Elena Correggia
Leggi i suoi articoliKurt Seligmann da Wannenes
Il miglior risultato raggiunto da un’opera dell’artista surrealista svizzero Kurt Seligmann, «Game of chance no.2» (1949), venduta per più di 575mila euro (da una stima di 40-60mila), è stato l’apice dell’asta di arte moderna e contemporanea organizzata a Milano da Wannenes il 4 luglio. Nello stesso incanto, che ha raccolto oltre 1,8 milioni di euro, erano presenti anche altri tre dipinti di Seligmann, tutti acquistati durante un’asta del 1993 di Christie’s a New York, quando fu dispersa l’intera collezione dell’artista e della moglie Arlette. Si trattava di un nucleo raro di opere importanti che i collezionisti non si sono lasciati sfuggire: «Le rencontre des éléments» del 1940 è passato di mano per 187.600, moltiplicando le stime di 20-30mila, così «Leda II» del 1933 è stato battuto a 62.600 (da 30-50mila), stessa stima per «Acteon» del 1944 che ha raggiunto 93.850. Ma queste non sono state le uniche aggiudicazioni al di sopra della valutazione massima di partenza. Buona anche la performance di Mario Schifano con uno smalto su carta applicata su tela e plexiglass del 1979-81, pienamente pop, che ha cambiato proprietario per 62.600 euro (da 18-22mila). Per la scultura, «Sonno», un pezzo unico di Fausto Melotti in cristallo di rocca e bronzo ha toccato 27.600 euro, più che raddoppiando la stima massima di 12mila, mentre un «Ritratto con collana verde», del 1956, di Massimo Campigli, valutato 24-32mila è stato venduto per 35.100. Quanto all’annunciato gruppo di opere di Giorgio de Chirico, hanno riscosso successo due oli su tela: «Cavalli scalpitanti presso un castello» del 1953 e «Cavaliere che spara» (prima metà anni ’60) venduti rispettivamente per 47.600 e 50.100 euro, da una stima di 35-40mila. Sono invece rimasti alla sbarra «Cavallo impennato», tela del 1943 (la valutazione era 15-20mila euro) e una natura morta su carta «Frutta in un paese», del 1962 (stima 10-15mila). Di Lucio Fontana si segnala invece il «Concetto spaziale» del 1964-66, una terracotta ingobbiata con tre tagli, aggiudicato per 62.600 euro (da 45-55mila).
Cambi con Marino Marini
Fra i top lot dell’incanto allestito invece da Cambi, il 3 luglio a Milano, spicca una scultura in bronzo di Marino Marini, «Piccolo cavallo» del 1950, uno di tre esemplari custodito in collezione privata che è stato aggiudicato per 346.100 euro (la stima era 300-400mila). È invece rimasto invenduto il gruppo di tre gessi «La Principessa», lo «Sposalizio dei Principi» e «La Leggenda di San Giorgio» di Arturo Martini, artista le cui quotazioni non rispecchiano ancora il suo valore storico-artistico. La stima era importante (80-120mila) ma comunque in linea con la rilevanza di un’opera con cui lo scultore partecipò per la prima volta alla Biennale di Venezia. Ha ottenuto invece un buon riscontro un ricamo di Alighiero Boetti del 1977, «Niente da vedere, niente da nascondere», firmato e datato, che è stato combattuto fino a raggiungere 115.400 euro (la stima era 50-70mila). A essere contesi sono stati anche un «Nudo rosa seduto» di Felice Casorati del 1961, balzato da una stima di 8-12mila a una vendita per 26.350 euro e un olio su tavola di William Congdon, «Ego sum», dello stesso anno, che ha raggiunto 37.600 euro, quattro volte al di sopra della stima iniziale di 8mila.
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