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Antonio Mirabelli
Leggi i suoi articoliSecondo il rapporto Io sono Cultura 2024, realizzato da Fondazione Symbola, Unioncamere e il Centro Studi delle Camere di Commercio Guglielmo Tagliacarne e Deloitte, il sistema produttivo, culturale e creativo in Italia ha registrato, negli ultimi anni, un considerevole aumento del valore aggiunto che ha toccato i 104,3 miliardi di euro nel 2023, con un incremento del +5,5% rispetto al 2022 e del +12,7% rispetto al 2019. In tale contesto un ruolo particolarmente rilevante è stato rivestito dalle Imprese Culturali e Creative (ICC) che, dopo una battuta d’arresto a seguito della pandemia da Covid-19, sono tornate a crescere nel 2022, trend confermato anche per il 2023 con relativo aumento del +3,4% e una crescita del 3,1% nell’ultimo anno, ciò a conferma di come le ICC rappresentino un fattore di crescita particolarmente rilevante nel contesto economico italiano. Il riconoscimento della qualifica di ICC è stato introdotto dalla Legge 206/2023, mentre il 30 settembre 2025 è stata attivata la sezione speciale presso le Camere di Commercio, dove le Imprese possono iscriversi esclusivamente in modalità telematica tramite Comunicazione Unica. Dell’impatto delle ICC nel panorama culturale e produttivo italiano e del relativo inquadramento normativo abbiamo parlato con Franco Broccardi, esperto in economia della cultura e della sostenibilità e co-fondatore dello studio Lombard DCA di Milano.
Cosa sono le ICC e quale ruolo hanno nel panorama economico e culturale italiano?
Le ICC sono imprese o soggetti che operano in ambito culturale e creativo, ossia che svolgono in via esclusiva o prevalente e non occasionale attività quali ideazione, creazione, produzione, sviluppo, diffusione, promozione, conservazione, ricerca, valorizzazione, gestione di beni, attività o prodotti culturali o che svolgono attività di supporto, ausiliarie o strettamente funzionali alle attività culturali e creative. Parliamo di enti, indipendentemente dalla loro forma giuridica e comprese le società di capitale, di lavoratori autonomi, di enti del Terzo settore, imprese sociali e start up innovative che esercitano attività ad alto impatto sociale, generando ricchezza, occupazione e innovazione.
Cosa prevede la Legge 206/2023 che introduce il riconoscimento della qualifica di ICC?
La legge stabilisce che la cultura e la creatività sono elementi costitutivi dell’identità italiana e possono generare valore sociale ed economico e introduce formalmente la categoria delle “Imprese Culturali e Creative” (ICC), prevedendo che siano obbligatoriamente iscritte in una sezione speciale del Registro delle imprese, quando istituita dalle Camere di Commercio. Oltre ai soggetti ammissibili sopra descritti sono stati specificati i requisiti oggettivi necessari per l’iscrizione nella sezione speciale del Registro delle Imprese. Innanzitutto, sono stati specificati i codici ATECO ammissibili. In secondo luogo, è stato introdotto il principio secondo il quale almeno il 50 % del volume d’affari deve derivare da attività culturali/creative. Sono state poi indicate le ipotesi di revoca della qualifica (ad esempio in caso di perdita dei requisiti), un fattore che assume importanza anche perché obbliga le ICC a rispettare criteri di accountability e trasparenza al fine di non perdere la qualifica ottenuta.
Perché è importante riconoscere le ICC a livello normativo?
Il riconoscimento normativo consente che il titolo “impresa culturale e creativa” abbia valenza ufficiale e non meramente descrittiva, facilitando di conseguenza, il confronto, la selezione nei bandi e la fiducia di finanziatori e committenti. In tal modo si riesce a favorire un impianto più trasparente e condurre analisi di settore più mirate e precise. Attraverso il riconoscimento possiamo immaginare che sarà possibile accedere a finanziamenti (oltre ai 3 milioni all’anno già stanziati dal ministero), contributi e incentivi specifici per il settore culturale/creativo che altrimenti potrebbero essere destinati solo in modo generico. Definendo chi rientra nell’insieme ICC, Stato, enti pubblici e altri soggetti istituzionali potranno elaborare strategie, piani, regolamenti, infrastrutture e per lo sviluppo del settore, fornendo coesione al sistema, stimolando investimenti, nuove imprese, internazionalizzazione, innovazione culturale e sinergie tra cultura e industria. In sostanza si va a definire un comparto economico importante finora gestito in ordine sparso.
Ci spiega nello specifico come avviene l'iscrizione nel registro: Dove va fatta? come va fatta? ecc.
Dal 30 settembre 2025 è possibile presentare domanda di iscrizione nella nuova sezione speciale del Registro delle imprese per le ICC. Per l’iscrizione, le società e gli enti REA devono utilizzare specifici riquadri dei moduli di iscrizione delle CCIAA valorizzando la voce “Iscrizione sezione speciale”. Se i requisiti non sono rispettati, la pratica verrà automaticamente respinta. L’iscrizione alla sezione speciale non è soggetta a scadenze ed è facoltativa
Quali vantaggi porta l'iscrizione delle ICC nel registro speciale delle imprese?
Come detto l’iscrizione conferisce valore legale alla qualifica di “impresa culturale e creativa”. In ambito culturale, artistico e negli appalti, bandi, partenariati, avere una qualifica riconosciuta rende l’impresa più facilmente selezionabile e affidabile come interlocutore. Le imprese iscritte potranno accedere ai contributi e ad altre eventuali misure di supporto dedicate oltre che essere considerate nel piano nazionale strategico, nei bandi ministeriali, nei progetti di sviluppo della creatività e cultura, nelle reti territoriali ecc. Le Camere di Commercio trasmetteranno annualmente al Ministero della Cultura l’elenco delle ICC iscritte, favorendo monitoraggio, statistiche, politiche di supporto mirate. Da ultimo, l’impresa è stimolata a mantenere coerenza, continuità e trasparenza nelle sue attività culturali/creative migliorando la qualità dell’intero ecosistema.
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