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Redazione
Leggi i suoi articoliRientrata al Museo e Real Bosco di Capodimonte di Napoli dalla mostra romana a Palazzo Barberini (conclusasi il 20 luglio con oltre 450mila visitatori) «La Flagellazione di Cristo» di Caravaggio ha portato con sé un «ospite» d’eccezione: l’«Ecce Homo» spagnolo, ultima opera a essere entrata nel corpus del pittore dopo la riscoperta nel 2021 a Madrid. Insieme dopo quattro secoli, i due dipinti, entrambi realizzati nei soggiorni napoletani del pittore (1606-7 e 1609) sono ora al centro della mostra «Capodimonte doppio Caravaggio», visitabile fino al 2 novembre nella sala 62 del Museo. La celebre pala d’altare della Chiesa di San Domenico a Napoli (di proprietà del Fondo Edifici di Culto in consegna a Capodimonte dal 1972 per ragioni di tutela) è così visibile accanto al dipinto perduto.
Già Roberto Longhi, nei suoi studi su Caravaggio, aveva pubblicato un’immagine di una copia del quadro di Madrid, intravedendovi, primo fra tutti, oltre le vernici ossidate e la banalizzazione di un copista, la forza di un’autentica idea caravaggesca ancora da rintracciare. Lo studio della sua storia si deve a Maria Cristina Terzaghi che ne ha rintracciato il passaggio nell’Ottocento dall’Academia de San Fernando di Madrid e che ha proposto di riconoscere lo stesso in un «Ecce Homo» di Caravaggio appartenuto a metà Seicento a un viceré di Napoli, García Avellaneda y Haro. Oggi esposto al Museo del Prado, per volere del nuovo proprietario, un filantropo britannico, l’«Ecce Homo» può lasciare la Spagna solo per occasioni eccezionali.
«Appena abbiamo saputo che l’“Ecce Homo” sarebbe arrivato in Italia, spiega Eike Schmidt, direttore del Museo e Real Bosco di Capodimonte, ci siamo messi al lavoro per averlo a Napoli al termine della mostra del Giubileo per la quale ci era stata richiesta la “Flagellazione”. Le celebrazioni dei 2.500 anni di Napoli sono stata un’ulteriore motivazione per la realizzazione di questa iniziativa, in collaborazione con in Comune di Napoli. In particolare, questo ospite speciale per il quale ringraziamo il Ministero della Cultura spagnolo e il Museo del Prado, è anche un’occasione di confronto unica che illustra e documenta la fortuna napoletana del modello caravaggesco. Nella stessa sala i visitatori troveranno esposto infatti anche l’“Ecce Homo” di Battistello Caracciolo. “Doppio Caravaggio” fa parte del ciclo “L’Ospite” mostre piccole ma preziose che Capodimonte propone mentre completa i grandi lavori di efficientamento energetico e quindi il rinnovamento degli spazi, in costante dialogo con i grandi musei italiani e internazionali».
«Il racconto della pittura del ‘600 napoletano si arricchisce di un dialogo unico che ci svela sempre nuovi tasselli della sua storia, commenta Laura Valente, direttrice artistica di Napoli2500. Come Fringefestival proporremo qui in autunno appuntamenti performativi dedicati a Caravaggio e al suo legame ideale con alcuni geni contemporanei. E nel quadro della collaborazione con il Museo e Real Bosco, frutto dell’adesione entusiasta del direttore Schmidt alle celebrazioni per il compleanno di Neapolis, annunceremo a breve una mostra di arte contemporanea internazionale, dal messaggio potente, per il cartellone di fine anno».

Battistello (Giovan Battista Caracciolo), «Ecce Homo», olio su tela, Napoli, Museo e Real Bosco di Capodimonte