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Richard Avedon, «Ronald Fisher, beekeeper, Davis, California, 1981» (particolare)

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Richard Avedon, «Ronald Fisher, beekeeper, Davis, California, 1981» (particolare)

L’autentica umanità del West americano secondo Richard Avedon

A quarant’anni dalla pubblicazione, le fotografie raccolte nel libro «In the American West» vengono esposte, per la prima volta in Europa, alla Fondation Henri Cartier-Bresson

«I miei soggetti sono persone che nessuno guarda. Ma sono loro che fanno muovere il mondo», diceva Richard Avedon nel 1985. Ronald Fischer, un apicoltore di Oak Park, nello Stato americano dell’Illinois, non avrebbe mai immaginato che rispondere a un annuncio su una rivista specializzata, «The American Bee», lo avrebbe reso protagonista di uno dei ritratti più iconici della fotografia contemporanea. Nel 1981, il fotografo newyorkese, celebre negli anni Sessanta per le sue fotografie di moda e delle star per «Harper’s Bazaar», e negli anni Ottanta per le sue copertine di «Vogue», che all’epoca aveva già esposto anche al Metropolitan Museum di New York, lo immortalò a torso nudo, la testa rasata, con il corpo ricoperto da centinaia di api, realizzando un’immagine tanto inquietante quanto suggestiva. 

Questo scatto fa parte della serie «In the American West», un progetto in cui Richard Avedon (1923-2004) ritrae gente comune del profondo West americano, lontana dai riflettori e dalle celebrità. Nella raccolta fotografica, il ritratto dell’apicoltore «occupa un posto speciale. Arriva alla fine, come se fosse il culmine della serie. È anche l’immagine più costruita dell’intera raccolta e l’unica per la quale il fotografo ha realizzato schizzi preliminari. Avedon stesso ha spiegato che la maggior parte dei suoi modelli erano stati fotografati esattamente come lui, li aveva incontrati, ma che aveva voluto inserire anche ritratti esplicitamente costruiti per sottolineare che il progetto, al di là della sola testimonianza documentaria, era anche un’opera soggettiva», spiega il curatore Clément Chéroux, direttore della Fondation Henri Cartier-Bresson che, a quarant’anni dalla pubblicazione dell’opera iconica, dal 30 aprile al 12 ottobre presenta la mostra «Richard Avedon. In the American West»

Per realizzare lo scatto, Avedon collaborò con l’entomologo Norman E. Gary dell’Università della California, a Davis, esperto nella gestione delle api. Gary applicò feromoni di ape regina sul corpo di Fischer per attirare le api, creando così l’effetto desiderato, ma malgrado le precauzioni, Ronald Fischer fu punto due volte. Il progetto «In the American West», commissionato nel 1979 dall’Amon Carter Museum of American Art di Fort Worth, in Texas, è il frutto di cinque anni di lavoro durante i quali Avedon viaggiò attraverso gli Stati Uniti e fotografò più di mille persone: contadini, minatori, camionisti, disoccupati, vagabondi, cameriere, macellai, detenuti, semplici passanti. Indossano abiti da lavoro, hanno le guance scavate, le mani e la pelle consumate, le facce nere per il carbone, i capelli spettinati. 

L’obiettivo del fotografo era documentare l’umanità autentica del West americano, lontano dagli stereotipi hollywoodiani. Avedon utilizzò uno sfondo bianco uniforme e la luce naturale diffusa del giorno, evitando quella artificiale. Isolava i soggetti dal contesto, da soli o in piccoli gruppi, mettendo in risalto ogni dettaglio del loro volto, delle mani, degli abiti e delle espressioni. A ogni immagine viene conferito un carattere profondamente umano e universale: «Viviamo in una sorta di vuoto. Non c’è nulla prima e non c’è nulla dopo. Per me lo sfondo bianco rappresenta questo vuoto. Rende le persone simbolo di sé stesse. Si vede solo ciò che è scritto sui loro volti», disse il fotografo, spiegando le sue scelte estetiche. Per la pubblicazione finale, tra le centinaia di scatti, furono selezionate 110 foto. Avedon «opera come se fosse uno di quei fotografi itineranti che, all’epoca della conquista del West, giravano il Paese di città in città. Per cinque anni, soprattutto durante la primavera e l’estate, ha attraversato una ventina di stati con la sua macchina fotografica di grande formato (negativo 20x25 cm), con chili di attrezzatura e diversi assistenti. Mentre lo stile era molto semplice, la produzione era piuttosto elaborata», osserva ancora Chéroux. 

Questa rappresentazione cruda e sincera dell’umanità sollevò dibattiti e controversie, ma ha anche consolidato la reputazione di Avedon come maestro del ritratto. È la prima volta che in Europa viene esposta la serie completa del libro. La mostra ricostruisce le fasi della sua produzione, presentando le stampe originali di grande formato su cui il fotografo lavorò e a partire dalle quali fu composto il libro, prestate a Parigi dalla Richard Avedon Foundation di New York con alcuni documenti inediti, come le polaroid preparatorie allo scatto (ognuna delle quali è associata ai dati personali dei modelli), stampe di prova annotate a mano da Avedon e la corrispondenza del fotografo con i suoi modelli: «Si tratta quindi della versione più vicina alla visione originaria del fotografo», conclude il curatore. 

Richard Avedon, «Boy fortin thirteen year old rattlesnake skinner sweetwater, Texas, 1979»

Luana De Micco, 18 aprile 2025 | © Riproduzione riservata

L’autentica umanità del West americano secondo Richard Avedon | Luana De Micco

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