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Scultura di figura maschile con cinghiale

© Grand Palais Rmn (Musée d’Archéologie nationale)/Jean-Gilles Berizzi

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Scultura di figura maschile con cinghiale

© Grand Palais Rmn (Musée d’Archéologie nationale)/Jean-Gilles Berizzi

Contro gli stereotipi sui Galli di Asterix

Il Musée de la Romanité propone di rimettere un po’ di ordine storico sulla civiltà che, dalla battaglia di Alesia del 52 a.C. al III secolo, aderì al modello romano pur conservando le proprie tradizioni

Una mostra per smontare gli stereotipi persistenti (anche in Francia) sulla Gallia e sui Galli, rappresentati come un popolo di barbari che viveva nelle capanne, in un vasto territorio al nord delle Alpi, coperto di foreste e popolato di cinghiali, detto Gallia Comata, per via dei lunghi capelli dei suoi abitanti. Un’immagine veicolata anche dai celebri fumetti di Asterix. Dal 29 maggio al 4 gennaio 2026 il Musée de la Romanité di Nîmes, in collaborazione con il Musée d’Archéologie nationale di Saint-Germain-en-Laye, propone di rimettere un po’ di ordine storico con la mostra «Galli, ma Romani!»

La rassegna prende in considerazione il periodo che va dalla battaglia di Alesia del 52 a.C., che segnò la vittoria di Giulio Cesare e l’annessione della Gallia Narbonese a Roma, al III secolo. Basandosi sugli studi degli archeologi e attraverso una selezione di reperti in arrivo dalla ricca collezione di Saint-Germain-en-Laye, il percorso in quattro sezioni propone un ritratto più «aggiornato» della società gallo-romana, organizzata e con una sua cultura, e illustra come i Galli aderirono al modello romano, pur conservando le proprie tradizioni

La sezione introduttiva, che fa il punto sull’immagine stereotipata della Gallia romana, si apre sul frammento di una scultura del I secolo a.C., rappresentante un uomo e un cinghiale, animale simbolico che nella mitologia celtica fa da legame tra umano e divino, e che figura sulle monete e sulle immagini religiose. La seconda sezione si sofferma sulla società gallo-romana e la sua suddivisione in gruppi sociali, sul modello romano, con le élite, gli artigiani, i guerrieri, gli schiavi e i liberti. La terza analizza le credenze e le pratiche religiose, in cui i Galli associarono divinità proprie e divinità romane. La quarta sezione ritorna sul ruolo di Napoleone III nello sviluppo degli scavi e la fondazione del Musée d’Archéologie nationale. Sono esposti stele funerarie, elementi di armature, sculture di terracotta, statuette che rappresentano divinità, frammenti di affreschi provenienti dalla villa gallo-romana di La Millière, rinvenuta durante gli scavi dal 1977 al 1980 nella regione di Parigi, con motivi delle quattro stagioni e oggetti della vita quotidiana. Sono presentati anche il cosiddetto «Tesoro di Rethel», composto da 16 oggetti di bronzo, rinvenuto per caso a Rethel (Ardenne) nel 1980 e poi entrato nelle collezioni nazionali, e il «Tesoro di Éauze», rinvenuto nel 1985 sul sito dell’antica città di Elusa (Occitania), costituito da migliaia di monete, gioielli e altri oggetti preziosi. 

Una maschera di cavaliere. © Man / Valorie Gô

Luana De Micco, 22 maggio 2025 | © Riproduzione riservata

Contro gli stereotipi sui Galli di Asterix | Luana De Micco

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