Verifica le date inserite: la data di inizio deve precedere quella di fine
Benjamin Sutton
Leggi i suoi articoliDi origine Cherokee, membro della Mississippi Band of Choctaw Indians, l’unica tribù indiana americana riconosciuta a livello federale, Jeffrey Gibson nato in Colorado e residente in New York, rappresenterà gli Stati Uniti alla prossima Biennale di Venezia (20 aprile-24 novembre 2024), dove sarà il primo artista indigeno con una personale nel Padiglione degli Stati Uniti.
Il lavoro di Gibson mescola varie tecniche e tradizioni, come la tessitura e la lavorazione del metallo, con il linguaggio astratto e pop, declinato in sculture, dipinti, installazioni e performance. L’artista ènoto per le sculture sospese a forma di sacchi da boxe che incorporano fili, frange e testi scritti in perline, e per i dipinti su larga scala con testi stilizzati dai colori audaci.
Per la sua personale a Venezia Gibson creerà interventi all’interno e all’esterno del Padiglione degli Stati Uniti e nel cortile, presentando performance, installazioni multimediali e opere statiche. Grazie alla collaborazione con l’Institute of American Indian Arts di Santa Fe e il Bard College di New York, il Padiglione ospiterà anche una programma educativo che prevede, tra l’altro, un viaggio a Venezia per gli studenti dell’Institute of American Indian Arts nell’estate del 2024 e un convegno educativo in autunno.
«Gli ultimi 15 anni della mia carriera sono stati all’insegna dell’introspezione e del tentativo di creare qualcosa che valesse davvero la pena vedere nel mondo, ha dichiarato Gibson al “New York Times”, ora voglio affrontare il modo in cui la gente pensa all’indigeneità».
La presentazione di Gibson a Venezia è cocurata da Kathleen Ash-Milby (Nazione Navajo), curatrice dell’arte dei nativi americani al Portland Art Museum, da Louis Grachos, direttore esecutivo di Site Santa Fe, e dalla curatrice indipendente Abigail Winograd.
«Attraverso il suo lavoro innovativo Gibson nel corso della sua carriera ci ha sfidato a guardare il mondo in modo diverso», ha dichiarato Ash-Milby, che è anche il primo cocuratore nativo americano nei 129 anni di storia del Padiglione degli Stati Uniti a Venezia. «Il suo approccio inclusivo e collaborativo manifesta la potente influenza e persistenza delle culture dei nativi americani negli Stati Uniti e nel mondo, e lo rende il rappresentante ideale degli Stati Uniti in questo momento».
«Da tempo credo che il lavoro di Gibson costituisca una forza di cambiamento positivo e crei la possibilità di un futuro radicalmente inclusivo. Spero che il pubblico mondiale che sperimenterà il suo lavoro attraverso la Biennale lo percepirà come una fonte di gioia e di guarigione, di cui c’è vitale bisogno in un mondo attraversato da crisi e da conflitti», aggiunge Winograd.
Oltre al Portland Museum of Art in Oregon e al Site Santa Fe in New Mexico, il Padiglione degli Stati Uniti è organizzato in collaborazione con il Dipartimento di Stato americano. Nell’ultimo decennio il lavoro di Gibson è stato ampiamente esposto in tutti gli Stati Uniti, con importanti personali, tra le altre, all’Institute of Contemporary Art di Boston nel 2013, al Ruth and Elmer Wellin Museum of Art nel 2018 (poi in tournée al Blanton Museum of Art in Texas) e alla Site Santa Fe Biennial del 2016. Il suo lavoro ha avuto uno spazio importante alla Biennale Desert X del 2017 e alla Biennale Whitney del 2019. Lo scorso maggio, la National Gallery of Art ha acquisito una sua opera, aggiungendosi ai molti importanti musei statunitensi che hanno in collezione suoi lavori, tra cui il Buffalo AKG Art Museum, il Crystal Bridges Museum of American Art, il Denver Art Museum, il SFMoMA, il Seattle Art Museum.
Nel 2022 gli Stati Uniti sono stati rappresentati a Venezia da Simone Leigh (Leone d’oro), che ha anche trasformato l’esterno del padiglione ai Giardini. Prima di Leigh, gli Stati Uniti sono stati rappresentati da Martin Puryear nel 2019 e da Mark Bradford nel 2017.

Sculture e opere di Jeffrey Gibson

Le note sculture sospese a forma di sacchi da boxe realizzate da Jeffrey Gibson
Altri articoli dell'autore
L’apertura al pubblico dell’edificio che accoglierà la collezione d’arte del regista di «Star Wars» al fianco di oggetti di scena e materiali d’archivio della saga, per un totale di circa 40mila pezzi, è prevista per il 2026
Wesley LePatner, senior managing director della società di investimenti Blackstone, era stata eletta nel consiglio di amministrazione del museo newyorkese a febbraio
La scultura «Split-Rocker» dell’artista americano, alta oltre 11 metri e costituita da circa 50mila esemplari di piante, entrerà nella collezione del museo di Los Angeles grazie alla donazione dei collezionisti Lynda e Stewart Resnick
Kim Sajet era finita nel mirino del presidente americano per aver sostenuto programmi di diversità, equità e inclusione, ritenuti inappropriati per la sua posizione