«Signora in bianco» (1902) di Giovanni Boldini, Firenze, Gallerie degli Uffizi (particolare)

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«Signora in bianco» (1902) di Giovanni Boldini, Firenze, Gallerie degli Uffizi (particolare)

Da Boldini a De Nittis: gli italiani nella Parigi della Belle Époque

A Brescia un’ottantina di dipinti degli artisti della cerchia di Diego Martelli, accostati a eleganti abiti dei couturier più alla moda, ricostruiscono il clima della capitale francese di inizio Novecento

Fu Diego Martelli (1839-96), il critico d’arte che promosse in Italia la pittura realista francese e che si fece mecenate dei Macchiaioli, a battezzare «Italiens de Paris» (i primi «Italiens de Paris», cui seguirà la pattuglia attiva negli anni tra i Venti e i Trenta, di de Chirico, Savinio, Campigli, De Pisis e compagni) gli esponenti di quella piccola ma agguerrita colonia di artisti italiani che tra Otto e Novecento raggiunsero la capitale francese, allora vera capitale del mondo, consci del fatto che solo lì, grazie ai suoi mercanti alla moda, si potesse trovare il successo vero. Alcuni, come Giovanni Boldini, Giuseppe De Nittis, Federico Zandomeneghi e il più giovane Vittorio Corcos, fecero fortuna, altri invece, come Antonio Mancini, non furono accettati: i primi infatti, spiega Davide Dotti, curatore con Francesca Dini della mostra «La Belle Époque», «assecondavano il gusto dei grandi collezionisti parigini e internazionali, che giungevano qui dal mondo intero, dipingendo le dame eleganti, i salotti lussuosi, i luoghi della mondanità; Mancini dipingeva invece gli scugnizzi di Napoli, un soggetto poco attrattivo per il grande collezionismo d’allora, tanto che presto cadde in depressione e dovette tornare in Italia». 

La mostra «La Belle Époque. L’arte nella Parigi di Boldini e De Nittis», a Palazzo Martinengo (Brescia) dal 25 gennaio al 15 giugno, ricostruisce attraverso un’ottantina di dipinti il clima di quella stordente stagione che a cavallo tra ’800 e ’900 segnò il trionfo del gusto caro alla grande borghesia internazionale, presto spezzata però dallo scoppio, nel 1914, della Grande guerra. 

Molte le opere famose in mostra, giunte da importanti musei ma, più ancora, da gelose collezioni private, come «Ritratto di signora in bianco» di Giovanni Boldini, «Accanto al laghetto dei giardini del Lussemburgo» di Giuseppe De Nittis e «Al Café Nouvelle Athènes» di Federico Zandomeneghi, cui si aggiungono le affiche (di Leonetto Cappiello, Marcello Dudovich, Leopoldo Metlicovitz) che accendevano di colori le vie della città, pubblicizzando grandi magazzini e luoghi del divertimento. Insieme, c’è una scelta degli elegantissimi abiti dei couturier più alla moda, nei cui atelier si davano appuntamento le signore del gran mondo, e ci sono quei magnifici vetri artistici dalle forme flessuose e dai decori naturalistici che fecero la fortuna di Émile Gallé e dei fratelli Daum

Grandi protagonisti restano comunque i pittori, primo fra tutti Boldini («aveva una lunghissima lista d’attesa di signore che ambivano a farsi ritrarre da lui», commenta Dotti, e conoscendo i suoi ritratti femminili, in cui ogni protagonista diventa una sorta di apparizione fatata, non ci si stupisce) ma non meno ammirato era De Nittis, che morirà giovane però, a nemmeno quarant’anni, maestro come lui nel narrare quell’epoca di effimera felicità nei ritratti come nei momenti in cui Parigi, nei suoi boulevard e nei suoi parchi, all’ippodromo o nei teatri, offriva esperienze indimenticabili ai suoi più fortunati abitanti e visitatori. 

Giuseppe De Nittis, «Leontine in barca», 1874. Collezione privata

Ada Masoero, 24 gennaio 2025 | © Riproduzione riservata

Da Boldini a De Nittis: gli italiani nella Parigi della Belle Époque | Ada Masoero

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