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Nkisi Nkondi

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Nkisi Nkondi

Da Lempertz opere e feticci di Africa e Oceania

Un raro Nkisi n’kondi del Congo e una statuetta della Papua Nuova Guinea del capitan Karl Nauer, tra gli 84 manufatti all’asta il 26 febbraio, la prima dell’anno dedicata all’arte etnografica

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Jenny Dogliani

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Idoli magici, carichi di potere spirituale associato al Culto degli antenati, gli Nkisi n’kondi sono rappresentazioni scultoree di forma umana o animale, di vari materiali e dimensioni, con una nicchia all’altezza del ventre dov’è custodito lo spirito vitale. Utilizzati in vari rituali diffusi sin dai tempi antichi nell’Africa centrale, in particolare nella regione del Congo, la loro pratica è ancora oggi ricorrente nelle popolazioni bakongo e songye, che spesso li posizionano alle porte dei villaggi al fine di invocare protezione, curare malattie o difendersi da delinquenti e malintenzionati. All’asta da Lempertz a Bruxelles il 26 febbraio ce n’è uno alto 45 cm, realizzato nel XIX secolo, proveniente dal Congo, con una stima di 70-80mila euro. Già di proprietà della collezione del botanico e folklorista belga Jean Chalon (1846-1921), è ricoperto di chiodi e pezzi di ferro. Avevano varie funzioni, ma questo, in particolare, era usato per dare la caccia a ladri e criminali: «ogni chiodo, vite e lama conficcati nel legno corrisponde a una specifica richiesta di azione rivolta allo spirito nkisi, i cui poteri soprannaturali venivano così invocati e risvegliati. La figura documenta attraverso gli oggetti di ferro tutte le suppliche, gli accordi, i giuramenti, le maledizioni e le richieste di vendetta presentate», spiegano da Lempertz.

Figura Bahau

Figura ancestrale Uli

Dall’Indonesia, Borneo, fiume Mahakam, Kalimantan, proviene invece una monumentale figura Bahau in legno, alta 91 cm, con stima di 40-50 mila euro. Tra i Bahau, queste antiche figure di guardiani sono state utilizzate per secoli per proteggere il villaggio dalle forze del male, erano posizionate attorno all’abitato o in spazi sacri riservati alle cerimonie. Il top lot della vendita è invece una figura ancestrale Uli del XIX secolo, riferibile al popolo Mandak, associata a rituali funebri. Realizzata in legno, pigmenti, opercoli di lumaca e fibre, alta 122 cm, ha una stima di 120-150mila euro, e proviene da Mesi nella Nuova Irlanda, un’isola vulcanica dell’Oceano Pacifico, a nord-est della Nuova Guinea. Queste sculture prodotte fino all’inizio del XX secolo venivano conservate e utilizzate più volte per commemorare e onorare importanti membri della società. L’esemplare proposto all’asta, catalogato tra le proprietà del Museo di Lipsia, fu raccolta in loco dal celebre Karl Nauer (1874-1962), capitano del Lloyd della Germania settentrionale e collezionista etnografico di stanza nel Pacifico meridionale dal 1903 al 1913. Questo oggetto in particolare fu inviato da Nauer al Museum für Völkerkunde di Lipsia nel 1913. «Nauer fu un membro importante della comunità coloniale nella Nuova Guinea tedesca. Esportò ben oltre 3.000 manufatti dal Pacifico durante il servizio, e molti di questi oggetti possono ora essere trovati, non solo nei musei di Brema e Lipsia, ma nella maggior parte dei musei etnografici e delle collezioni in tutto il mondo», spiegano da Lempertz.

Figura del santuario o Ngwomo

Trono Songo mbenza ya ngana

Tra gli 84 lotti proposti, anche un’antica grande maschera BaKota del Gabon, lunga 64 cm, con tracce di ocra rossa che testimoniano calore e forza (stima 15-20mila euro): fa parte della collezione di Willy Mestach (1926-2014), artista belga collezionista cui ha fatto capo una delle migliori e più raffinate e coerenti raccolte di arte africana. Ancora dalla Nuova Irlanda proviene invece un architrave Malangan lungo 273 cm: la sua funzione cerimoniale era di simboleggiare il passaggio a un nuovo capo. Tra i numerosi lotti della Nuova Zelanda, un prezioso hei-tiki di 11,5 cm, ciondolo ornamentale del popolo Maori, scolpito in bowenite verde (stima 18-25mila euro): «ciò che rende questo particolare hei-tiki così insolito è il viso ben definito che è formato dagli spazi vuoti sotto le braccia come occhi e dalle gambe come bocca, creando una seconda maschera. Tra le varie ipotesi avanzate dagli studiosi su che cosa gli hei-tiki rappresentino vi sono Hineteiwaiwa, un’antenata associata alla fertilità, oppure embrioni non ancora nati o neonati morti». Ma sono tante le provenienze e le funzioni dei reperti all’asta, tra qusti un boccale da birra del diametro di 43 cm, che gli Zulu producono ormai da oltre 1.000 anni (stima 2-3mila euro), un antico sedile Ashanti (1.800-2.500 euro), un trono Songo mbenza ya ngana dell’Angola, proveniente da una collezione privata tedesca e alto 34 cm (stima 8-10mila euro), e un antico tamburo Asmat della Papua Occidentale, alto 61 cm, decorato con figura umana (stima 6-8mila), un esemplare molto simile, ma più recente, è nelle collezioni del Metyropolitan Museum di New York, uno scudo indonesiano dei primi guerrieri Dayak di 128 cm (2.800-3.500).

Jenny Dogliani, 25 febbraio 2025 | © Riproduzione riservata

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