Con due mostre personali, distinte ma dialoganti, l’artista inglese Darren Almond (Wigan, 1971) presenta a Napoli la sua più recente produzione, esponendo al Museo Cappella Sansevero «Rags» (fino al 17 marzo) e alla galleria Alfonso Artiaco «Songbirds and Willows» (fino all’8 marzo).
Le sei opere di grandi dimensioni, allestite nella cappella, sono il risultato di una ricerca che l’artista ha prodotto in seguito all’osservazione diretta dello studio londinese di Lucian Freud, così descritta dallo stesso Almond: «Mi sono ritrovato nello studio di Lucian a scrutare le pieghe e le forme degli stracci accumulati con cui aveva ripulito i pennelli per l’ultima volta, dettagli che ho fotografato e ingrandito, producendo degli ampi paesaggi mentali (…). Ma non era sufficiente, sentivo che doveva esserci un risveglio di coscienza, nello stesso modo in cui il velo della scultura di Sanmartino riesce ad attivare narrazioni interiori (…). Ho applicato anche io una sorta di sudario, stendendo un velo di pittura e colore sulle tele di stracci (…)». La materia cromatica rappresa sugli stracci (rags), macchiati di vernice, conferisce a quel tessuto una potenza plastica che Almond ha tradotto in immagine fotografica, poi ingigantita e utilizzata come superficie su cui intervenire pittoricamente. Innescando un nuovo processo creativo, l’artista ha prodotto, inconsapevolmente, un’armonica assonanza con i panneggi che avvolgono le sculture marmoree della cappella barocca, visitata in passato: «Credo però che le opere di Almond si inseriscano a interpretare la complessità del progetto iconografico e a integrarsi con disinvoltura nell’itinerario ideato da Raimondo di Sangro, che raggiunge il suo compimento nel Cristo velato», afferma Maria Alessandra Masucci, direttrice del Museo e Cappella Sansevero.
Anche le prime sale della galleria Alfonso Artiaco riprendono questi lavori: «Le fotografie, stampate su tele, sono state ridipinte da Almond con pennellate e sfumature trasformando questo fluttuare in veri e propri paesaggi. Il colore stesso diventa così una sorta di sudario adagiato sui resti dell’attività pittorica di Lucian Freud, un segno di riconoscenza ed ammirazione verso uno dei più grandi maestri della pittura internazionale. Vita e Morte, appunto», afferma Alfonso Artiaco. Negli spazi della galleria, inoltre, la serie «Willow Works», una riflessione sulla ciclicità del tempo attraverso velature da cui emergono il numero zero, riferimento di inizio e di fine, e la rappresentazione di rami di salice. La mostra si chiude con «Willows», una serie di lavori sulle cui superfici in oro, rame e palladio, che restituiscono inaspettati movimenti di luce, è riportato lo scorrere del tempo vita di quello stesso albero. Una mostra sulla ciclicità del tempo, dunque, che segna un nuovo significativo passaggio per la galleria Alfonso Artiaco: a conclusione della personale di Almond la galleria ritornerà a piazza dei Martiri, in quegli spazi che un tempo furono di Lucio Amelio e nei quali Artiaco aveva già scelto di trasferirsi nel 2003 lasciando la storica sede di Pozzuoli.