«Babel#5» (2022) di Mirko Baricchi (particolare)

Foto @ Luca Peruzzi

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«Babel#5» (2022) di Mirko Baricchi (particolare)

Foto @ Luca Peruzzi

Da Atipografia prima Baricchi e poi Fogliati

Nel vicentino due mostre con un occhio al territorio

Spezzino di nascita, vicentino di adozione, Mirko Baricchi presenta una selezione di suoi dipinti nella mostra «Babel», fino al 18 maggio da Atipografia, fondata da Elena Dal Molin, che è anche direttrice di questa galleria e associazione culturale ricavata nell’ex tipografia che aveva fondato il bisnonno a fine Ottocento nel centro di Arzignano (Vi). Il ridisegno funzionale, affidato agli architetti dello studio Amaa, ha trasformato nel 2023 il vecchio laboratorio in spazio espositivo. 

Con un occhio al territorio, in cui sono nati e vivono artisti come Arcangelo Sassolino o Diego Soldà, ai quali erano state dedicate mostre personali nel 2023, Atipografia riunisce nella sua scuderia artisti di diverse generazioni e provenienze geografiche. Mosso dalla passione per il disegno e la pittura, Baricchi presenta una ventina di opere su tela e carta realizzate dal 2018, opere della serie «Selva» e alcuni inediti. Tra le serie esposte anche la «babele» che dà il titolo alla mostra. Ciascuna serie corrisponde a diverse fasi creative, spesso riprese in momenti successivi. «La babele sta nella mescolanza di linguaggi pittorici utilizzati in queste opere, spiega Elena Dal Molin, in una compresenza di tecniche diverse, tra grafica, pittura e illustrazione, che crea un’interazione tra piani diversi nel dipinto, in un gioco tra la rappresentazione e la realtà». 

Se in «Selva» Baricchi realizza paesaggi mentali, fatti di stratificazioni pittoriche e astratte in diverse tonalità del verde e scandite da una decisa gestualità pittorica, «Babel» è invece un territorio di sperimentazione dove l’inquadramento dell’immagine rimanda a una cornice fotografica, a volte suggerendo il ricordo di una vecchia Polaroid, a cui poi si aggiungono interventi calligrafici e citazioni da serie precedenti. Baricchi ha descritto sé stesso come un bambino disegnatore compulsivo: «La motivazione che mi ha sempre mosso non è mai stata quella della mera rappresentazione lirica o narrativa. Dopo aver scelto un pretesto, per me diventava necessario l’atto del dipingere. Dipingere la pittura, questo è il punto: la pittura è il soggetto e l’oggetto». 

A seguire una mostra dedicata al grande progetto di Piero Fogliati («Piero Fogliati. La città Fantastica» dal 25 maggio al 14 settembre), con opere e disegni legati all’ideazione della città Fantastica, attraverso cui dagli anni ’60 ha esplorato il fenomeno dell’urbanizzazione anteponendo a qualsiasi logica la salvaguardia dell’immaginazione. 

Camilla Bertoni, 06 maggio 2024 | © Riproduzione riservata

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Da Atipografia prima Baricchi e poi Fogliati | Camilla Bertoni

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