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Luana De Micco
Leggi i suoi articoliL’arte come ancora di salvezza dalla guerra e il Louvre come simbolo di un’identità europea che sta andando alla deriva: per puro caso, il film «Francofonia. Il Louvre sotto l’occupazione» di Alexandre Sokurov, che era stato in concorso al 72mo Festival di Venezia a settembre, è uscito nei cinema francesi due giorni prima degli attentati di Parigi del 13 novembre in cui i jihadisti, ancora una volta, hanno attaccato la cultura (e pochi giorni dopo è stato presentato in anteprima italiana allo schermo dell’Arte Film Festival di Firenze).
Non è la prima volta che il regista russo, Leone d’oro con «Faust» nel 2011, parla di storia e di arte. In «Arca russa» del 2002 aveva girato un unico piano sequenza nel museo dell’Ermitage di San Pietroburgo. «Francofonia», girato nelle sale del Louvre, che lo ha coprodotto, racconta come due uomini, nemici ma lungimiranti e coraggiosi, si sono alleati per salvare dai bombardamenti e dai saccheggi capolavori come la «Gioconda» e la «Venere di Milo» nella Parigi occupata dai nazisti nel 1940.
Si tratta di Jacques Jaujard, direttore del Louvre, e il conte Franz Wolff-Metternich, responsabile della Kunstschutz, la commissione tedesca per la conservazione delle opere d’arte in Francia. Il regista mescola storia e finzione, ma al di là dell’affresco storico, e attraverso di esso, riflette su ciò che l’arte racconta di noi, sul museo come scrigno ed esempio di civiltà e sulle tracce di un passato che è andato perso perché non siamo stati in grado di salvarlo: «Che cosa saremmo senza i musei?», si domanda la voce fuori campo del regista.
In una recente intervista il regista ha detto: «È palese un vuoto intellettuale assoluto dell’élite politica attuale, la sua assoluta incapacità di intervenire, anche a livello fisico, per difendere la cultura e la civiltà europee. L’Europa oggi è scoperta, è nuda».
In Italia il film esce il 17 dicembre.
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