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La «Madonna con Bambino» in terracotta restaurata proveniente dalla chiesa di Sant’Agata di Spelonga di Arquata del Tronto (Ap)

Fonte Soprintendenza di Ascoli Piceno, Fermo e Macerata

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La «Madonna con Bambino» in terracotta restaurata proveniente dalla chiesa di Sant’Agata di Spelonga di Arquata del Tronto (Ap)

Fonte Soprintendenza di Ascoli Piceno, Fermo e Macerata

Ricognizione in Umbria e Marche a otto anni dal terremoto

Gianluca Delogu della Soprintendenza Umbra e Pierluigi Moriconi della Soprintendenza di Ascoli Piceno, Fermo e Macerata riepilogano opere e monumenti recuperati e cantieri in atto

Stefano Miliani

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Qual è la situazione delle opere d’arte e degli edifici storici nella Valnerina in Umbria e nelle Marche sud-occidentali, colpite duramente dalle scosse del 26 e 30 ottobre 2016 dopo il primo terremoto del 24 agosto? A una parziale ricognizione fanno da guida a «Il Giornale dell’Arte» due storici dell’arte in prima linea fin dai giorni del sisma: Gianluca Delogu, della Soprintendenza umbra, Pierluigi Moriconi, della Soprintendenza di Ascoli Piceno, Fermo e Macerata, istituita nel gennaio 2020, prima di quella delle intere Marche.

In Umbria il deposito nel distretto del Santo Chiodo a Spoleto (Pg) è l’utilissimo centro di emergenza, di ricovero e di recupero di opere creato dopo il terremoto del 1997. Qui operano restauratori dell’Opificio delle pietre dure o diretti dall’istituto fiorentino. «Ora abbiamo circa settemila pezzi, fa sapere Delogu, affiancato dai restauratori della Soprintendenza Nicola Bruni e dall’assistente Elena Marchionni. Il numero varia perché possono ancora arrivare nuove opere, pur in misura ridottissima, e quando possibile restituiamo sempre quelle restaurate a chi può riceverle. Alla diocesi di Spoleto-Norcia abbiamo riconsegnato da poco la scultura rinascimentale della Madonna bianca dall’omonima chiesa di Ancarano vicino a Norcia (Pg) e la tela del transetto della Basilica di San Benedetto». È pronta «L’incoronazione della Vergine» di Jacopo Siculo recuperata dalla Chiesa, distrutta, di San Francesco di Norcia: alta sei metri, per le dimensioni la destinazione più probabile della pala è il Museo Civico della Castellina. Con le sue mura possenti l’edificio nel 2016 aveva evitato danni strutturali di rilievo tranne una parte del tetto crollata. «La gara è in fase di pubblicazione, entro l’anno i lavori verranno assegnati, dice il sindaco di Norcia Giuliano Boccanera. Dureranno un paio di anni, l’appalto complessivo è da 2,5 milioni di euro».

Rosone del XIII secolo dalla chiesa di San Salvatore a Campi (Pg) nel deposito di opere terremotate al Santo Chiodo a Spoleto. Foto: Stefano Miliani

Tra i cantieri i tecnici citano la Chiesa francescana di Sant’Antonio abate nella frazione di Frascara presso Norcia, con volte a crociera sul modello di Assisi. I frammenti d’affresco e il materiale lapideo della chiesa sono al Santo Chiodo, mentre la scultura lignea della Madonna con Bambino, restaurata, è nella chiesa prefabbricata e con allarme della Madonna delle Grazie, nel villaggio delle casette «Sae», come chiedevano gli abitanti.

San Salvatore, chiesa a nord di Norcia nella valle sotto il borgo distrutto di Campi (Pg), è un cantiere-pilota del Ministero della Cultura avviato all’indomani del sisma, condotto dalla Soprintendenza umbra e dall’Istituto Centrale per il Restauro. Qui verrà ricostruita l’iconostasi che interrompeva la navata di sinistra «come una chiesa nella chiesa»: su un pavimento del Santo Chiodo sono sistemate nella posizione corrispondente le pietre affrescate del parapetto datato 1463 che, ora protette da veline, permetteranno di rimontare con esattezza ogni pezzo «come fosse un Lego», nota Delogu. Facilitano il compito alcune foto della situazione pre sisma riprodotte su plexiglas. In altre due stanze giacciono, ricomposti, un rosone del Duecento e uno del Tre-Quattrocento, rifatto anche nel primo Novecento. Numerose scatole conservano i frammenti di affresco della iconostasi, della facciata e del soffitto.

La chiesa della Madonna del sole a Capodacqua di Arquata del Tronto (Ap) in restauro. Fonte Soprintendenza di Ascoli Piceno, Fermo e Macerata

L’Abbazia di Sant’Eutizio a Preci (Pg) è tra i lavori più complessi dacché lì una rupe è crollata sulla chiesa. La facciata viene ricomposta con un’anastilosi, il procedimento adottato in archeologia, con le pietre inventariate e disposte per filari a terra per una ricostruzione fedele in verticale. «Iniziamo con la facciata in un paio di mesi, spiega l’ingegnere Giampaolo Capaldini, cotitolare dello studio che cura il progetto. Poi va ricostruito il resto: l’intervento, di due-tre anni, andrà di pari passo con il consolidamento dell’edificio e con quello sulla rupe, il più complicato».

Per quanto riguarda le Marche Pierluigi Moriconi cura con Stefano Papetti la seconda mostra di opere dai luoghi del sisma restaurate, «Rinascimento marchigiano», con prima tappa fino al 12 dicembre 2024 a Roma nel Complesso di San Salvatore in Lauro del Pio Sodalizio dei Piceni.

Pietre affrescate con velina dall’iconostasi della chiesa di San Salvatore a Campi (Pg) nel deposito di opere terremotate al Santo Chiodo a Spoleto. Foto: Stefano Miliani

Nel centro storico di Camerino (Mc) gli edifici sono tuttora chiusi. Ha avuto danni gravissimi la Chiesa di Santa Maria in Via: erano crollati tetto e murature: «Qui serve un intervento da milioni di euro, è una situazione problematica. Ma sta iniziando la ricostruzione della Cattedrale e durerà un paio di anni: ha danni alle colonne interne, alla facciata, nei due campanili e nella struttura portante». Entro l’inizio del 2025 Moriconi prevede finisca il recupero del Palazzo arcivescovile dove «tornerà il Museo diocesano». Un dipinto di metà ’500 da Pieve Torina del pittore emiliano Emilio Savonanzi, restaurato, è destinato al bel Museo Marec di Sanseverino che espone molte opere di chiese inagibili.

La Soprintendenza ha approvato i progetti per restaurare il bramantesco Santuario di Macereto (Mc) nei Monti Sibillini (la Curia arcivescovile camerte gestirà appalto e lavori) e la Collegiata nel centro storico di Visso (Mc), dove è in via di definizione il progetto per l’adiacente Museo di Sant’Agostino e dove, intorno al centro storico, sono stati eretti prefabbricati per gli abitanti dell’antico nucleo. In uno dei nuovi edifici, informa Moriconi, entro pochi mesi aprirà il museo comunale con il suo manoscritto dell’«Infinito» di Leopardi.

Pala restaurata della «Incoronazione della Vergine» di Jacopo Siculo dalla chiesa di San Francesco a Norcia nel deposito di opere terremotate al Santo Chiodo a Spoleto. Foto: Stefano Miliani

Presso Arquata del Tronto (Ap) nella frazione di Spelonga ha riaperto la Chiesa di Sant’Agata; nel borgo di Capodacqua è finita la ristrutturazione del campanile e delle mura dell’Oratorio della Madonna del Sole dove sono stati riposizionati i frammenti d’affresco. A Borgo, altra frazione di Arquata, il Rotary Club ha costruito e donato al Comune una struttura architettonica polivalente: oltre alle poste e uffici ospiterà un museo temporaneo con opere restaurate della zona tra cui un affresco staccato dalla frazione di Pretare dell’umbro del secondo Cinquecento Fabio Angelucci. In questo museo probabilmente andrà la Croce di Pescara del Tronto, la più antica delle Marche eseguita a cavallo tra XII e XIII secolo: la Soprintendenza l’ha restaurata nel deposito di opere terremotate nella Mole vanvitelliana ad Ancona. Tra i pezzi recuperati il funzionario cita, sempre da Arquata e dintorni, una campana del 1228, anno in cui venne santificato san Francesco, una Madonna con Bambino in terracotta di Spelonga e un affresco staccato da Ussita (Mc) attribuito al pittore quattrocentesco Paolo da Visso. A San Ginesio (Ap) devono iniziare a breve i lavori per la Collegiata.

«Stiamo restaurando molto, possiamo “riveder le stelle”, conclude Moriconi. È importante vedere quanto si emozionano le persone quando riconsegniamo le opere alla comunità, qualcuno piange di felicità. Anche a fronte di critiche fuori luogo non ci siamo mai spezzati». Tutto sarebbe più facile se una Soprintendenza così vasta, in un territorio montuoso, avesse un numero adeguato di funzionari.

La Collegiata con, a sinistra, Sant’Agostino nel centro storico di Visso (Mc), ottobre 2024. Foto: Stefano Miliani

Stefano Miliani, 25 ottobre 2024 | © Riproduzione riservata

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