Redazione GDA
Leggi i suoi articoliStenta a entrare negli studi sulla pittura veneta in Puglia una pala d’altare di Paolo Veronese già a Lecce, oggi alla National Gallery of Ireland di Dublino.
Nel 1646 Carlo Ridolfi registra che «a Lecce città della Puglia godono que’ popoli due figure di S. Filippo e Jacopo di questa egregia mano», ma nel 2012 una mostra sui veneziani nella regione presso la Galleria Nazionale della Puglia a Bitonto ha ignorato il dipinto, mentre in due interventi ancora più recenti l’opera è data per «misteriosamente scomparsa».
Non sono chiarissimi i tempi della partenza da Lecce ma si seguono bene le vicende della pala dalla fine dell’Ottocento: la tela con «San Giacomo Minore e san Filippo» è a Dublino dal 1889, elencata nei cataloghi successivi all’acquisto avvenuto presso Christie’s a Londra il 29 giugno di quell’anno, dove si cita la provenienza da un altare di «Lecre [sic], a city in the province of Puglia», quindi dalla collezione di Thomas Kibble.
La pala è poi schedata nelle monografie sul pittore, anche le più divulgative, come i Classici dell’arte Rizzoli; nel 1974 Federico Zeri la definisce «magnificent» e la data sul 1565. Lungi dall’essere perduto, quindi, il quadro esiste ed è un gioiello di Paolo Veronese: forse il più importante dipinto del Cinquecento eseguito per Lecce.
Qui esisteva un ambiente prestigioso e quasi segreto: la cappella della villa suburbana di Fulgenzio Della Monica dedicata agli Apostoli Giacomo e Filippo, passata per via ereditaria agli Albrizzi, famiglia di dichiarate origini venete.
Dai documenti apprendiamo che nel 1563 la cappella è «di novo costrutta per detto magnifico Fulgentio», che nel 1566 la dota di una cospicua rendita. Il ruolo d’eccellenza del nobile nella vita politica leccese, la devozione per i due santi e la condizione relativamente appartata dell’edificio convergono a fare del «magnifico» Fulgenzio il maggiore indiziato per la committenza dell’opera.
Si configura anche un interessante intreccio familiare tra i Della Monica e gli Albrizzi, nel segno del patronato di dipinti a Paolo Veronese: Giovanni Antonio Albrizzi, marchese di Salice, ordina al pittore una «Visitazione» per Santa Maria della Visitazione a Salice Salentino distrutta da un incendio nel 1895; Andrea Albrizzi, invece, viceconsole della Serenissima a Ostuni, dona alla chiesa ostunese dell’Annunziata nel 1574 la «Deposizione» ancora esistente.
Questa riscoperta è uno dei primi frutti di una capillare campagna di ricerca sulla pittura veneta in Puglia da parte di un team di studiosi del Dipartimento di Beni culturali dell’Università del Salento, guidati dall’ordinario di Storia dell’arte moderna, Marco Tanzi, insieme a Floriana Conte, tutor dell’area Scienze umane presso la Scuola Superiore Isufi della stessa Università.
Andrea Fiore
dottorando di ricerca presso il Dipartimento di Beni culturali dell’Università del Salento
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