Gareth Harris
Leggi i suoi articoliL’artista Lubaina Himid, nata a Zanzibar nel 1954 e vincitrice del Turner Prize, il cui lavoro si concentra sulla storia coloniale e sul razzismo, rappresenterà la Gran Bretagna alla 61ma Biennale di Venezia, il prossimo anno.
Tra i pionieri del Black British Art Movement, Himid ha curato importanti mostre collettive, tra cui «The Thin Black Line» all’Institute of Contemporary Arts (Ica) di Londra nel 1985 (quest’estate presenterà la mostra «Connecting Thin Black Lines 1985-2025» all’Ica). I suoi dipinti, disegni, stampe e installazioni si concentrano sul «contributo che i neri hanno dato alla vita culturale in Europa negli ultimi cento anni», come lei stessa afferma.
Ben Luke, collaboratore della nostra testata sorella «The Art Newspaper», dopo la vittoria di Himid del Turner Prize nel 2017 scriveva: «I suoi dipinti e i suoi tableaux scultorei, ricchi di potenti messaggi politici e sociali e non privi di assurdità e umorismo ironico, sono stati una presenza costante, anche se troppo poco riconosciuta, sulla scena artistica britannica per decenni».
Himid ha studiato design teatrale presso la Wimbledon School of Art di Londra; il suo interesse precoce per il palcoscenico è stato oggetto di una mostra con suoi dipinti e installazioni alla Tate Modern nel 2021-22: la più grande personale a lei dedicata si è svolta come una sequenza di scene che ponevano i visitatori tra le quinte e al centro del palcoscenico.
Una delle installazioni più celebri di Himid, «The Fashionable Marriage» (1986), è un’elaborata scenografia composta da figure in compensato che fa riferimento alla serie di incisioni di William Hogarth, «Marriage à la Mode» (1743-45), e rappresenta una critica a Margaret Thatcher e Ronald Reagan. Tra gli altri progetti ricordiamo una commissione della Rapid Response Unit di Liverpool, in cui metteva in discussione la rappresentazione dei neri fatta dal «The Guardian», e un’altra per la Government Art Collection della Gran Bretagna nel 2021 («Old Boat, New Weather» raffigurava una baracca trasportata su un veliero).
«Himid si spinge oltre i confini della pratica pittorica attraverso installazioni sonore e scultoree, incorporando nel suo lavoro nuovi materiali, texture, narrazioni e formati», afferma Emma Dexter, direttrice delle arti visive e della British Council Collection e commissaria del Padiglione britannico. Himid aggiunge: «Ho riso ad alta voce con incredulità e piacere quando ho saputo di questo meraviglioso invito a rappresentare la Gran Bretagna alla Biennale di Venezia del 2026».
Lo scorso anno, l’ospite del Padiglione britannico era il regista e artista John Akomfrah, noto per le sue installazioni video che esplorano temi come il cambiamento climatico e il post-colonialismo; nel 2022 fu invece invitata Sonia Boyce, che vinse il Leone d’oro per la migliore partecipazione nazionale.
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Lubaina Himid. Foto: Adama Jalloh
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