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Spilla «Scarabeo», Cartier Londra, 1925, in maiolica egiziana smaltata di blu con rubini, smeraldi, citrini, diamanti, onice, platino e oro, Nils Herrmann, collezione Cartier

© Cartier

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Spilla «Scarabeo», Cartier Londra, 1925, in maiolica egiziana smaltata di blu con rubini, smeraldi, citrini, diamanti, onice, platino e oro, Nils Herrmann, collezione Cartier

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Cartier sfavillante al Victoria and Albert Museum

«Gioiellieri dei re e re dei gioiellieri»: così venne definita la maison parigina. A Londra 350 oggetti dai primi del ’900 ne mostrano le più celebri creazioni, compreso il primo orologio da polso

Dopo quasi 30 anni, dal 12 aprile al 16 novembre il lusso sfavillante dell’eccellenza parigina nell’universo dell’orologio e del gioiello ritorna protagonista della scena londinese con la mostra «Cartier», aperta al Victoria and Albert Museum South Kensington e curata da Helen Molesworth e Rachel Garrahan. Firma l’allestimento l’architetto e artista multidisciplinare Asif Khan, che ha dichiarato: «Volevo ricreare atmosfere da sogno alla convergenza tra arte e scienza, con i pezzi di Cartier sospesi nella luce, nel tempo e nel suono, in modo da consentire alla storia di respirare e al futuro di indugiare». 

Fascia Mountbatten in stile Tutti Frutti, English Art Works per Cartier Londra, 1928, in smeraldi, rubini, zaffiri, diamanti e platino. © Victoria and Albert Museum, Londra

Spilla di epoca tardo Art Déco, Cartier Londra, commissionata dal venditore di Cartier London Ernest Schwaiger per la moglie, l’attrice Adele Dixon, 1940, in diamanti e platino. © Victoria and Albert Museum, Londra

Provenienti dal V&A, dalla Collection Cartier e da collezioni pubbliche e private di grande prestigio, come quella dei reali inglesi, 350 preziosissimi esemplari tracciano la rapida ascesa della maison soprattutto dagli inizi del ’900, quando i tre nipoti del fondatore Louis-François decisero di aprire filiali a Parigi, Londra e New York fino a divenire, grazie a una clientela d’eccezione appartenente all’aristocrazia internazionale, «gioiellieri dei re e re dei gioiellieri». Un impero in seguito esteso al divistico mondo di cinema, musica e moda. «La mostra esplora come Louis, Pierre e Jacques Cartier, insieme al padre Alfred, abbiano adottato strategie basate su originalità formale, eccezionalità artigianale e ambizioni internazionali, tanto da divenire un brand celebre in tutto il mondo, affermano le curatrici. Oltre alle creazioni più famose, presentiamo oggetti inediti e materiali d’archivio». 

Tra gli highlight spiccano gioielli appartenuti alla regina Elisabetta II, come la spilla «Williamson Diamond» (1953) e la «Scroll Tiara» (1902) indossata per l’incoronazione nell’Abbazia di Westminster (poi riutilizzata da Rihanna nel 2016 per la copertina di «W Magazine»). In quell’occasione la sorella di Elisabetta, la principessa Margaret, sfoggiava una spilla a clip rosa (1938) analogamente presente in mostra, mentre Mary Cavendish, marchesa di Hartington, portava la spettacolare «Opal Tiara» del 1937, mai esposta prima d’ora. Un eccezionale nucleo di tiare, forse il gioiello più iconico della maison Cartier, costituisce del resto il cuore del progetto espositivo, in cui trovano spazio anche l’anello di fidanzamento di Grace Kelly indossato nel film «Alta società» (1956), oggi alla Collection Palais Princier de Monaco, e l’eccezionale collana a serpente della star del cinema messicano María Félix (1968). Non potevano mancare pionieristici orologi come il «Crash», progettato da Cartier London nel 1967 ed espressione della Swinging London. 

«Tiara Manchester», Harnichard per Cartier Parigi, 1903, commissionata per Consuelo, duchessa di Manchester, in diamanti, oro e argento. © Victoria and Albert Museum, Londra

«Scroll Tiara», Cartier Paris, commissionata per la contessa di Essex nel 1902, in diamanti, argento e oro, Nils Herrmann, collezione Cartier. © Cartier

La mostra si struttura in tre sezioni. La prima indaga la creatività Cartier evidenziandone, tra le fonti di ispirazione, non solo le arti decorative (tra cui il gusto déco e la grande tradizione araba e indiana), ma anche le prestigiose committenze, di cui rimane esemplare la sontuosa «Tiara Manchester» delle collezioni del V&A, realizzata nel 1903 per la duchessa vedova di Manchester. La seconda sezione si concentra invece sui laboratori della maison, il loro eccezionale accesso a importanti pietre preziose e l’innovativo approccio tecnico. Compare qui la celeberrima serie «Pantera», nata con un orologio da polso del 1914 ed esaltata nel magnifico bracciale del 1978 con diamanti pavé incastonati nell’onice. L’uso di materiali eccezionali è perfettamente espresso dalla figura di Jacques Cartier, che all’inizio del ’900 si assicurò alcune delle pietre più preziose del mondo grazie a continui viaggi in Medio Oriente, India e Sri Lanka. È qui presentato anche il primo orologio da polso moderno, il «Santos» (1904), capostipite degli orologi Cartier. La sezione conclusiva è dedicata alla sapiente creazione di immagine della maison, veicolata da miratissime strategie di comunicazione, come la partecipazione alle esposizioni universali e la scelta come testimonial dei grandi attori hollywoodiani.

Orologio da polso «Crash», realizzato da Wright & Davies per Cartier Londra, 1967, in zaffiro, oro, acciaio azzurrato e cinturino in pelle, Vincent Wulveryck, collezione Cartier. © Cartier

Orologio da polso della serie «Pantera», Cartier Parigi, 1914, in onice, diamanti, oro rosa, platino e cinturino nero moiré, Nils Herrmann, collezione Cartier. © Cartier

Elena Franzoia, 07 aprile 2025 | © Riproduzione riservata

Cartier sfavillante al Victoria and Albert Museum | Elena Franzoia

Cartier sfavillante al Victoria and Albert Museum | Elena Franzoia