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Giovanni Pellinghelli del Monticello
Leggi i suoi articoliNella qualitativa presenza di disegni italiani (Francesco Melzi, Niccolò dell’Abate, Antonio Campi, Primaticcio, il Passignano, Francesco Albani, Jacopo da Empoli, Palma il Giovane, Carlo Maratti, Giacinto Calandrucci, Giambattista Piazzetta, Rosalba Carriera e Gian Domenico Tiepolo) nell’asta Disegni Antichi e del XIX secolo il 26 marzo da Christie’s Parigi, in primo piano per qualità, rarità e stime le opere di Primaticcio e GianDomenico Guardi con Piazzetta e Rosalba Carriera. A partire da Francesco Primaticcio (Bologna, 1504-Parigi, 1570), «Studio di anatomia per Ercole ferito da Calcodonte a Cos», sanguigna con gesso bianco e tracce di grafite, 24,6 x 38,8 cm (stima: 40-60mila euro) databile ai primi anni 1540 perché preparatorio degli affreschi della Porte Dorée del Castello di Fontainebleau (1543-1546) dove Primaticcio illustra una narrazione ripresa dall'Iliade. Recentemente riscoperto e studiato da Dominique Cordellier, il disegno è assente dal mercato da circa metà Ottocento perché rimasto fino ad oggi proprietà dei discendenti del collezionista e storico dell'arte Benjamin Fillon (1819-1881) e si presenta chiaramente come studio di anatomia umana: «Con attraente e notevole modernità, Primaticcio privilegia qui lo studio dei corpi, a scapito di teste e volti assai poco curati. L’artista parte dalle ossa per poi aggiungere i muscoli e la pelle delle varie parti del corpo, come dimostrano le attente analisi parziali di braccia, mani e polpacci accanto agli studi di figure intere. E tale accuratezza anatomica mostra evidente la già diffusa influenza michelangiolesca, ritrovandosi in due altri coevi disegni di Primaticcio: quello all’Albertina di Vienna e lo studio di Ercole per un altro affresco della Porte Dorée, all'Ecole des Beaux-Arts di Parigi» (Hélène Rihal, Directrice du Département des Dessins Anciens, Christie’s Paris).
Di altrettanta stima (40-60mila euro) è «Mucca al pascolo in un paesaggio con capra, tartaruga e gufo», matita a pietra nera, penna e inchiostro bruno, lavatura d’inchiostro brunoverdastro, filigrana con iniziali, firmato «Domo Tiepolo f» (in basso a destra), 19,8 x 28,9 cm, opera di GianDomenico Tiepolo(1727-1804), il pittore più «animalier» della dinastia veneziana, noto soprattutto per le scene campestri e le storie di Pulcinella ma autore di varie serie di animali (tutte nella stessa palette bruna, come «Elefante in un paesaggio» al Metropolitan Museum of Art, New York, o «Elefanti rampanti» alla National Gallery of Art, Washington). Questo foglio, che pur si pone nettamente a sé per la strana combinazione di animali raffigurati senza proporzione e per il gusto, ancor più tipico di GianDomenico, per l’incongruo e l’umorismo nero (cranio del cavallo e uccello morto), si correla tuttavia ad altri disegni di animali di fattoria («Bovini in un paesaggio», Metropolitan Museum of Art, New York, o «Due asini e una capra in un paesaggio», Fitzwilliam Museum, Cambridge), in cui si ritrova l’influenza di crudo verismo delle scene di caccia con cani, cavalli e leoni del tedesco Johann Elias Ridinger (1698-1767), che GianDomenico facilmente incontrò di persona lavorando col padre a Würzburg tra il 1751 e il 1753. Già parte della collezione di Herbert List (1903-1975), fotografo tedesco di moda caposcuola, e poi nella raccolta di disegni italiani di Wolfgang Ratjen (1943-1997, acquisita quasi per intero dalla National Gallery di Washington alla sua morte poco dopo la mostra alla Frick Collection nel 1996-1997), questo foglio entrò a gennaio 1988 nella collezione di Alfred Taubman (1924-2015, il tycoon immobiliare proprietario anche di Sotheby’s dal 1983 al 2005) passando nel 2016 in collezione privata svizzera.

Francesco Primaticcio, «Studio di anatomia per Ercole ferito da Calcodonte a Cos». Cortesia di Christie’s
Accanto a queste due vedettes non sfigurano altri due fogli veneziani, con stime di poco minori. Di Rosalba Carriera (1673-1757) è in asta la deliziosa «Testa di fanciulla con orecchino di perla e fiori nei capelli», pastello su carta, 23,3 x 29,7 cm (in cornice firmata e datata 1908) che della squisita ritrattista veneziana riunisce gli elementi iconici: la perla all'orecchio, il viso di trequarti e la testa inclinata, i fiori nei capelli, la carnosità delle labbra, dipinte di brillante rosso vermiglio. Per tutti Enrichetta d’Este. Elementi rari sono invece le ridotte dimensioni del pastello e la ciambellina che la bambina porta alla bocca e che si ritrova nel «Ritratto di ragazzo biondo “con ciambella”» alle Gallerie dell'Accademia a Venezia. Il pastello appartenne allo storico dell’arte e collezionista Edmond Taigny (1828-1906) vicepresidente del Musée des Arts Décoratifs (1882-1892) e la cui moglie Marie-Julie Delon (1837-1918) lo prestò alla celebre mostra «Cent Pastels du XVIIIe siècle», tenutasi a giugno 1908 alla Galerie Georges Petit a Parigi, organizzata dalla Marchesa de Ganay (Berthe de Béhague, 1968-1940), nota studiosa del XVIII secolo, salonnière e benefattrice.
Di tutt’altro clima il doppio disegno di Giambattista Piazzetta (1682-1754): «Nudo femminile di spalle» (recto) e «Busto di ragazzo» (verso), matita a pietra nera, gesso bianco, sfumati su carta azzurrata, 35,3 x 29,2 cm (25mila-35mila euro), acquistato nel 1920 ed ereditato dal proprietario attuale e perciò assente da oltre cent’anni dal mercato. Qui il carnale nudo femminile è uno dei rari studi accademici di Piazzetta, che (come 150 anni prima i Carracci a Bologna) nello studio veneziano insegnava disegno dal vivo, e la modella ricorda un altro nudo femminile, studio d’accademia anch’esso (G. Knox, Piazzetta: a tercentenary exhibition, National Gallery of Art, Washington, 1983, p. 21, fig. 1), simile per la fisicità formosa del corpo e l’acconciatura dei capelli. Sul rovescio del foglio, il ragazzo ritrae con probabilità Giacomo, figlio dell'artista, per somiglianza di tratti con «Il Mendicante» (olio su tela, 67x55 cm, Art Institute of Chicago), datando così il disegno agli anni 1737- 1738. Recto e verso presentano gli stilemi tipici di Piazzetta disegnatore: contorni netti e decisi, ammorbiditi con sfocatura e lumeggiati di gesso bianco sul corpo della modella e sull'abbigliamento del ragazzo. Dato che gli espressivi ritratti di Piazzetta e gli studi accademici furono i soggetti più ricercati dai collezionisti dal Settecento in poi, questo doppio disegno unisce brillantemente i due temi iconografici più apprezzati dell’artista. A chiudere questo excursus e benché di stima bassissima a fronte di autore e bellezza un disegno riportato solo da vent’anni (Aidan Weston-Lewis, Chief Curator at National Galleries of Scotland, 2006) alla mano di Francesco Albani (1578-1660) dopo essere stato per secoli attribuito al suo maestro Annibale Carracci (c. 1560-1609): «Circe e Ulisse», matita a pietra nera, penna e inchiostro marrone, lavatura d’inchiostro bruno, risaltato in bianco, 24,8 x 32,7 cm, foglio di provenienza illustrissima perché passato nei secoli da Sir Peter Lely (1618-1680) al direttore del Fitzwilliam Museum di Cambridge Andrew Michael Jaffé (1923-1997) e poi per discendenza.
Il foglio rientra nel ristretto corpus di disegni di Albani e riprende il soggetto di Circe e Ulisse trattato anche in un altro disegno nella Royal Collection di Windsor. Ambedue si pongono come tracce preparatorie per quella tela in Collezione Ludovisi a Roma (oggi dispersa) citata in quattro inventari seicenteschi (1623, 1633, 1662 e 1665), Weston-Lewis evidenziando il legame fra i disegni e la più completa delle schede del dipinto perduto (inventario 1623): «Una donna che dà da bere a marte [sic], e Mercurio mettendo erba nel suo vino, con un uomo selvaggio seduto accanto a lui, con una cornice dipinta in forma di marmo profilato con oro».
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