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«7 Colours for a Chimney» è l’opera con cui Daniel Buren ha trasformato una colossale ciminiera che dalla periferia settentrionale di Chemnitz ora domina il panorama urbano

© Johannes Richter

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«7 Colours for a Chimney» è l’opera con cui Daniel Buren ha trasformato una colossale ciminiera che dalla periferia settentrionale di Chemnitz ora domina il panorama urbano

© Johannes Richter

Chemnitz, «capitale culturale» dalla forte identità industriale e tecnologica

Capitale Europea della Cultura 2025, la «Manchester tedesca», distrutta dagli Alleati e ricostruita come Karl-Marx-Stadt, oggi rilegge sé stessa e il proprio passato urbano. E punta a coinvolgere «la gente» perché faccia sentire la sua voce

Tra Otto e Novecento era stata una città industriale così importante da essere ribattezzata la «Manchester tedesca», capitale del tessile e poi anche dell’automobile, e tra le città più ricche della Sassonia di cui è terza per dimensioni e importanza dopo Lipsia e Dresda. Distrutta nel 1945 da 7.360 tonnellate di bombe alleate, era poi stata ricostruita come città simbolo e modello di pianificazione socialista, per essere ribattezzata Karl-Marx-Stadt dai gerarchi della Ddr, tra il 1953 e il 1990. Oggi Chemnitz, 250mila abitanti, insieme a Gorizia-Nova Gorica, è la Capitale Europea della Cultura 2025, quarta nella storia tedesca dopo Berlino (nel 1988), Weimar (1999) e la regione della Ruhr (2010). Con il suo cartellone di centinaia di progetti ed eventi (programma completo su chemnitz2025.de), si propone come una «capitale culturale» dalla forte identità industriale e tecnologica, orgogliosa di quello che qui chiamano «stato d’animo orientale». Ma anche, sulla base dell’«equivalenza fra cultura e democrazia» su cui si è fondata la sua candidatura, dichiaratamente votata all’europeismo e ai valori democratici, continuamente sottolineati in contrasto alle spinte xenofobe ed estremiste che attraversano il Paese. 

Il tutto sotto lo slogan «C the Unseen» (la C di Chemintz sta anche per «see»: Vedi l’invisibile, o ciò che non è mai stato visto prima). Perché Chemnitz è sconosciuta, mai vista e tutta da scoprire. Ma non solo. Il programma, spiega il suo coordinatore Stefan Schmidtke, più in generale vuole invitare a «non ignorare le cose più piccole o sconosciute. Di queste cose parlane, parlane con i tuoi vicini, trova soluzioni, unisciti agli altri. Scopriamo le differenze e capiamo come possiamo superarle». E infatti, dice ancora, «Chemnitz è la Capitale della Cultura della gente, con più di 200 progetti promossi da associazioni e gruppi di persone. Così faranno sentire la loro voce».

Chemnitz vecchia e nuova

Chemnitz non vanta un centro storico antico e molti luoghi noti e riconoscibili. Celeberrimo è però il faccione bronzeo di Karl Marx, il filosofo tedesco padre del Comunismo che in città non mise mai piede, ma ciò nonostante è assurto a suo nume tutelare durante la Ddr. A lui è dedicato il monumento più noto del luogo, omaggio e simbolo del passato socialista della città e sua principale attrazione turistica (pressoché l’unica, almeno fino a oggi). Realizzata su progetto dell’artista sovietico Lev Kerbel’ e inaugurata nel 1971, la statua colossale in bronzo, alta 7 metri e pesante 40 tonnellate, non a caso ha fatto da sfondo alla cerimonia di apertura del programma di «Chmenitz 2025», incastonata nel palco eretto sulla Buchenstrasse. 

Tra le varie attività previste, non può quindi mancare un omaggio di Chemnitz a sé stessa e alla propria storia urbana recente, raccontata nella mostra «Die Neue Stadt. La nuova città» con tutto il suo contributo di innovazione e di entusiasmi (in buona parte spenti): riforme sociali, infrastrutture come autostrade e nuovi servizi pubblici, moda e design, invenzioni tecnologiche (bella la sezione sull’avvento della plastica e delle tecnologie spaziali)... Ma altri luoghi sono oggi di nuovo protagonisti, tutti ugualmente capaci di rappresentare diversi momenti del passato politico ed economico della città, culla dell’ingegneria tedesca e della sua industria tessile, mineraria (argento, rame, uranio...) e metallurgica. 

La testa di Marx alta 7 metri, inaugurata nel 1971 e da allora simbolo di Chemnitz. © Ernesto Uhlmann

Industria e natura

Una gigantesca ciminiera nella periferia settentrionale è stata trasformata da Daniel Buren in un’opera d’arte, «7 Colours for a Chimney», e ora domina il panorama lanciando il suo messaggio (anche) ecologista: tra i progetti dell’anno è «Living Neighbourhood», una serie di frutteti di mele destinati a riforestare le città e il territorio. Ugualmente trasformata è Die Fabrik, storico e grandioso complesso per la produzione tessile, in particolare di tulle: 10mila metri quadrati oggi riconvertiti in servizi per la cittadinanza, dai coworking alle attività sportive e culturali. Saranno la sede del festival FashionTex, che ha l’ambizione di anticipare le visioni future nel campo della moda e dell’industria tessile locale e non solo. Non è un caso che uno dei luoghi più attivi e visitati sia il Museo dell’Industria, che oggi racconta le principali trasformazioni in atto. 

Le Kunstsammlungen e la sezione distaccata intitolata al gallerista Alfred Gunzenhauser ospitano pittori tedeschi dell’Est e nuclei di rilievo mondiale su Otto Dix e Jawlensky. La sede su Theaterplatz ospiterà dal 10 agosto una mostra dedicata a Edvard Munch (in ricordo del suo passaggio in città nel 1902) intitolata al tema dell’«Angoscia», posto a confronto con opere di Andy Warhol, Marina Abramovic, Michael Morgner, Neo Rauch, Osmar Osten e Monica Bonvicini. Ancora sul fronte dell’arte, ma attuale, «Purple Path» indaga il rapporto tra arte, ambiente e spazi pubblici attraverso 36 installazioni di 60 star internazionali: da Richard Long, Sean Scully e James Turrell, a Tony Cragg e Rebecca Horn, a Friedrich Kunath, Jay Gard, Stijn Ank e Olaf Holzapfel. Sono allestite lungo un percorso (anche ciclabile) di circa 400 chilometri che, attraverso corridoi verdi in centri e periferie urbane, interagisce con la storia di 38 località della Sassonia, tutte partner della Capitale europea della Cultura. Perché Chemnitz 2025 è un grande evento, fatto di grandi numeri. Eccone qualcuno: 223 progetti e oltre 1.000 eventi, 40 Paesi internazionali partner, 900 persone e organizzazioni coinvolte nel programma, 1.000 volontari, più di 100 milioni di euro di investimenti (di cui 25 dal Governo Federale e altrettanti dal Land della Sassonia, 1,5 dalla Ue, 21,3 dalla Città saliti fino a 55 grazie a bandi locali ed europei) e due milioni di turisti attesi.

Alessandro Martini, 16 marzo 2025 | © Riproduzione riservata

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