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Craig Robins, imprenditore e collezionista, ha creato il Miami Design District. Foto Kris Tamburello

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Craig Robins, imprenditore e collezionista, ha creato il Miami Design District. Foto Kris Tamburello

Che cosa deve Miami a Craig Robins

Il contributo di un appassionato collezionista alla scena culturale della città più glamour d’America

Alessia Zorloni

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Rispetto agli anni Novanta, l’assolata città della Florida può dirsi completamente trasformata. Il merito è da riconoscere soprattutto alla crescita inarrestabile del Design District e alla lungimiranza del suo creatore, Craig Robins. Dal suo nascere, l’esclusivo quartiere ha arricchito l’offerta culturale con interventi mirati a supporto di creativi di talento. A fare da apripista, nel 2001, era stato Art Lovers Design, un evento a sostegno di Art Basel Miami seguito nel 2015 dalla Miami Design District commissions per incrementare le installazioni pubbliche. Craig Robins (Miami, 1963) riflette la sua passione per le arti anche negli spazi fisici di Dacra, la società immobiliare di cui è presidente e amministratore delegato. Qui si conserva la sua collezione, visitabile su appuntamento, composta da oltre 1.200 opere di più di 300 artisti, tra cui Beuys, Duchamp, Baldessari, Tuttle e McCarthy. Lo abbiamo incontrato per farci raccontare come è nata la sua passione per l’arte contemporanea.

Perché ha iniziato a collezionare e qual è il focus della sua raccolta?
Il mio interesse per l’arte è nato durante il mio ultimo anno di università, in Spagna. A Madrid ho scoperto Goya, a Barcellona Picasso, Miró e Dalí e mi sono interessato a movimenti artistici, tra cui il Surrealismo. Mi sono innamorato anche dell’architettura delle città e ho iniziato a collezionare. In generale, mi piace scoprire un artista e continuare poi a collezionarlo, sostenere coloro in cui credo di più. E compro ciò che voglio per la mia casa.

Come effettua le sue scelte?
Le fiere come Art Basel sono importanti per stringere nuovi rapporti. A volte acquisto in fiera, altre in galleria. Larry Gagosian e Jeffrey Deitch per anni hanno allestito una mostra nel Miami Design District durante Art Basel Miami, un'occasione per ottenere dei lavori davvero importanti. Lì ho acquistato un’opera di Barkley Hendricks e una di Jenny Saville.

Gli acquisti li decide da solo o si avvale di un art advisor?
Cerco le opere di persona, ma spesso mi faccio consigliare da Jeffrey Deitch.
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In base a quali criteri stabilisce se il prezzo richiesto è giusto?
Faccio molte ricerche. Ogni acquisto è una decisione informata. Tuttavia a guidarmi nel collezionismo è il mio intuito, non gli aspetti economici. Non sono impulsivo, anzi, sono una persona molto paziente.

Ci sono dei lavori che rimpiange di non avere acquistato?
Quasi trent’anni fa mi era stato offerto un fantastico Ed Ruscha del 1960 e a distanza di tempo posso dire che era anche a un prezzo ragionevole, ma allora non sentivo di potermelo permettere.

Il collezionismo d’arte per lei è una forma d’investimento?
Certamente apprezzo il valore delle opere d’arte come forma di investimento, ma sono molto più interessato a ciò che mi affascina a livello estetico.

Ha venduto opere della sua collezione?
Sì, penso che sia importante che la collezione continui a evolversi. Ho donato oltre 200 opere e ne ho vendute 20, forse 30. Così la collezione è sempre attuale e ai suoi visitatori insegna la pratica del collezionismo contemporaneo.

Oggi quali artisti le interessano di più?
Quest’anno esporremo Jana Euler, Bisa Butler, Sasha Gordon, Marlene Dumas, Kara Walker, John Baldessari, Christina Quarles e una serie di giovani artisti affermati.

Il suo ultimo acquisto?
Un lavoro di Jana Euler.

«Standing Julian» (2015) di Urs Fischer. Courtesy Craig Robins Collection

Alessia Zorloni, 02 dicembre 2022 | © Riproduzione riservata

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