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Veduta dell’ingresso della Fondazione Bonollo a Thiene

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Veduta dell’ingresso della Fondazione Bonollo a Thiene

A Thiene aperta la Fondazione Bonollo

Sandra e Giancarlo Bonollo espongono nel Collegio e nell’ex Chiesa delle Dimesse (abbandonati da 10 anni) la loro collezione di 600 opere d'arte contemporanea raccolte in 25 anni

Camilla Bertoni

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Con la (coraggiosa) nascita della Fondazione Bonollo a Thiene, in provincia di Vicenza, sono almeno due gli obiettivi raggiunti: il recupero di uno spazio storico, restaurato e restituito alla comunità, e la condivisione di una collezione di arte contemporanea con il pubblico. Il tutto in una cittadina che vanta un record negativo di presenze museali, se si esclude l’omonimo Castello, privato, ma visitabile.

Sandra e il marito imprenditore Giancarlo Bonollo, che da 25 anni raccolgono nella loro abitazione opere d’arte contemporanea, hanno deciso di rendere la collezione visibile al pubblico e per questo hanno chiesto di utilizzare il complesso settecentesco del Collegio e della ex Chiesa delle Dimesse di origini seicentesche, un tempo orfanotrofio, poi sede della locale Usl, infine abbandonato da una decina di anni. Dopo un restauro sostenuto dalla neonata Fondazione e diretto dall’architetto Giancarlo Zerbato, il Comune di Thiene ha concesso in uso gli spazi (per un periodo

Veduta dell’installazione «How Many Times I Have to Tell You This Ah?» (2018) di Patrizio Di Massimo, Fondazione Bonollo, 2024

Il lessico famigliare è quello che racconta una delle opere scelte, il dipinto di Patrizio Di Massimo (Jesi, 1983) intitolato «How Many Times I Have to Tell You This Ah?», ironica messa in scena di vita quotidiana. Ma in realtà non sembra esserci un lessico codificato come filo conduttore alla raccolta, nutrita piuttosto da un desiderio di dar voce alla ricerca dove i linguaggi si moltiplicano e differenziano, passando dal realismo di Di Massimo segnato da ritratti e citazioni dell’arte del passato, all’iper-realismo quasi metafisico dei cuscini dipinti da Ed Atkins (Oxford, 1982) durante la pandemia. «Uno strumento, scrive Chiara Nuzzi, per esplorare il modo in cui la rappresentazione e l’artificio si intersecano con la realtà, preoccupazioni che attraversano tutta la pratica dell’artista». Dal video nella complessa composizione di Neïl Beloufa, all’inquietante installazione sonora di Cally Spooner (Regno Unito, 1983) si fa strada una percezione poco fiduciosa, distopica, verso il

«Brickbats (Taccuini Di Guerra Incivile)» (2007) di Claire Fontaine, Fondazione Bonollo, 2024

Camilla Bertoni, 01 luglio 2024 | © Riproduzione riservata

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A Thiene aperta la Fondazione Bonollo | Camilla Bertoni

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