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Foto di Miguel Toña

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Conferenza generale dell'Icom, è il giorno di Pamuk e di Christo

Conferenza generale dell'Icom, è il giorno di Pamuk e di Christo

Ada Masoero

Giornalista e critico d’arte Leggi i suoi articoli

Milano. Si è tenuta questa mattina, a MiCo-Milano Congressi, centro congressuale di Fiera Milano, la cerimonia ufficiale di apertura della XXIV Conferenza generale di Icom-International Council of Museums (organizzata da Icom e Icom Italia in collaborazione Mibact, Ministero Affari Esteri, Regione Lombardia, Città di Milano, Comune di Milano, Commissione nazionale italiana Unesco, Fiera Milano Congressi, Banca Intesa Sanpaolo, Camera di Commercio Milano/Promos e 12 Università lombarde), che si concluderà il 9 luglio prossimo. Oltre tremila i professionisti museali giunti da 130 Paesi per discutere sul tema «Musei e paesaggi culturali». Ad accoglierli, dal palco, erano Hans-Martin Heinz, presidente di Icom; il ministro della Cultura e Turismo Dario Franceschini; il neosindaco di Milano Giuseppe Sala; Alberto Garlandini, presidente del comitato organizzatore italiano di Icom; Daniele Jalla, presidente di Icom Italia; Francesco Bandarin, assistente direttore generale per la Cultura Unesco e l’assessore alla Cultura di Regione Lombardia Cristina Cappellini.

Buone le notizie portate dal ministro Franceschini, che ha potuto annunciare che, a fronte di un investimento statale nel sistema museale maggiorato del 37 per cento rispetto all’anno passato, i 420 musei italiani dello Stato hanno visto una crescita nel 2015 di cinque milioni di visitatori rispetto al 2014 (toccati i 43 milioni di presenze) e un ulteriore incremento di un milione di presenze (più 9.3 per cento) si è registrato nei primi quattro mesi del 2016, con una crescita del 16 per cento negli incassi. Ma ha (giustamente) anche voluto evidenziare ai convenuti internazionali che se nessuno dei grandi musei italiani figura nella Top Ten mondiale per numero di visitatori, ciò è dovuto all’assenza, in Italia, di un grande museo nazionale come il Louvre o il British Museum e, al contrario, alla presenza di un formidabile «museo diffuso», formato da oltre quattromila istituzioni (statali, locali, religiose, private), quasi tutte fortemente attrattive. Dati, quelli nazionali, ai quali il sindaco Sala ha aggiunto quelli dei musei milanesi, i cui visitatori sono cresciuti del 20 per cento nei primi sei mesi del 2016 rispetto al 2015, anno di Expo, mentre manifestava la volontà di migliorare ulteriormente tali performance concedendo «nuova autonomia» ai musei civici e «portandoli nelle periferie, in dialogo con la scuola e il territorio».

Attesissimi dall’uditorio, sono poi giunti gli interventi dei «keynote speakers», il Premio Nobel per la letteratura Orhan Pamuk (in video) e di Christo (di persona, accompagnato da Luigi Di Corato, direttore Fondazione Brescia Musei, e Germano Celant, curatore della mostra «Christo and Jeanne-Claude. Water Projects», al Museo di Santa Giulia di Brescia fino al 18 settembre), autore della fortunatissima installazione «The Floating Piers», con le passerelle transitabili allestite sulle acque del Lago d’Iseo, che in tre settimane hanno richiamato quasi 1,5 milioni di persone.

Scrittore insignito del Nobel (nel 2006) ma pittore mancato («dai 7 ai 22 volevo essere pittore», ha confessato), Pamuk è anche il fondatore, a Istanbul, del Museo dell’Innocenza, aperto quattro anni fa, dopo aver pubblicato il libro L’innocenza degli oggetti. Il museo dell'innocenza, Istanbul (edito in Italia da Einaudi, 2012) ma ancora in fieri, e visitato dall’inaugurazione da oltre 150mila persone: un museo che Pamuk ha voluto comporre come «un catalogo dell’innocenza degli oggetti» minimi, quotidiani, appartenenti ai protagonisti del suo libro, perché (come sostiene nel video sfogliando il suo libro, in cui figura un «decalogo» dei musei) «io sono contro i musei “monumentali” di un tempo, che sono diventati simboli nazionali: i musei, al contrario, devono raccontare la storia delle singole persone, degli individui, molto più umana e gioiosa».

È poi stata la volta di Christo che, con commovente fermezza, continua a parlare di sé al plurale, e della moglie Jeanne-Claude, scomparsa nel 2009, come fosse presente accanto a lui. Illustrati alcuni dei loro famosi progetti, ha poi mostrato la complessa installazione dei «Floating Piers», con le passerelle ancorate sul profondissimo fondale del Lago d’Iseo (dopo molte prove segrete: si trattava di un’autentica sfida tecnologica), che fino a domenica 2 luglio a mezzanotte collegava alla sponda del lago l’isola lacustre di Monte Isola: abitata da duemila persone, l’isola non è unita alla terraferma da alcun ponte, al pari del vicino isolotto privato di San Paolo (della famiglia Beretta), che Christo ha interamente circondato con pontili. Il tutto, aperto gratuitamente al pubblico e completamente autofinanziato con la vendita delle sue opere («le faccio tutte io, non ho assistenti: lavoro 15 ore al giorno»), in attesa di completare altri due grandiosi progetti, in corso: «Over the River» sul fiume Colorado, e un immenso lavoro per gli Emirati Arabi, a 150 chilometri da Abu Dhabi, «The Mastaba», formato da centinaia di migliaia di barili di petrolio, al quale ha iniziato a lavorare negli anni Settanta con la moglie Jeanne-Claude.
Prossimo agli 81 anni, rispondendo con pazienza e ironia alle molte domande del pubblico, Christo si è concesso una battuta: «sono avanti negli anni, è vero, ma non mi ritiro. Gli artisti non si ritirano; semplicemente muoiono».


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Foto di Miguel Toña

Christo alla Conferenza generale dell'Icom a Milano

Orhan Pamuk in uno still di Innocence of Memory © G. Gee

Ada Masoero, 04 luglio 2016 | © Riproduzione riservata

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