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Serge Attukwei, «Clottey-Still life II», 2024

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Serge Attukwei, «Clottey-Still life II», 2024

Da Lorenzelli la protagonista è la materia

I lavori di 15 artisti di generazioni e provenienze diverse, sedotti dalle fascinazioni dei più diversi elementi extra-artistici, compongono il secondo capitolo della mostra pensata dalla galleria milanese

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Ada Masoero

Giornalista e critico d’arte Leggi i suoi articoli

Concluso, il 31 gennaio scorso, il primo momento espositivo della mostra «On the Matter», che esplorava l’uso dei diversi materiali e del loro potenziale espressivo a partire da «Formula Pittorica (n.8)», un lavoro del 1920 di Pavel Mansurov, per giungere sino a Piero Fogliati («Fleximofono grigio», 1985) e Giuseppe Maraniello («Gianfranco ed io», 1990), Lorenzelli Arte presenta ora il secondo capitolo di questa vasta ricognizione ideata da Matteo Lorenzelli e curata, come la precedente, da Ilaria Bignotti

Fino al 31 maggio va in scena «On the Matter II», che riunisce i lavori di altri 15 artisti di generazioni successive, sedotti, come i primi, dalle fascinazioni delle più diverse materie extra-artistiche. Apre cronologicamente il percorso il magnifico «Re dei re», 1985, di Nunzio, una delle tipiche opere di quegli anni (che sono oggetto anche della mostra in corso fino al 29 marzo alla Galleria dello Scudo di Verona) realizzate in gesso colato su armature e dipinto a tempera, e lo chiudono i due lavori del 2025 di Albano Morandi («Il partito preso delle cose»: nastri adesivi colorati applicati alla parete) e di Sophie Ko («Geografia temporale. Rugiada», un’opera fatta di pigmento puro). Fra l’uno e gli altri, sfilano opere fatte dei materiali più disparati: metalli, dal bronzo della scultura «Heaven soldier», 2007-2008, di Liu Ruowang ai fili di rame di «Armonico CCCLII», 2018, di Antonella Zazzera, che si avvale da sempre di questo materiale alchemico dai bagliori infuocati che, in virtù del trattamento cui è sottoposto dall’artista, sprigiona energia pura e vibrazioni «musicali». Per Faust Cardinali il metallo è invece il supporto: in questo caso, una lastra zincografica su cui l’artista stende pittura acrilica e polivinile, e lo stesso è per Jason Martin, che distende larghe pennellate di una pastosa e cangiante pittura monocroma a olio su grandi lastre d’alluminio. Pvc, invece, per Luca Caccioni, che sulla sua superficie realizza le sue abrasioni, e fili tessili per Sissi, che rinvia al corpo attraverso vestimenti allusivi, e per l’artista giapponese Chiharu Shiota, che con essi costruisce camere incantate che parlano di intrecci di relazioni.

Alcuni artisti scelgono materiali di riuso, come il ghanese Serge Attukwei Clottey, che riduce in frammenti la plastica di cui sono fatte le taniche di benzina e di olio alimentare, e li cuce con fili di rame ricavandone grandi coloratissimi mosaici. Quanto a Ibrahim Mahama, artista di fama internazionale, anch’egli di origine ghanese, si serve di sacchi di iuta con cui drappeggia grandi superfici (nel 2019, per Fondazione Trussardi, ricoprì con essi i caselli daziari di Porta Venezia, proprio accanto alla galleria Lorenzelli) per trasmettere un forte messaggio sulle disparità economiche e sociali. Frammenti di riuso, ma di ceramica, anche i materiali scelti da Alberto Gianfreda, che con essi compone installazioni mutevoli, mentre fanno storia a sé da un lato Arcangelo Sassolino, le cui materie (qui, il vetro e l’acciaio di «Orvieto», 2020) diventano nei suoi lavori il bersaglio di forze potenti che li stressano fino ai loro limiti estremi, giusto un attimo prima del collasso, e dall’altro Michele Spanghero che, come Piero Fogliati nella tappa precedente, lavora con il suono: in mostra «Ad lib», 2020, una scultura sonora composta da sei canne d’organo e un ventilatore polmonare, che reinterpreta un estratto di un brano di Johannes Brahms al ritmo della respirazione artificiale. Dal 14 giugno la mostra si trasferirà al MO.CA, Centro per le nuove culture di Brescia.

Alberto Gianfreda, «Effimera», 2019

Arcangelo Sassolino, «Orvieto», 2020

Ada Masoero, 18 marzo 2025 | © Riproduzione riservata

Da Lorenzelli la protagonista è la materia | Ada Masoero

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