Nel 1997 lo stesso Charles Saachi che lanciò gli Young British Artists acquistò «Spectacle», una serie di sei dipinti erotici raffiguranti coloratissimi coniglietti lanciando così la carriera di Cecily Brown (Londra, 1969) e facendone una stella della scena artistica contemporanea. Nel 2023 il Metropolitan Museum of Art di New York le ha dedicato un’importante mostra dal titolo «Cecily Brown: Death and the Maid».
Dal 9 marzo al 25 maggio è la volta della Barnes Foundation di Filadelfia, che presenta, in collaborazione con il Dallas Museum of Art (Dma), «Cecily Brown: Themes and Variations», la mostra più imponente mai dedicata finora negli Stati Uniti alla pittrice inglese. Curata da Simonetta Fraquelli e da Katherine Brodbeck, la rassegna ripercorre trent’anni della carriera dell’artista ed è organizzata per temi: il boudoir, il giardino, la caccia e il naufragio. Oltre 30 dipinti di grandi dimensioni e opere su carta illustrano la sua visione femminista del mondo culturale, artistico e politico. Tra le più celebri opere esposte, figurano «Girl on A Swing» (2024), rivisitazione di un dipinto di Fragonard, e «The Splendid Table» (2019-20), ispirato alle grandi nature morte del Seicento olandese.
Figlia della generazione degli Espressionisti astratti, Cecily Brown combina la figurazione con l’arte astratta e gestuale, mostrando di aver subìto particolari influenze da Willem de Kooning e Philip Guston, oltre che da Oskar Kokoschka e Francis Bacon. L’artista ha descritto il suo processo artistico come una performance («mi piace che ci sia sempre una sorta di tensione palpabile all’interno di ogni mio dipinto») e la tela come «la registrazione dei miei movimenti», ricordando in questo Jackson Pollock, immortalato dalle immagini di Hans Nemuth.

Cecily Brown, «Lobsters, oysters, cherries and pearls», 2020, collezione di Suzi e Andrew B. Cohen. © Cecily Brown

Cecily Brown, «Untitled», 2005, Ovitz Family Collection, Los Angeles. © Cecily Brown