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Luca Bombassei

© Andrea Ferrari

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Luca Bombassei

© Andrea Ferrari

Bombassei e il «nuovo corso» della Venice International Foundation

«Dedicheremo maggiore attenzione alla contemporaneità, come dimostra la produzione della mostra di Francesco Vezzoli al Museo Correr», spiega il presidente di Vif dal 2020

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Ada Masoero

Giornalista e critico d’arte Leggi i suoi articoli

A quasi trent’anni dalla sua istituzione (era il 1996) e dopo aver supportato, per prima in Italia, progetti di salvaguardia, acquisizione e valorizzazione del patrimonio storico-artistico dei musei veneziani raccogliendo finanziamenti privati, Venice International Foundation-Vif imprime una virata alla sua rotta per volere di Luca Bombassei (Bergamo, 1966), architetto e collezionista di arte contemporanea, che ne è il presidente dal 2020. È su suo stimolo, infatti, che Fondazione Civici Musei di Venezia e Venice International Foundation presentano insieme al Museo Correr, fino al 24 novembre, il progetto di Francesco Vezzoli «Musei delle Lacrime», pensato per le sale di quel museo, in dialogo con i capolavori antichi che vi sono conservati: l’esordio di un percorso nuovo, di cui parliamo con il suo ideatore.

Architetto Bombassei, diventando presidente di Vif lei ha impresso alla Fondazione una svolta verso la contemporaneità e verso nuove aree d’interesse, come il design e l’architettura, aprendo un «nuovo corso», dopo decenni di mecenatismo rivolto al patrimonio antico della città. L’intenzione è di travasare nella Fondazione le sue competenze di architetto internazionale e di collezionista d’arte contemporanea?
Il nuovo assetto della Fondazione (dunque del nuovo Cda e mio, in quanto presidente) incarna la sua vocazione a reinventarsi. È una struttura in cui le idee circolano liberamente per elaborare intenti e progetti per archi di tempo variabili. In questo modo Vif si apre sempre più al dialogo con nuove aree interdisciplinari, segnale contemporaneo di inclusività e sostenibilità a 360 gradi. La trasformazione verso una maggiore attenzione anche alla contemporaneità, come dimostra la produzione della mostra di Francesco Vezzoli al Museo Correr, è sicuramente uno dei segnali tangibili del «nuovo corso» di Vif. Questa direzione strategica si fonda sulla mia esperienza di architetto e collezionista d'arte contemporanea, consentendo alla Fondazione di abbracciare un’ampia gamma di discipline artistiche e culturali.

Venezia sta tornando a essere, sempre più, un luogo centrale del contemporaneo: ci sono le fondazioni Cini, Prada, Pinault, Kapoor, Berggruen... Intende stringere collaborazioni con queste realtà? 
A Venezia nel 1895 nasceva la Biennale d’arte, quindi possiamo dire che da sempre è in qualche modo l’epicentro mondiale dell’arte contemporanea. Sono però fermamente convinto che la collaborazione con altre realtà culturali presenti in città, come quelle citate, sia fondamentale per promuovere ancora di più Venezia come fulcro del contemporaneo. A questo proposito Venice International Foundation ha un legame pluriennale con la Fondazione Musei Civici, sancito nel nostro statuto: il progetto di far dialogare l’arte contemporanea con il passato è coerente con il nuovo percorso che anche la Fondazione Musei Civici sta compiendo, come dimostra il successo della mostra di Anselm Kiefer a Palazzo Ducale nel 2022.

A suo parere, si potrebbe accrescerne ulteriormente il ruolo di capitale del contemporaneo?
Per quanto mi riguarda, Venezia è già capitale del contemporaneo. Ma, certo, è necessario un impegno congiunto delle istituzioni, del sistema dell’arte e dei privati: una strada già avviata. È inoltre essenziale promuovere politiche culturali inclusive e sostenere progetti che valorizzino il dialogo tra tradizione e innovazione. Senza dimenticare il sostegno alle maestranze professionali e artigianali sopravvissute, che ritengo possano essere considerate allo stesso livello delle discipline artistiche convenzionali.

Prevede di continuare comunque a intervenire con Vif anche sul patrimonio artistico e architettonico di una città come Venezia, tanto fragile e bisognosa di continui interventi?
La tutela e la valorizzazione del patrimonio artistico e architettonico di Venezia rimangono una priorità per Vif: per me come presidente, per il nostro Cda, che è espressione delle più diverse competenze ed eccellenze, e per i nostri soci, i cui suggerimenti sono sempre fonte di idee condivise. Continueremo a intervenire con progetti mirati e strategie innovative, come ad esempio l’acquisto di un avveniristico microscopio 3D per i laboratori di restauro delle Gallerie dell’Accademia; così come il finanziamento della ricerca di esperti restauratori professionisti che portano capitale umano di eccellenza a Venezia, consapevoli della preziosità e dell'importanza storico culturale della città.

Venezia e overtourism: pensa che il ticket d’ingresso da poco introdotto possa essere risolutivo? Ci sarebbero a suo parere altri strumenti da applicare?
Ritengo che il biglietto d'ingresso possa rappresentare uno degli strumenti più efficaci, ma è fondamentale adottare un approccio interdisciplinare che includa anche politiche di gestione del flusso turistico e di promozione di esperienze culturali più sostenibili e autentiche.

Come è strutturata la Fondazione? Quali sono gli organi statutari?
La Fondazione è dotata di organi statutari e opera secondo principi di trasparenza. La governance non si limita all’Italia, ma è consolidato il legame storico con l’americana Friends of Venice, che nel suo statuto attesta la fratellanza con Venice Foundation. Il nostro organigramma è costituito, oltre che da me nel ruolo di presidente, da sei consiglieri e tre revisori. I finanziamenti provengono esclusivamente da contributi privati, e vedono una partecipazione che va dalle quote associative di differenti valori alle donazioni liberali, che riceviamo da tutto il mondo. 

Come raccogliete i finanziamenti? E di quanto potete disporre, mediamente, ogni anno?
Progressivamente la modalità di raccolta fondi è stata modificata: meno eventi mondani, che non rispecchiano molto la mia personalità, e più attenzione alla cultura e alla condivisione di esperienze. Per quanto riguarda le nostre disponibilità economiche, predisponiamo dei budget annuali a seconda dei progetti in corso e in divenire, e in base a questo definiamo politiche di fundraising mirate, figlie del micro mecenatismo degli anni passati.

Veduta dell’installazione «Musei delle Lacrime» (2024) di Francesco Vezzoli, Venezia, Museo Correr. Foto © Melania Dalle Grave, Dsl Studio

Ada Masoero, 07 giugno 2024 | © Riproduzione riservata

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