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Bruno Botticelli, nuovo segretario generale della Biaf

Bruno Botticelli, nuovo segretario generale della Biaf

Botticelli: «Musei di Firenze, lavorate con noi»

Il nuovo segretario generale della Biennale Internazionale dell’Antiquariato di Firenze punta a rafforzare il legame con la città, ampliare il pubblico della manifestazione, integrare arte antica e contemporanea e collaborare con gli artigiani locali

Laura Lombardi

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Lo scorso 17 aprile il Comitato direttivo della Biaf, Biennale Internazionale dell’Antiquariato di Firenze, ha annunciato che Fabrizio Moretti aveva rassegnato le dimissioni dal ruolo di Segretario generale della manifestazione. Ha anche reso noto che l’incarico era stato assegnato all’antiquario Bruno Botticelli, attuale presidente dell’Associazione Antiquari d’Italia. In questa intervista esclusiva a «Il Giornale dell’Arte» il neosegretario ha raccontato la sua visione sul futuro della manifestazione, le sfide del mercato dell’arte e le nuove prospettive per il dialogo tra tradizione e contemporaneità. 

Bruno Botticelli, lei è il nuovo segretario generale della Biaf, indicato da Fabrizio Moretti come suo successore al Comitato direttivo dopo aver ricoperto quella carica per cinque edizioni successive. Se lo aspettava?
Mi sento profondamente coinvolto dall’essere stato indicato al Comitato Biaf, che mi ha poi votato all’unanimità come suo successore, da Fabrizio Moretti e lo ringrazio moltissimo per aver pensato a me alla guida della Biennale. Considero Fabrizio un segretario generale talmente bravo da non aver mai immaginato che lasciasse l’incarico. Non si è mai preparati; la responsabilità di questo compito si unisce alla responsabilità di essere da alcuni anni il presidente dell’Associazione Antiquari d’Italia. Con la mia nomina ancora per qualche mese si torna alle origini: infatti nel 1959 i fratelli Bellini fondarono contemporaneamente l’Associazione Antiquari d’Italia (Aai) e la Biennale, la cui sede all’epoca era a Palazzo Strozzi, e il presidente dell’Associazione era anche segretario della mostra.

Ma ci sono dei punti in cui, pur ammirando Moretti, pensa di discostarsi dalla sua linea?
L’eccellente guida della Biennale di Fabrizio porta inevitabilmente due conseguenze: da una parte l’impegno per continuare il suo lavoro, dall’altra la fortuna di ricevere qualcosa che ha già un impianto consolidato. Fabrizio è un talento naturale e ha portato la Biaf a essere la mostra di arte antica italiana più importante al mondo. Ha avuto idee fantastiche, come quella di creare un Gala Dinner che oggi è uno degli eventi più ambiti nel mondo dell’arte internazionale. Prima di lui già molto aveva fatto per la struttura della Biaf il precedente segretario, Giovanni Pratesi. Per la prosecuzione del mio incarico e per lo sviluppo di nuove idee, mi sarà molto utile il lavoro che svolgo da anni all’interno dell’Associazione Antiquari d’Italia che mi ha abituato a lavorare in team, cosa che proseguirò a fare con l’ottimo staff e con il Consiglio. Vorrei nel futuro stringere un legame sempre più forte con le realtà cittadine del Comune di Firenze. Il presidente della Biaf è Sara Funaro, la sindaca della città, come è anche presidente del Maggio Musicale. Rafforzare i rapporti con gli sponsor storici quali la Fondazione Cassa di Risparmio e la Camera di Commercio di Firenze, aprirne di nuovi. La Biaf, citando Fabrizio, è un sogno meraviglioso e io vorrei che, come tale, diventasse sempre di più una realtà imprescindibile dell’offerta della nostra città come il calcio storico, il Pitti Uomo, lo Scoppio del Carro, eventi che ogni anno attirano migliaia di persone e televisioni di tutto il mondo.

In che senso intende il legame?
Immagino una collaborazione continuativa con i musei fiorentini, un circuito che comprenda musei come il Bardini e l’Horne, realtà profondamente legate alla storia dell’antiquariato fiorentino e che soffrono quotidianamente nel confronto con i grandi musei come gli Uffizi e la Galleria dell’Accademia. La generosità di antiquari e collezionisti del passato come Bardini, Horne, Loeser e Stibbert dovrebbe essere e diventare sempre di più un faro e un esempio per i mecenati del futuro attratti dalla nostra città e in generale dal nostro splendido Paese. Non scordiamoci che anche il più importante museo di scultura rinascimentale del mondo, il Museo del Bargello di Firenze, gode del lascito del grande collezionista Louis Carrand. Oggi Firenze, come altre città d’arte italiane, ospita nuove comunità internazionali che l’hanno scelta come dimora principale. Io credo che il rapporto con questi nuovi cittadini sia un altro elemento su cui la Biaf debba lavorare. Nel contempo mi piacerebbe ancor di più poter internazionalizzare gli eventi culturali e di presentazione di volumi che avvengono durante la Biaf.

E riguardo la presenza alla Biaf di arte moderna e contemporanea, introdotta da Giovanni Pratesi con la partecipazione di Gian Enzo Sperone e successivamente incrementata da Moretti?
Mi scuso per la banalità, ma l’arte, oggi più che mai, va guardata come arte: non si possono fare distinzioni tra epoche. Ne è prova il successo di integrazione di arte antica moderna e contemporanea all’ultima edizione di «Panorama» in Monferrato, con l’ottima curatela di Carlo Falciani, con risultati straordinari. Questa è la direzione in cui andare, pur mantenendo la Biaf la sua identità di arte antica e italiana.

Come sono i collezionisti di oggi? Hanno interessi così multiformi?
Apparentemente negli anni Ottanta e Novanta i due mondi erano molto lontani: l’antico da una parte, il moderno e il contemporaneo dall’altra, complice anche una certa tendenza al collezionismo filologico legato alle esigenze, talvolta geografiche, della nuova borghesia di quegli anni. In realtà già nel 1962 a Palazzo Strozzi con la mostra «L’antiquariato nella casa moderna» era emersa la necessità di integrare opere moderne con opere antiche. Era un classico degli anni Settanta l’abbinamento Alta epoca e arte contemporanea e per arte contemporanea intendo anche quegli artisti come Fontana e Burri che oggi raggiungono valutazioni da capogiro. L’obiettivo della Biaf deve essere quello di allargare la platea dei collezionisti e la loro visione delle opere d’arte. Non si può prescindere da un’ottica, capisco suoni strano, globale dell’arte. Non dimentichiamoci che quando io ho iniziato a lavorare ciò che era considerato moderno oggi è a pieno titolo antiquariato e si sta parlando semplicemente di quarant’anni.

Altre emergenze?
Un’altra esigenza è quella di trovare strade di collaborazione con gli artigiani fiorentini: un’eccellenza della nostra città.

Esiste un filone di studi attuali che dà molta importanza all’agency della materia: anche l’ultimo Ciha (Congress of the International Commitee of the History of Art) nel 2024 era dedicato a questi temi.
Esatto. La Biennale si deve prendere cura dell’artigianato fiorentino e per questo devo capire che strategie adottare: creare un premio? Ci devo riflettere, sono fresco di nomina. Mi piacerebbe che la Biaf fosse frequentata la mattina dagli studenti delle scuole d’arte. Le nuove generazioni dovrebbero conoscere i materiali dell’arte dal vero oltre che dai libri o dal mondo digitale. Ciò non significa che io abbia una resistenza teorica nei confronti del digitale, anzi confesso che mi piacerebbe perfino una mostra che fosse specchio digitale della Biennale, fruita da chi non la può visitare. Ma al tempo stesso vorrei implementare il numero delle visite fisiche. 

Prima si andava alla Biennale anche per arredare, ora invece si vanno a cercare oggetti importanti specie dipinti e sculture: è così?
In parte sì, perché sono cambiate le condizioni del nostro vivere e si ha una concezione diversa dell’arredare. Tuttavia, gli arredi antichi di una certa importanza continuano a essere molto richiesti. In questo momento grandi collezionisti di arte contemporanea stanno costruendo collezioni di arti decorative, magari con uno spirito diverso dal passato, anche approfittando di un’offerta che talvolta può essere molto conveniente.

Veniamo infine alle solite dolenti note: la notifica e la tassazione.
Io qui parlo nella doppia veste di presidente dell’Associazione Antiquari e di segretario della Biaf. L’Aai è parte fondante dell’Associazione Gruppo Apollo che si occupa egregiamente proprio della circolazione e della fiscalità delle opere d’arte. Il ministro della Cultura, Alessandro Giuli, ha recentemente affermato, durante la presentazione dell’indagine Nomisma sul valore dell’industry in Italia, che otterremo un abbassamento dell’Iva al 5%, che ci allineerebbe in meglio con Francia e Germania rendendo più attrattivo e competitivo il mercato italiano dell’arte. Per ciò che riguarda la Biaf, mi auguro, per le opere esposte in mostra, un rapporto collaborativo tra le istituzioni e i mercanti. Un’opera qui esposta è un’opera di cui si conosce la proprietà, di cui la collettività può godere ed è soprattutto un’opera che in caso di necessità potrà essere sempre rintracciata. In senso generale, se il sogno è quello che un giorno lo Stato italiano, come altri Stati europei quali la Francia, arrivi ad acquistare le opere notificate per evitarne l’esportazione dal Paese, la prima azione necessaria sarebbe renderne il loro acquisto per i collezionisti fiscalmente attrattivo, in modo da far sì che lavori importanti non vengano dimenticati e svalutati o, peggio, rimangano chiusi dentro «armadi» dove nessuno ne potrà mai godere.

Laura Lombardi, 25 giugno 2025 | © Riproduzione riservata

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