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Vittorio Bertello
Leggi i suoi articoliIl 30 settembre il Metropolitan Museum of Art di New York e la Repubblica dell’Iraq hanno annunciato i risultati preliminari di un progetto di ricerca sinergico su una scultura in lega di rame risalente al 2500 a.C. ca, un reggivaso con figura di stambecco. Il quadrupede al centro di quest’opera d’arte è uno dei più antichi esempi conosciuti dell’uso di un’anima di argilla nella fusione di figure umane o animali con la tecnica della cera persa diretta, scoperta innovativa che consentì la creazione di sculture in metallo di grandi dimensioni e complesse e che continua ad essere utilizzata dagli artisti ancora oggi.
Il reggivaso è stato acquistato dal museo newyorkese nel 1974 ed è stato esposto quasi ininterrottamente per decenni. Recenti ricerche sulla provenienza condotte dagli studiosi del museo hanno stabilito che l’opera appartiene di diritto alla Repubblica dell’Iraq, spingendo il museo a contattare Nazar Al Khirullah, ambasciatore della Repubblica dell’Iraq negli Stati Uniti d’America, e a offrirsi di restituire l’opera. Nel corso delle discussioni successive, il Met e l’Iraq hanno concordato di proseguire congiuntamente la ricerca sulla scultura.
Nell’ambito del progetto di collaborazione, il reggivaso del 2500 a.C. ca è stato sottoposto a scansione Tc (Tomografia computerizzata) presso il Fraunhofer-Institut für Integrierte Schaltungen IIS di Erlangen, in Germania, fornendo informazioni molto più dettagliate rispetto alla radiografia standard. La figura dello stambecco è di particolare interesse in quanto, ad oggi, è nota per essere la più antica scultura intatta sopravvissuta del mondo antico che sia stata fusa attorno a un nucleo di argilla.
La scansione 3D ottenuta è attualmente allo studio di J-F de Lapérouse, conservatore del Dipartimento di Conservazione degli Oggetti del Metropolitan Museum, e Roaa Abbas Kadhim, archeologo del Museo dell’Iraq, con l’assistenza tecnica di Nils Reims e Michael Bohler del Fraunhofer-Institut. La loro ricerca chiarirà i dettagli di come è stato prodotto lo stambecco; i risultati di questo esame saranno pubblicati e la scansione 3D verrà adattata per illustrare al pubblico la maestria della fusione mesopotamica antica.
Lo sviluppo di tecniche di fusione dei metalli in Mesopotamia durante il III millennio a.C. (3000-2000 a.C.) rappresenta una delle maggiori conquiste tecniche del mondo antico. Lavorando con le limitate materie prime a loro disposizione, gli artigiani dell’antico Iraq aspirarono per la prima volta a fondere sculture in metallo di grandi dimensioni e persino a grandezza naturale. Le analisi compositive indicano che durante questo periodo utilizzavano rame con una piccola quantità di arsenico, un materiale significativamente più difficile da fondere rispetto alle leghe di bronzo contenenti stagno e piombo, che divennero di uso comune solo quando lo stagno divenne più accessibile. La testimonianza fisica delle loro sfide e dei loro successi è conservata nelle poche sculture sopravvissute di questo periodo. Mentre le successive fusioni su larga scala del mondo antico sono state ampiamente studiate, gli esempi precedenti provenienti dalla Mesopotamia non sono stati ancora esaminati in modo approfondito.

Max Hollein, direttore e ceo del Metropolitan Museum di New York, e Nazar Al Khirullah, ambasciatore della Repubblica dell’Iraq negli Stati Uniti, al Metropolitan il 30 settembre. Foto di Paula Lobo. Courtesy Metropolitan Museum of Art, New York
Sebbene le origini della fusione a cera persa risalgano al V millennio a.C., fu l’innovazione della fusione con anima cava a consentire la realizzazione di sculture metalliche naturalistiche a grandezza naturale. Prima di allora, le grandi sculture metalliche venivano realizzate inchiodando lamiere lavorate su un'anima di legno. Sono stati pubblicati studi tecnici su due fusioni con anima cava risalenti al periodo accadico (2350-2150 a.C. ca): la Testa di Sargon nella collezione del Museo dell’Iraq e la Testa di un sovrano nella collezione del Met. Il progetto attuale ha fornito un modello 3D di una fusione a cera persa con anima cava ancora più antica, risalente al Periodo dinastico III (2600-2350 a.C. ca), arricchendo così le nostre conoscenze sugli albori di questa innovativa tecnologia di lavorazione dei metalli. Questa ricerca sarà pubblicata e resa accessibile al pubblico, possibilmente sotto forma di funzione interattiva in galleria o online.
«Il Met è onorato di collaborare con la Repubblica dell’Iraq a questa ricerca, che promuove la comprensione di una tecnica storicamente significativa che ha influenzato la produzione artistica in culture di tutto il mondo, ha dichiarato Max Hollein, direttore e amministratore delegato del Met. «Siamo grati a Sua Eccellenza Nazar Al Khirullah e al suo team presso l’Ambasciata, nonché ai numerosi colleghi in Iraq, per il dialogo e la collaborazione costanti. Siamo felici di continuare il nostro impegno comune, volto a promuovere la conoscenza e l’apprezzamento dell’arte e della cultura irachena, in particolare in vista della ristrutturazione e della riapertura delle nostre gallerie dedicate all’arte dell’Asia occidentale antica e della Cipro antica nel 2027».
Nazar Al Khirullah, ambasciatore della Repubblica dell’Iraq negli Stati Uniti, per parte sua ha detto: «Il ritorno della statua dello stambecco in Iraq non è solo un evento culturale, ma anche un’affermazione del nostro ruolo naturale di culla della civiltà. Quest’opera, realizzata dai nostri antenati, racchiude lo spirito e il genio della Mesopotamia che hanno contribuito a plasmare la storia dell’umanità. Questi ritrovamenti non solo mettono in mostra l’eccezionale maestria artistica e tecnica dei creatori della civiltà mesopotamica, ma sottolineano anche la profondità e il significato duraturi di questa civiltà come pietra miliare della storia umana. Apprezziamo la collaborazione dell’Iraq con le istituzioni governative e non governative statunitensi, in particolare il Metropolitan Museum of Art, nel promuovere la ricerca che mette in luce la creatività dell’antico Iraq e ispira le future generazioni in tutto il mondo».
Kim Benzel, curatrice responsabile del Dipartimento di Arte Antica dell'Asia Occidentale, ha affermato: «La nostra collaborazione con l’Iraq in questa ricerca sul reggivaso è stata fondamentale per approfondire la nostra comprensione dell’antica maestria artigianale e delle tecniche artistiche. Questo conferma ancora una volta il contributo formativo, significativo e ancora attuale della Mesopotamia alla nostra storia collettiva e aiuta a tracciare l'eredità duratura delle sue pratiche culturali. Altrettanto significativo per noi del Met è stato l’approfondimento del rapporto cordiale e collaborativo con i nostri colleghi iracheni attraverso questo progetto di ricerca congiunto, un potente esempio di restituzione come opportunità».

Il reggivaso a foggia di stambecco restituito dal Metropolitan Museum of Art di New York all’Iraq e ora oggetto di accurate analisi (figura intera)
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