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Carolyn bidirettrice

Alessandro Martini

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Aveva lasciato Rivoli sei anni fa da direttrice ad interim, dopo esserne stata la curatrice capo dal 2002, chiamata da Ida Gianelli (seconda direttrice del Castello, dal 1991 al 2008; cfr. box qui sotto). Ora arriva al vertice, per 5 anni, ricevendo in dote anche la storica Gam (erede della prima collezione pubblica d’arte contemporanea in Italia, istituita nel 1863). Carolyn Christov-Bakargiev, 57 anni, torna dopo una lunga vicenda internazionale, desiderata, stimata, acclamata. In questi sei anni ha rafforzato ancor più il suo curriculum, dirigendo tra l’altro nel 2012 dOCUMENTA 13 a Kassel. Entrerà ufficialmente in carica il primo gennaio 2016: da settembre curerà la XIV Biennale di Istanbul. Insomma, tutti soddisfatti: il nome è apprezzato in una città che la riconosce e che lei conosce (suo padre è bulgaro, sua madre piemontese), ma è ben inserito nel mondo dell’arte internazionale. Pare quindi raggiunto l’obiettivo di dotare Rivoli in primis, e l’intero sistema del contemporaneo torinese, di una guida adeguata all’eccellenza a cui si punta. Una scelta «curatoriale», quindi, in controtendenza rispetto a nomine recenti di altre istituzioni del contemporaneo, come il Macro di Roma e il MAMbo di Bologna (cfr. articolo qui a fianco), alla cui guida sono prevalsi candidati istituzionali, politici o amministrattivi piuttosto che curatori e direttori «puri».

171 candidati

Un successo per Patrizia Asproni, «Patrizia I, imperatrice di tutti i musei» (Gabriele Ferraris dixit; http://gabosutorino.blogspot.it). Proprio nella Fondazione Torino Musei, da lei presieduta a partire dal 2013 dopo gli 11 anni di Giovanna Cattaneo, dovrebbe infatti confluire anche il Castello di Rivoli, insieme a Gam, Palazzo Madama, Mao-Museo d’Arte orientale e Borgo Medievale. Quando? Presto, annunciano gli enti pubblici. Anche se il progetto di fusione, accorpamento o «superfondazione» che dir si voglia è un tema di dibattito da almeno cinque anni. Prima la fine della giunta di centrodestra guidata da Roberto Cota (la Regione, «socio di maggioranza» dell’Associazione Castello di Rivoli in cui siede con i Comuni di Torino e di Rivoli, sostiene il museo con circa 2,5 milioni annui), poi qualche disaccordo fra gli enti locali, hanno rallentato via via la fusione. Ora, finalmente, la nomina.
Su 171 candidati, la società Praxi ha scelto  12 nomi (6 italiani e 6 stranieri), ristretti poi a due e valutati dalla commissione costituida da Gabriella Belli (Fondazione Musei Civici veneziani, già direttrice del Mart), Francesco Manacorda (Tate Liverpool, ma torinese già direttore di Artissima) e Bernard Blistène (Centre Pompidou). Tra i nomi circolati sulle cronache locali, c’è Cristiana Collu, orfana proprio del Mart e oggi in una posizione «anomala» a Nuoro (cfr. articolo qui sotto), e ci sono i «piemontesi»: Luca Massimo Barbero (ora alla Peggy Guggenheim e già in predicato per la direzione della Gam nel 2009, quando poi prevalse Danilo Eccher) e Andrea Viliani (dal 2012 al Madre di Napoli, dopo essere stato curatore proprio a Rivoli). Come è ovvio, la Fondazione si trincera dietro un assoluto «no comment»: «Le scelte sono state fatte da Praxi, neppure noi conosciamo i nomi dei partecipanti». La presidente Asproni si è affrettata a smentire le voci (e a difendere gli esclusi, assicurando la «non partecipazione» di Collu, Barbero e Viliani). Ma è altrettanto ovvio che, sui 171 che hanno inviato il proprio curriculum, ci siano tutti o quasi i curatori e direttori di istituzioni culturali italiani, più qualche straniero. E proprio la conoscenza della partecipazione estera potrebbe dare qualche indicazione sull’attuale appetibilità di una direzione come questa: quanto è ancora attrattivo Rivoli? Ed è davvero una scelta «lungimirante», come sostengono i promotori, la fusione con la Gam? Qualche dubbio sulle prospettive e sulla sostenibilità del progetto, sul fronte politico così come finaziario, è stata sollevata da più parti. Dopo i ridimensionamenti di budget degli ultimi anni, sono stati gli obiettivi di risparmio che hanno indotto gli enti locali a elaborare il progetto di «superfondazione». E il temporaneo standby nell’ufficializzazione della nomina dopo il Cda di domenica 10 maggio, in attesa di definire budget del museo e stipendio del direttore (ma non si sarebbe dovuto annunciare prima, anche a uso dei candidati?), ha fatto temere qualche incertezza. Lo stipendio sarà di 150mila euro lordi annui; nella ,edia dei suoi predecessori: era di 115mila quello di Eccher alla Gam, mentre Rivoli non ci ha rivelato la cifra pagata ad Andrea Bellini e Beatrice Merz. Con due musei, però, l’impegno appare raddoppiato. Sembra che la neodirettrice unica abbia anche ottenuto la possibilità di nominare un curatore di sua fiducia per ciascuno dei due musei.

Altri sei mesi di attesa

Nel frattempo, si prosegue con l’ordinaria amministrazione. A occuparsi della Gam ci sono il vicedirettore Riccardo Passoni e l’ex direttore Danilo Eccher, consulente sino alla fine dell’anno, e dopo la conclusione del mandato di Beatrice Merz e le dimissioni di Giovanni Minoli al Castello di Rivoli rimane il solo vicepresidente Daniela Formento. Per il progetto e le iniziative della tanto attesa salvatrice del superpolo del contemporaneo (che proprio lei dovrà aiutare a costituire) l’appuntamento è rimandato alla conferenza stampa del 15 settembre e poi alla decorrenza effettiva a partire da gennaio 2016. Fino ad allora, dice, «sarà un periodo di riflessione, anticipazione e preparazione». Tra le domande a cui la neo direttrice dovrà dare risposta: «Quale è il ruolo del msueo oggi? Come può servire a crescere insieme alla propria comunità, ai visitatori, agli amanti dell’arte in tutto il mondo e, soprattutto, agli artisti contemporanei?». Colpisce la riflessione che si sarebbero risparmiati sei anni e un concorso se il precedente Consiglio, dopo le dimissioni della Gianelli, avesse confermato subito la reggente Christov-Bakargiev. Invece Torino ha dovuto attendere «l’avallo» di Kassel e Istanbul...

Alessandro Martini, 03 giugno 2015 | © Riproduzione riservata

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