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Redazione GDA
Leggi i suoi articoliPer decenni sono stati trascurati e dimenticati. Ma dopo un progetto di restauro diretto dal consiglio locale di Pilsen, nella Repubblica Ceca, quattro degli otto interni giunti sino a noi progettati dal ceco Adolf Loos (1870-1933), tra i primi maestri moderni dell’architettura, celebre per il saggio-manifesto «Ornamento e delitto» (1908), apriranno in aprile in concomitanza con il programma Pilsen Capitale europea della Cultura 2015. L’altra città «capitale» è Mons, in Belgio.
«Fino ad ora, questo nucleo di opere era del tutto sconosciuto al pubblico. Solo pochi esperti ne erano a conoscenza», spiega Radek Auer, direttore di marketing e comunicazione per Pilsen 2015. I visitatori avranno l’opportunità di ammirare gli interni agli indirizzi Bendeva 10, Husova 58 e Klatovská 12 e 110. Nonostante Loos sia noto soprattutto per i suoi edifici, come Villa Müller a Praga e la Villa Steiner e la casa sulla Michaelerplatz a Vienna, ha disegnato anche molti interni, soprattutto nell’ex Cecoslovacchia e in Austria. Tipici esempi del linguaggio e dell’approccio di Loos, gli appartamenti ora restaurati propongono linee pulite, rivestimenti in legno e pietra e pochi decori. «Loos amava utilizzare materiali preziosi come il marmo e il mogano, afferma lo storico dell’architettura ceco Zdenek Lukes. Il concetto fondamentale che ispirò gli interni era il comfort e la possibilità per i committenti di sistemare l’arredamento come meglio credevano».
Danni comunisti
Loos realizzò 11 interni tra il 1907 e il 1910 e tra il 1927 e il 1932. I loro proprietari, ricche famiglie ebree, abbandonarono Pilsen negli anni ’30, con l’affermarsi dei partiti di estrema destra. Durante la seconda guerra mondiale, gli invasori tedeschi confiscarono gli appartamenti, che furono suddivisi in unità più piccole o trasformati in uffici dopo la presa del potere nel Paese da parte dei comunisti nel 1948. «Gli interni furono gravemente danneggiati o del tutto distrutti», aggiunge Auer.
Negli anni ’60 gli esperti riconoscono l’importanza degli appartamenti, nonostante che nel periodo comunista fosse molto forte l’avversione per Loos, architetto «borghese». «Sospetto che il regime non avrebbe desiderato esporre il lavoro di un architetto che lavorava per i ricchi», afferma Kristina Stepánová, vicedirettore del Pilsen-Tourismus, ente a finanziamento pubblico.
La prospettiva di un restauro degli interni migliorò dopo la caduta del comunismo nel 1989. Nel 2003, 70 anni dopo la morte dell’architetto, Pilsen ospitò un convegno su Loos. L’evento fu organizzato da Maria Szadkowska, curatore alla celebre Villa Müller di Praga, progettata da Loos, e favorevole al restauro così come gli studiosi di architettura dell’Università tecnica ceca di Praga. «Le loro argomentazioni persuasero i vertici locali a destinare una cifra significativa alla tutela di questo importante patrimonio architettonico, con l’intento di aprirlo gradualmente al pubblico», spiega Auer, aggiungendo che «il riconoscimento di Capitale europea della Cultura è stato una grande opportunità per dare una spinta a questo progetto».
Nel 2003 i lavori erano già iniziati al n. 12 di Klatovská, uno degli appartamenti più importanti. Il salone e la sala da pranzo sono stati parzialmente ristrutturati su progetto di Václav Girsa, professore di architettura all’Università tecnica ceca; i lavori sono stati ultimati l’anno scorso.
Nel frattempo è aumentato il sostegno al progetto da parte della Municipalità di Pilsen e di altre istituzioni, ed è stato allestito un gruppo di lavoro per coordinare le operazioni. La supervisione delle diverse fasi dei lavori è stata affidata a restauratori del Comune e di altre località, tra cui Girsa. Gli specialisti hanno condotto un’approfondita ricerca per realizzare riproduzioni degli arredi, con una particolare attenzione alla creazione di unità armoniose. Importanti finanziamenti sono arrivati dal Consiglio municipale e poco meno di 420mila euro sono stati destinati ai tre appartamenti.
È in programma il restauro di altri due appartamenti: il n. 19 Klatovská e il n. 6 Plachého, Sono tuttavia di proprietà privata e il Comune avrà un ruolo limitato nel progetto. Le restanti due proprietà aspettano un possibile restauro.

L’interno con gli arredi restaurati al n. 12 di Klatovská, nella città ceca di Pilsen.
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