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Vittorio Bertello
Leggi i suoi articoliIn Francia lo sciopero di oggi 10 settembre colpisce anche le istituzioni culturali parigine. Questa mattina il Museo del Louvre ha confermato sul proprio account X che «alcune delle sale sono eccezionalmente chiuse» a causa della giornata di contestazione. Più drastica è stata la decisione del Museo Nazionale Eugène-Delacroix, situato nel VI Arrondissement, di chiudere completamente i battenti per l’intera giornata.
Questa mobilitazione rientra nella sfera di azione del movimento civico «Bloquons tout» («Blocchiamo tutto»), che mira a contestare i 43,8 miliardi di euro di tagli annunciati dal governo Bayrou per il bilancio 2026.
Per i possessori di biglietti, le istituzioni si mostrano rassicuranti. Il Louvre garantisce un «rimborso automatico» dei biglietti acquistati per questa giornata. Questa misura riguarda sia i biglietti individuali sia quelli dei gruppi organizzati. Il museo precisa sul suo sito ufficiale che «l’apertura del museo potrebbe essere ritardata e alcune sale potrebbero essere eccezionalmente chiuse».
Il museo Delacroix, amministrativamente collegato al Louvre, segue la stessa politica. I visitatori che avevano programmato di visitare l’antico atelier del pittore in rue de Furstenberg dovranno rimandare la loro visita. Il museo, solitamente aperto dalle 9.30 alle 17.30 (chiuso il martedì), riprenderà il suo normale orario di apertura nella giornata di domani.
Questo sciopero si inserisce in un contesto già teso per i musei parigini. Lo scorso giugno, il Louvre aveva già subito una chiusura temporanea a causa di uno sciopero spontaneo del personale che denunciava il sovraffollamento turistico e il deterioramento delle condizioni di lavoro. Gli addetti all’accoglienza e alla sorveglianza protestavano contro l’eccessiva affluenza al museo e i problemi di carenza di personale.
Questa mobilitazione si inserisce in un contesto sociale più ampio che coinvolge tutti i settori. Lo sciopero del 10 settembre si inserisce in un clima sociale teso che proseguirà il 18 settembre con un appello sindacale unificato alla Ratp (l’azienda di trasporti pubblici a Parigi e nell’Île-de-France). Questa doppia scadenza testimonia un profondo malcontento nei confronti degli orientamenti di bilancio del governo, in un contesto di forte mobilitazione sociale in questo inizio di anno scolastico 2025.
Il malumore sociale si riscontra anche nel settore dei lavoratori della cultura. Alle 19 di lunedì 8 settembre, mentre l’Assemblea Nazionale si svuotava per votare il destino del governo Bayrou, la sala Henaff della Bourse du Travail a Parigi si riempiva di persone determinate a discutere per costruire il futuro del movimento del 10 settembre. Seduti, in piedi, per terra o in balconata, erano riuniti circa 500 lavoratori della cultura: part-time, occasionali, artisti-autori, studenti, ma anche, in numero minore, dipendenti di strutture culturali private o pubbliche. Al centro delle discussioni era lo sciopero, con l’intenzione che il 10 settembre possa dare vita a un vero e proprio movimento e non si limiti a un semplice colpo di scena.
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