Gareth Harris
Leggi i suoi articoliI politici di Hong Kong avevano lanciato l’idea di un polo artistico di livello mondiale su un cuneo di terra bonificata nella penisola di Kowloon nel 1998, poco dopo il passaggio dell’ex colonia britannica alla Cina. I sostenitori la definirono un’«opportunità d’oro» per porre Hong Kong alla pari con altre metropoli, mettendo a tacere le critiche che la identificavano come un «deserto culturale». Allo scopo, nel 2008 il Governo di Hong Kong assegnò all’Autorità per il distretto culturale di West Kowloon una dotazione di 21,6 miliardi di dollari di Hong Kong (2,8 miliardi di dollari). Il megaprogetto è oggi uno dei più grandi quartieri culturali del mondo e una calamita per i turisti. Esteso su 40 ettari lungo il Victoria Harbour, ospita il museo M+ di cultura visiva contemporanea (in uno spettacolare edificio progettato da Herzog & de Meuron e aperto nel 2021), l’Hong Kong Palace Museum (con più di 900 tesori imperiali cinesi in prestito dal Palace Museum di Pechino) e due luoghi di spettacolo: lo Xiqu Centre e il Freespace. L’apertura del Lyric Theatre Complex è prevista nel 2026.
Le ambizioni globali del Distretto Culturale di West Kowloon si sono riflesse nella conferenza internazionale «Connecting Cultures, Bridging Times» (Data), che ha portato a Hong Kong artisti come Refik Anadol e diversi direttori di musei (da Madrid, Doha, San Francisco, Tokyo...) e ha segnato la firma di accordi di collaborazione con oltre 20 istituzioni culturali di tutto il mondo. Ma a fronte di questo scenario ottimistico, il distretto sta affrontando importanti sfide finanziarie che potrebbero costringerlo a interrompere la programmazione futura.
Betty Fung, amministratore delegato dell’Autorità per il Distretto Culturale di West Kowloon (Wkcda), la scorsa estate ha dichiarato ai media locali che la dotazione finanziaria definita nel 2008 potrebbe esaurirsi entro marzo 2025. Il presidente dell’autorità, Henry Tang Ying-yen, ha recentemente confermato al «South China Morning Post» che la Wkcda è in attesa che il Governo approvi le nuove modalità di finanziamento proposte lo scorso anno. Se non verrà presa una decisione entro giugno, il distretto dovrà sospendere i contratti per gli eventi futuri. Una fonte vicina al polo artistico ci ha dichiarato che il buco di bilancio «c’è sempre stato», sin dalla sua nascita nel 2008. L’importo forfettario del Governo era destinato principalmente a coprire i costi per la costruzione e la manutenzione delle sedi. I costi operativi dovrebbero essere coperti dall’affitto di negozi, ristoranti e locali di intrattenimento.
Nel 2016 il Governo ha concesso alla Wkcda un «accordo finanziario rafforzato», permettendole di appaltare parte del sito a costruttori privati di hotel, uffici e unità residenziali, per generare ulteriori entrate da locazione. Secondo il «South China Morning Post», però, il momento in cui è stata indetta la gara d’appalto, durante la pandemia e un mercato immobiliare indebolito, ha coinciso «con una minore propensione all’investimento». A novembre 2022 il distretto ha comunque assegnato una gara d’appalto di 47 anni a Sun Hung Kai Properties, una delle maggiori società immobiliari di Hong Kong, per la costruzione e la gestione di tre torri di uffici vicino a M+ e al Teatro Lirico. «In un contesto di incertezza economica, è un fatto che segna un momento critico per la Wkcda, aprendo la strada a uno sviluppo fatto per lo più di uffici, alberghi e residenze», spiega un portavoce della Wkcda. Uli Sigg, il collezionista svizzero ed ex ambasciatore in Cina che nel 2012 ha donato oltre 1.400 opere d’arte contemporanea cinese a M+, è però fiducioso: «West Kowloon avrà un futuro sostenibile ben al di là delle entrate dirette, anche grazie al turismo, spiega. E poi, perché Hong Kong avrebbe finanziato con miliardi un progetto come questo per poi fermarsi prima di poterne raccogliere i frutti, culturali e finanziari?».
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