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Margherita Panaciciu
Leggi i suoi articoliChristie’s ha ufficialmente chiuso il proprio dipartimento di arte digitale, segnando la fine di un esperimento breve ma estremamente influente che aveva contribuito a portare gli NFT e l’arte generata da intelligenza artificiale al centro del mercato artistico globale. La notizia è stata riportata in anteprima da Now Media lo scorso 8 settembre e confermata da Sales Giles, vicepresidente del dipartimento, che avrebbe perso il proprio incarico a seguito della decisione. Un portavoce della casa d’aste ha dichiarato che si tratta di una «decisione strategica di riformattazione delle vendite di arte digitale», aggiungendo che Christie’s continuerà comunque a proporre opere digitali all’interno della più ampia categoria di arte del XX e XXI secolo.
La mossa arriva in un momento di profondo riassetto per la maison, oggi sotto la guida del nuovo CEO Bonnie Brennan, insediatasi nel febbraio di quest’anno. È anche una risposta alla contrazione che sta colpendo il mercato dell’arte in generale e in modo particolare il segmento digitale, che, dopo il boom tra il 2020 e il 2021, sta vivendo una fase di evidente rallentamento. Christie’s è stata una delle prime grandi maisons a credere nel potenziale della crypto art, contribuendo in maniera determinante alla sua legittimazione. Il caso più eclatante rimane la vendita, nel marzo 2021, dell’opera «Everydays: The First 5000 Days» di Beeple per 69,3 milioni di dollari, una cifra che ha scosso il mondo del collezionismo e che ha spinto molte altre realtà tradizionali a guardare con attenzione all’universo degli NFT. Ma se quella vendita aveva sancito l’inizio dell’età dell’oro dell’arte digitale, la chiusura odierna del dipartimento sembra indicare l’uscita da una fase sperimentale e l’ingresso in un periodo di maggiore cautela.
Eppure, fino a pochi mesi fa, Christie’s sembrava ancora credere nelle potenzialità di questi nuovi linguaggi. Lo dimostra Augmented Intelligence, l’asta organizzata tra il 20 febbraio e il 5 marzo 2025, la prima interamente dedicata all’arte creata con intelligenza artificiale. L’evento ha registrato un incasso complessivo di oltre 700mila dollari e ha presentato opere di artisti storici e contemporanei, da Harold Cohen a Refik Anadol, da Holly Herndon & Mat Dryhurst a Sasha Stiles, Claire Silver e Pindar Van Arman, offrendo uno spaccato della vastità e della qualità della produzione AI-based.
Nonostante questi segnali, i tagli al settore digitale riflettono una realtà difficile da ignorare. Il mercato NFT ha perso gran parte del suo slancio iniziale, con un crollo dei volumi e un raffreddamento dell’entusiasmo da parte di collezionisti e investitori. La fase speculativa che aveva gonfiato i prezzi e attirato l’attenzione dei media si è esaurita, lasciando spazio a una selezione più rigida e a una ricerca di valore artistico più sostanziale. Parallelamente, anche il mercato dell’arte più tradizionale sta vivendo un momento complesso, segnato da aste meno vivaci, chiusure di gallerie e un generale clima di incertezza. La chiusura del dipartimento non equivale, comunque, a un addio all’arte digitale. Christie’s continuerà a trattare opere nate nel mondo virtuale, ma lo farà in modo più integrato e meno specializzato.
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