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«Self-Portrait» (1983) di Jean-Michel Basquiat rimasto invenduto alla Modern & Contemporary Art Evening Sale di Phillips

Cortesia di Phillips

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«Self-Portrait» (1983) di Jean-Michel Basquiat rimasto invenduto alla Modern & Contemporary Art Evening Sale di Phillips

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Bilanci in casa Phillips: -14% nel 2024 rispetto al 2023

Fresca di nuovo amministratore delegato, Martin Wilson, la casa d’aste fa i conti con l’anno appena concluso, tra la mancata vendita di un Basquiat e un secondo semestre non esaltante. Il lusso ha compensato, almeno in parte, le difficoltà dell’arte visiva

Davide Landoni

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Il mese scorso Phillips ha rivelato di aver nominato Martin Wilson come suo nuovo amministratore delegato. Wilson prende il posto lasciato vacante da Edward Dolman, che continuerà comunque a ricoprire il ruolo di presidente esecutivo, che ha rivestito contemporaneamente alla posizione di amministratore delegato fino a maggio, quando passerà a un ruolo di consulenza. Dal 2019 Wilson ha fatto parte del consiglio esecutivo di Phillips come responsabile legale, assicurando la conformità legale e globale della casa d’aste. 

Circa agli introiti dell’azienda non si può gridare al successo per le vendite dello scorso anno. Un timoroso 2025 rende piano piano noti gli esiti di un tormentato 2024, che non ha sorriso al mercato dell’arte. Se Christie’s ha tenuto botta (-6% rispetto al 2023), Sotheby’s non ha ancora reso noti i risultati di un esercizio che si prevede in forte perdita. Timore che, lato Phillips, ha preso concretezza in queste ore, con la casa d’aste che ha rilasciato il totale delle sue vendite nel 2024: 843 milioni di dollari totali, di cui 721 milioni provenienti dalle aste, a cui bisogna sommare le transazioni private (rimaste stabili sui 122 milioni di dollari). Da registrare dunque un calo del 14% rispetto all’esercizio precedente, che si era attestato sugli 840,7 milioni di dollari di ricavi generati dai soli incanti. Una contrazione forse ancora più dolorosa del previsto, che segna un anno da dimenticare. 

 Simbolo plastico delle difficoltà vissute da Phillips è probabilmente la mancata vendita di un autoritratto di Basquiat, tra i top lot delle vendite di arte contemporanea che ha tenuto a New York a novembre. Soprattutto perché sul writer americano la maison ha sempre puntato con successo, tanto da autodefinirsi «House of Basquiat». Per esempio, a maggio, sempre nella Grande Mela, era riuscita a vendere «Untitled (ELMAR)», del 1982, per 46,5 milioni di dollari. Top lot dell’anno per Phillips, ma anche top lot dell’intera primavera newyorkese, considerando tutte le contender.

Il secondo semestre, numeri alla mano, non è stato all’altezza del primo, almeno in termini assoluti. Che sono quelli che contano, intendiamoci. Però, nonostante il calo, Phillips ha registrato un tasso di vendita dell’86% complessivo, sommando i risultati conseguiti nelle sedi di New York, Londra, Ginevra e Hong Kong, con l’80% di questi venduti a prezzi superiori alle stime. A incidere negativamente dunque è stato il volume di vendita, o il valore di vendita. Quel che aveva a disposizione, però, Phillips l’ha venduto bene. 

E qualche soddisfazione se l’è tolta. Come accaduto nelle vendite di gioielli, che dopo il debutto del 2023, a Ginevra, in Svizzera hanno continuato a brillare. Due le grandi aggiudicazioni, in particolare: quella di un anello con diamante Fancy Vivid Pink (12 milioni di dollari) e quella per un altro anello, con montato un diamante Fancy Red (4,2 milioni di dollari). Record mondiale, quest'ultimo, per la tipologia di gemma. Buoni risultati anche dal comparto degli orologi, che per il quarto anno consecutivo ha registrato oltre 200 milioni di dollari di vendite. Lotto da copertina il F.P. Journe Tourbillon Souverain à Remontoir d’Égalité 15/93, che sempre a Ginevra ha triplicato la sua stima con un’aggiudicazione da 8,4 milioni di dollari. 

 É toccato dunque al lusso compensare almeno in parte le difficoltà dell’arte visiva. Se su questo Phillips nel 2025 sarà dunque chiamata a risollevarsi, la maison può però farsi forza sul costante ringiovanimento del suo pool di collezionisti, con il 30% di loro che hanno meno di 40 anni. Di questi, quasi un terzo ha effettuato transazioni con Phillips per la prima volta nel 2024. Un attestato dell’attrattività e contemporaneità della sua proposta, ma che nel breve termine potrebbe non pagare: l’investimento in arte sale, infatti, al crescere dell'età (e della disponibilità economica). Di certo il dato apre però varie possibilità alla casa d’aste, che nel 2025 potrà scegliere come e su quale target puntare in questi mesi in cui il mercato sembra essersi fatto schivo. 

 

 

Davide Landoni, 20 gennaio 2025 | © Riproduzione riservata

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