Maria Sancho-Arroyo
Leggi i suoi articoliDall’inizio del 2021 il mercato degli Nft artistici è impazzito, anche se da quando a novembre le criptovalute hanno iniziato una svalutazione il mercato sta subendo un drastico ridimensionamento. Siamo all’inizio della maturità oppure alla fine di questa moda? Sono passati quasi due anni da quando molti di noi hanno sentito la parola Nft per la prima volta e da allora molto è cambiato.
Stiamo iniziando a capire meglio che cosa costituisce un Nft d’arte e a differenziare tra creazione artistica digitale e oggetti da collezione creati da algoritmi, come il caso delle «scimmie annoiate» («Bored Apes»). Il fatto che Christie’s abbia venduto «Everydays: the First 5,000 Days» («Tutti i giorni: i primi 5.000 giorni») creato da Mike Winkelmann, detto Beeple, per 69 milioni di dollari nel marzo 2021 ha messo gli Nft di fronte al mondo e li ha in qualche modo convalidati come «arte» per il grande pubblico.
Sembrerebbe che vendere attraverso una casa d’aste riconosciuta, automaticamente converta qualsiasi prodotto in creazione artistica: è davvero così? Sotheby’s e Christie’s mettono all’incanto molte categorie di oggetti ma non tutto è arte: anzi, sempre di più le case d’asta stanno spostando il loro interesse su oggetti di lusso, come borse griffate o orologi. Questi sono semplicemente oggetti da collezione e una dinamica similare dovrebbe applicarsi a molti dei cosiddetti Nft offerti sul mercato.
Nel giugno scorso la città di New York ha ospitato la quarta edizione di «NFT.NY», raduno di creatori, professionisti e appassionati del settore. L’atmosfera era meno euforica rispetto al 2021. Significativo il commento di Ben Davis su «Artnet news»: «In questa conferenza l’arte è stata sempre più considerata come un debole spettacolo di contorno a quello che è sempre stato l’evento principale: i vari schemi commerciali».
E tutto questo mentre gli operatori tradizionali del mercato dell’arte, come le grandi case d’asta e le gallerie, continuano a investire nello spazio Nft. Esistono due mercati distinti: il mercato del collezionismo d’arte e il mercato del collezionismo Nft. La sovrapposizione è piccola ma in crescita, e sempre più musei e gallerie entrano in gioco contribuendo a ridefinire lo spazio.
Ariel Hudes, responsabile di Pace Verso, il ramo Nft della megagalleria, ha dichiarato su «Artnews»: «I collezionisti tradizionali sono sempre più entusiasti di queste opere. Ciò che ci distingue è che non stiamo vendendo gettoni speculativi. Stiamo vendendo opere d’arte memorizzate sulla blockchain». Sono convinta che gli Nft artistici siano destinati a rimanere, ma la loro importanza verrà ridimensionata e i parametri per assegnare loro valore diventeranno più chiari.
Mi auguro che in futuro ci sia una maggiore attenzione curatoriale e un’estetica più accattivante: il dibattito è aperto, abbiamo bisogno di più tempo e prospettive per capire il loro futuro all’interno del mercato dell’arte.
Altri articoli dell'autore
A Voice of America • La casa d’aste inglese fu la prima straniera a condurre una vendita pubblica in terra transalpina nel 1999. La nuova (e terza) sede parigina ha inaugurato da poco negli spazi dove svolgeva la propria attività la galleria Bernheim-Jeune
Si è tenuto quest’estate a New York un incontro sull’Art+Tech, la cui nona edizione è prevista a Hong Kong il 29 ottobre
È approdata alla National Gallery of Art di Washington la mostra sulla nascita dell’Impressionismo presentata in primavera al Musée d’Orsay. Ci accompagna nella visita Maria Sancho-Arroyo
A Voice of America • Da Washington il nostro agente speciale della Cia (Central Intelligence of Arts), Maria Sancho-Arroyo