva.
Accanto alle installazioni video, le opere scultoree di Kim, come «Ghost Dancers» e «Orbit Dance Series», offrono un ulteriore livello di interazione tra il fisico e il digitale. I manichini e gli specchi, con il loro gioco di duplicazioni e riflessi, esplorano l’ibridazione tra corpo umano e la sua rappresentazione digitale, ponendo l’accento sulla fluidità dell’identità e sull’automazione che permea la nostra società.
L’opera complessiva di Ayoung Kim si presenta come una piattaforma che esplora il complesso rapporto tra corpo, percezione e tecnologia. L’artista converte la propria estetica in uno strumento critico per riflettere sulle dinamiche di potere e sulla crescente dipendenza dalle logiche di ottimizzazione. Lo spettatore è coinvolto in un’esperienza che mette in discussione i confini della realtà digitale e invita a ripensare il ruolo dell’individuo in un mondo sempre più automatizzato.
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Ayoung Kim, «Delivery Dancer Simulation», 2022, Digital Festival, C/O Berlin © Ayoung Kim, Gallery Hyundai