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Carlotta de Volpi
Leggi i suoi articoliLo scorso ottobre il Casino dell’Aurora Boncompagni Ludovisi, uno dei più famosi edifici del Seicento a Roma che conserva l’unico dipinto murale mai realizzato da Caravaggio, oltre ad altre inestimabili opere di Guercino, Agostino Tassi, Domenichino e Paul Bril e varie sculture antiche, è apparso su Fallco Aste (con sede a Vicenza), il portale per beni immobili e mobili derivanti da vendite giudiziarie e aste fallimentari, con una base d’asta di 471 milioni di euro. Com’è noto, l’asta telematica senza incanto svoltasi il 18 gennaio, è andata deserta. L’intervento del Tribunale di Roma e il conseguente ricorso a un’asta giudiziaria è stato reso necessario a causa della disputa ereditaria fra la vedova del principe Nicolò Boncompagni Ludovisi, scomparso nel 2018, e i tre figli nati dal primo matrimonio. Il ricavato della vendita, come disposto dal Tribunale, verrà così diviso: una metà alla consorte Rita Jenrette, l’altra ai figli.
Il 7 aprile il Casino verrà nuovamente proposto in asta, ma con un valore ribassato del 20%: la nuova base è stata fissata dal Tribunale a 376,8 milioni di euro, che si traduce in un’offerta minima di 282,6 milioni. Inoltre, chi si aggiudicherà il Casino dovrà farsi carico dei lavori di restauro dei beni architettonici e artistici che, da un sopralluogo ispettivo della Soprintendenza Speciale, si sono rivelati necessari.
L’annuncio di vendita è tutt’ora visibile sul sito di Fallco Aste: quindi, uno dei più celebri edifici del Seicento si trova attualmente su una piattaforma digitale dove si svolgono gare telematiche per aggiudicarsi box auto, locali commerciali, appartamenti, ville unifamiliari, oltre ad alcune residenze storiche. Soluzioni immobiliari «per tutte le tasche» dunque, ma nessuna lontanamente paragonabile al Casino dell’Aurora, dichiarato patrimonio nazionale. La dimora, definita sulla piattaforma «tra le più prestigiose bellezze architettoniche e paesaggistiche della Roma pre unitaria», è stata inserita nella categoria «abitazione in ville» insieme ad altri 49 lotti.
Filippo Bolaffi, amministratore delegato del gruppo Bolaffi, casa d’aste torinese che si occupa di opere arte nonché società che gestisce aste di immobili, ha un’opinione precisa su quella che è stata definita «l’asta del secolo», soprattutto sulla discrepanza tra la qualità dell’immobile e la piattaforma su cui è stato invece proposto in vendita: «Questo pezzo unico al mondo non è né un immobile né un quadro, ma un ibrido tra i due e va quindi trattato in modo speciale. Metterlo su un portale di vendite giudiziarie non è il miglior modo per trattarlo col dovuto rispetto. L’errore è che, quando si passa attraverso una procedura giudiziaria, sta all’attenzione del curatore nominato sottoporre un metodo di vendita pari all’importanza dell’oggetto in questione».
Forse si sarebbe potuto agire diversamente per promuovere il Casino meglio e soprattutto al pubblico giusto. «Noi come Aste Bolaffi, prosegue Bolaffi, siamo stati incaricati da procedure giudiziarie di vendere oggetti che sarebbero potuti tranquillamente finire su piattaforme come Fallco Aste, ma il curatore ha capito che per valorizzarli doveva rivolgersi al soggetto professionista. Il curatore della vendita può far arrivare il messaggio anche ai mega compratori, però c’è chi questo lo fa di mestiere, ovvero una casa d’aste che è abituata a trattare oggetti da centinaia di migliaia di euro o milioni come in questo caso».
Inoltre, c’è da dire che il sistema di vendita tramite portale giudiziario non incentiva a partecipare. «Non essendoci il senso di urgenza che si crea in un’asta tradizionale, nel dubbio tutti aspettano che si abbassi il prezzo. Che è comunque ancora troppo alto. Senza entrare nel dettaglio di quanto vale veramente questo complesso, non è stato valutato correttamente alla luce degli oneri che si porta dietro», conclude Bolaffi. Se il 7 aprile il Casino venisse acquisito al prezzo deciso dal Tribunale, si stabilirebbe il record per la proprietà più costosa, superando quella del 2017 di una casa in una delle zone più prestigiose di Hong Kong, venduta da Christie’s International Real Estate per 344,6 milioni di euro. Alla richiesta di un commento sulla questione, Christie’s ha preferito astenersi dal dare valutazioni in merito a una proprietà non di sua competenza.
In attesa della prossima asta, sono in molti ad auspicare che un bene prezioso come il Casino dell’Aurora venga acquistato da qualcuno che lo metta a disposizione del pubblico. Se dovesse esserci un acquirente, lo Stato italiano potrebbe esercitare il suo diritto di prelazione, entro il termine di 60 giorni.
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Una veduta del dipinto murale di Caravaggio «Giove, Nettuno e Plutone» nel Casino dell’Aurora Boncompagni Ludovisi a Roma © AP. Foto Gregorio Borgia
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