Gianfranco Fina
Leggi i suoi articoli«Scrigno delle meraviglie» era il titolo che la casa d’asta parigina Gros & Delettrez ha dato alla vendita del 19 dicembre, ed in effetti i 40 lotti che componevano la vendita parevano essere stati tratti tutti dal grande forziere di un colto e raffinato collezionista. Smalti limosini, cristalli di rocca montati, argenti gotici e rinascimentali, maioliche italiane, vetri veneziani del Cinquecento, si mescolavano a vasi cinesi bianchi blu d’epoca Ming, bronzi indiani ed una rarissima raccolta di ritratti di principi Moghul per offrire un golosissimo repertorio di arte antica agli appassionati di objects de vertu. La maison parigina, poco nota in Italia, ma apprezzata in patria, ha saputo riunire un insieme di lotti di provenienze diverse, ma di grande interesse; i 40 lotti proposti avevano una base d’asta compresa tra 1.337.000 euro e 1.580.000 euro, ne sono stati venduti 28 (il 70%) con un ricavato al martello di 1.719.300 euro che con i diritti del 30 % ha raggiunto la somma totale di 2.235.090 euro, risultato ampiamente soddisfacente. La cifra più alta l’ha ottenuta il lotto numero 7, Album di 40 ritratti di principi e dignitari Moghul, dipinti ad acquerello sulle due facce di ogni foglio, databile al 1690 circa, proveniente dalla cerchia artistica della mitica città di Golconda e nelle mani dei duchi di Luynes già dal XVIII secolo. Come curiosità ricordiamo che la figlia del secondo duca di Luynes era Jeanne-Baptiste, sposata al torinese conte Scaglia di Verrua, nota sia per essere stata l’amante di re Vittorio Amedo II sia per aver costituito a Parigi, nella prima metà del Settecento, una pregiatissima collezione di libri e di opere d’arte. La stima dell’album, decisamente troppo prudente (20-30.000 euro), è stata stritolata dal risultato della rapida, appassionante vendita: 320mila al martello che, con i diritti, sono diventati 416mila euro.
Più corretta (150mila-200mila euro) è stata la stima del versatoio in calcedonio, opera veneziana del tardo Quattrocento, alta 28 cm, di cui si conoscono solo altri sette esemplari simili conservati in grandi musei internazionali. L’invenzione di questo vetro che imita l’agata pare si debba al «bufaor» (soffiatore di vetro) veneziano Angelo Barovier(1405 - 1460), e la produzione, assai complessa, da allora è continuata in misura limitatissima, è quindi normale che quando un esemplare di questa qualità appare sul mercato sia una ghiotta preda per musei e collezionisti di tutto il mondo, così il prezzo finale, diritti compresi è stato di 390mila euro. Rare come soggetto e con una provenienza di altissimo lignaggio erano le due placche di rame smaltato con le figure degli eroi classici Achille e Leandro, personaggio leggendario ricordato per aver tentato di attraversare a nuoto l’Ellesponto per raggiungere l’amata Ero, entrambe in ottimo stato di conservazione e di grandi dimensioni (30x26 cm), eseguite da Léonard Limosin nel 1564. Erano inizialmente conservate nel gabinetto degli smalti di Caterina de’ Medici (1519-1589,) regina di Francia e moglie di Enrico II, poi dalla metà dell’800 fino al 1977 arricchivano la collezione del castello di Mentmore della famiglia Rotschild, poi dopo un paio di altri passaggi sono giunte in questa vendita. Presentate in due lotti distinti, ognuno stimato 150-200mila euro sono state vendute, presumibilmente, allo stesso acquirente, a 195mila euro con i diritti, caduna, vale a dire 390mila euro la coppia.
Ancora un vetro veneziano della metà XVI secolo ha superato le più rosee previsioni (20-25mila euro) per fermarsi dopo un’accanita competizione tra molti pretendenti a 169mila euro; si trattava di un’eterea «tazza a retortoli», cioè una piccola coppa, alta 9 cm e larga 17 di diametro poggiante su un corto stelo, in vetro trasparente e decorata solo con un doppio fili di vetro bianco ritorto su sé stesso, di estrema rarità per l’epoca, lo stato di conservazione e l’invenzione decorativa. La coppa in sardonice a forma di conchiglia, su base in oro smaltato era stimata 80-120mila euro e, a nostro avviso, non era affatto una cifra esagerata. Quest’oggetto, destinato ad una wunderkammer d’alto livello, costituito dalla conchiglia di derivazione bizantina e da una base parigina del Cinquecento, arricchita da una figura di Nettuno nudo in oro smaltato bianco con nella mano destra un piccolo delfino e caratterizzata da una larga foglia d’acanto smaltata in bianco di rara bellezza applicata alla parte posteriore della coppa, avrebbe dovuto salire ben oltre i 105mila euro del martello (136.500 diritti compresi), ma evidentemente tra i possibili acquirenti nessuno si fatto trascinare dalla rarità e bellezza dell’oggetto, anche se ovviamente la cifra è di tutto rispetto. Ancora sopra il traguardo dei 100mila euro è salito il vaso in porcellana cinese bianca/blu di epoca Yuan (1271-1368), di forma Meiping, ossia vaso destinato a contenere un singolo stelo, non in perfette condizioni, perché nel XX secolo era stato montato a lampada, che, stimato 80-120mila euro, ha raggiunto la cifra complessiva di 110.500 euro. In conclusione si è trattato di un’asta gradevolissima da vedere, molto veloce, satura di oggetti di prima qualità assai diversi tra loro per tipologia e provenienza, ma perfettamente amalgamati, ad ulteriore dimostrazione che bellezza, qualità e storia sono il fil rouge che lega le opera d’arte antica.
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