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Distrutti a Palmira perché l'Isis odia la musica

Emily Sharpe

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Cynthia Finlayson, uno degli ultimi archeologi occidentali a lasciare la Siria a seguito del deteriorarsi della situazione politica, ha parlato a «The Art Newspaper», nostra testata internazionale, dei danni subiti dall’antico sito di Palmira

Dopo le notizie della distruzione dei templi di Baal Shamin, il 24 agosto, e di Bel, il primo settembre, entrambi risalenti a 2.000 anni fa, la Finlayson ci ha detto: «Non possiamo nemmeno capire che cosa significhi la perdita di questo patrimonio. In Medio Oriente sopravvivono pochissimi edifici della tarda epoca ellenistica e della prima epoca romana perché quasi tutti furono rifatti in epoca romana, bizantina e islamica. Si tratta di strutture realizzate da civiltà arabo-aramaiche e rappresentano il culmine dell’adozione e dell’adeguamento da parte di questi popoli delle influenze classiche per creare uno stile e una civiltà propri».

La distruzione dei templi, così come l’assassinio di Khaled al-Asaad, il custode 82enne del sito, e la demolizione il 4 settembre di sette importanti tombe a torre del I e II secolo d.C., è opera dell’Isis. Ma la Finlayson sottolinea che la guerra è più complessa di un semplice scontro «tra buoni e cattivi», come spesso i media presentano. I saccheggi sono iniziati molto prima che l’Isis prendesse il controllo dell’area, aggiunge; soldati e abitanti del posto vendevano manufatti per comprare cibo. «L’Isis è semplicemente più sistematico. Per sapere dove sono basterebbe valutare le condizioni dei siti archeologici nelle vicinanze».

La Finlayson, direttore delle spedizioni siriane-americane a Palmira e Apamea e professore di Antropologia alla Brigham Young University (Utah), si occupa di scavi nella regione da quasi vent’anni. La sua équipe è stata probabilmente l’ultimo gruppo internazionale ad abbandonare il Paese, a giugno 2011, ma l’archeologa è rimasta in contatto con i colleghi siriani attivi nella zona.

La distruzione degli antichi siti durante questi quattro anni e mezzo di guerra civile, che ha prodotto almeno 200mila vittime, è senza precedenti. «Oggi è peggio che mai, perché l’attuale sistema stradale consente di raggiungere aree dove nemmeno i Mongoli erano arrivati. Ci vorranno centinaia di anni per la ricostruzione».

La Finlayson spiega che i templi pagani di Bel e Baal Shamin erano stati convertiti in chiese cristiane, per questo forse sono diventati obiettivi dell’Isis. Il tempio di Bel, costruito nel 32 d.C., presentava a soffitto simboli di divinità pagane e dello zodiaco, «tra cui alcune rarissime presenze femminili raffigurate in processione, associate alle festività pagane di Palmira». Il tempio conservava anche tracce di pitture bizantino-cristiane «che gli studiosi avevano iniziato a interpretare appena prima della guerra».

La Finlayson ritiene tuttavia che il tempio di Bel potrebbe essere stato raso al suolo per ragioni più «moderne»: ospitava concerti serali durante l’annuale corsa di cavalli, che attirava appassionati da tutto il Golfo. «La banda suonava di fronte alla folla seduta sui gradini del tempio, spiega. L’Isis è contrario alla musica e questo era diventato un luogo centrale per la celebrazione della musica e della cultura arabe».

Intanto, è stato lanciato il progetto di ricostruzione virtuale 3D del tempio di Bel su iniziativa di Alessandro Furlan (Altair 4) e del semiologo Paolo Fabbri, con la collaborazione dello studioso del monumento Manar Hammad.

Emily Sharpe, 10 ottobre 2015 | © Riproduzione riservata

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