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Un panorama notturno del centro di Cartagena de Indias

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Un panorama notturno del centro di Cartagena de Indias

C’è anche il Politecnico di Torino nel progetto di restauro del centro di Cartagena de Indias

L’iniziativa è sostenuta con un finanziamento di 3 milioni di euro dal Ministero degli Esteri italiano

Vittorio Bertello

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La città colombiana Cartagena de Indias, patrimonio mondiale Unesco dal 1984, si appresta ad accogliere un importante progetto di restauro e valorizzazione del suo centro storico grazie a un finanziamento di 3 milioni di euro del Ministero degli Esteri italiano. L’iniziativa, annunciata ufficialmente dall’Ambasciatore d’Italia in Colombia, Giancarlo Maria Curcio, insieme al sindaco di Cartagena de Indias Dumek Turbay, coinvolge il Politecnico di Torino con la professoressa Annalisa Dameri e il professor Paolo Mellano del Dipartimento di Architettura e Design-Dad, impegnati a trasferire conoscenze e visione strategica nella salvaguardia e nella valorizzazione del patrimonio architettonico.

Questo progetto triennale, di competenza del Dad, è stato avviato nella primavera scorsa, e si concentra sul rinnovamento e conservazione di sei degli elementi più significativi della città caraibica: il restauro della Cattedrale di Santa Catalina de Alexandría, la valorizzazione delle imponenti mura di difesa lunghe 11 chilometri e spesse fino a 4 metri, progettate nel XVI secolo dall’ingegnere italiano Battista Antonelli (1547-1616), nonché la riqualificazione di spazi pubblici e percorsi storici, tra cui la cosiddetta «Murallita del Diablo», dove un’interruzione del cammino di ronda sarà superata con nuove passerelle e rampe. Saranno inoltre interessati il Bastione di Santo Domingo e il Baluarte di Santa Catalina, quest’ultimo opera di Cristóbal de Roda, nipote di Antonelli.

Accanto agli interventi di recupero architettonico, il progetto punta a rafforzare l’economia locale e a promuovere un modello di turismo sostenibile e inclusivo, rendendo le mura accessibili anche alle persone con disabilità. Il Politecnico collaborerà con le Università locali per fornire consulenza tecnica e scientifica di alto livello. Saranno inoltre coinvolti attori e gruppi di interesse locali, come operatori turistici, artigiani, commercianti, giovani, donne e bambini, che parteciperanno a percorsi di sensibilizzazione e formazione specializzata in gestione urbana, patrimonio culturale e turismo sostenibile. 

Il programma si concluderà nel 2028, sviluppando attività di ricerca applicata con l’obiettivo di dare dignità al lavoro informale, da cui dipende il 60% della popolazione, e trasformare il patrimonio culturale in un motore di sviluppo inclusivo e duraturo. Con questo intervento si riafferma la centralità della cooperazione internazionale nella costruzione di modelli di sviluppo che coniughino sostenibilità, inclusione e valorizzazione del patrimonio culturale.

La professoressa Annalisa Dameri afferma che nel XVI e XVII secolo gli ingegneri militari italiani sono stati «veicoli» per la cultura urbana e architettonica europea introdotta, grazie alla loro opera, in America Latina e nei Caraibi.

Il professore Paolo Mellano aggiunge: «Il fine ultimo di qualsiasi progetto di architettura consiste nel cercare di far vivere meglio coloro che abitano un luogo: è quanto proveremo a fare, nei limiti delle nostre forze e del budget a disposizione, anche in questa splendida, ma problematica, città».

Vittorio Bertello, 11 settembre 2025 | © Riproduzione riservata

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