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La tomba di Shepseskaf vista da est

Foto: Giulio Magli

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La tomba di Shepseskaf vista da est

Foto: Giulio Magli

Egitto: è stata davvero un’eclissi a segnare la fine della IV dinastia?

Uno studio di archeoastronomia del Politecnico di Milano spiegherebbe il declino delle piramidi egizie con l’evento solare del primo aprile 2471 (a.C.), ma per l’egittologo Francesco Tiradritti l’ipotesi non regge

Francesco Tiradritti

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Quando mi è stato chiesto di scrivere un commento sull’articolo «The April 1, 2471 b.C. eclipse and the end of 4th Egyptian dynasty» ho commesso il grave errore di non informarmi subito sull’identità dell’autore. Visto il titolo, mi ero immaginato che si trattasse dello «studio» di uno dei prolifici dilettanti di Egittologia di cui la nostra Penisola non fa certo difetto.

Mi colpiva però il fatto che l’articolo risultava caricato sulla pagina «arXiv.org», «un archivio ad accesso aperto con circa 2,4 milioni di articoli scientifici nei campi della fisica, matematica, informatica, ecc» della Cornell University, considerata uno dei migliori atenei degli Stati Uniti d’America. La dicitura che gli studi caricati «non sono sottoposti a revisione paritaria da parte di “arXiv”» rendeva però plausibile che un articolo di tale genere fosse finito nel mare magnum della pagina. Stavo perciò per comunicare alla redazione che non valeva la pena di dedicare un commento a un testo con un titolo simile e il cui autore non mi faceva suonare nessuna campanella egittologica. Preso da curiosità, ho però voluto capire come si potesse arrivare a stabilire una data così precisa.

Nell’articolo in questione le fonti originali sono menzionate attraverso traduzioni di altri denotando perciò in colui che l’ha scritto una grave o totale carenza della conoscenza della lingua e della scrittura egizia. I riferimenti bibliografici sono generici e molto spesso autoreferenziali. Non manca neanche la menzione al «faraone eretico» Akhenaton che, di riffe o di raffe, viene sempre tirato in ballo nei testi pseudo-egittologici. L’autore lo cita perché nell’Antico Egitto «non esiste alcun testo noto in cui una descrizione dell’eclissi sia identificabile in modo univoco». Il fatto che ve ne sia stata una il 14 maggio 1338 a.C., perciò «molto vicina alla presunta data di fondazione di Akhetaton» (città creata ex-novo da Akhenaton), è perciò, secondo l’autore, «chiara dimostrazione che sia difficile negare la rilevanza di tali presagi nella storia egizia». Se la corrispondenza astronomica è corretta, l’eclissi avvenne però quando Akhetaton era già stata fondata da almeno otto anni. Non la si può perciò considerare né «tanto vicina» né tantomeno un presagio.

Per l’autore tale approssimazione è invece accettabile e l’articolo continua prendendo in considerazione l’eclissi del primo aprile 2471. Visto che, anche qui, si tratterebbe di un presagio, lo pone in connessione con l’ascesa al trono di Shepseskaf, oscuro sovrano di cui si sa poco o nulla, che ha l’unica colpa riconosciuta di essere l’ultimo della IV dinastia, l’insorpassata epoca delle grandi piramidi.  

Eliminando la più alta e la più bassa delle quattro cronologie dell’antico Egitto, l’autore colloca così l’inizio del regno di Shepseskaf al 2472 o al 2461. Ancora una volta, nel primo caso non si può perciò parlare di presagio (l’eclissi sarebbe successiva), nel secondo i dieci anni di distanza sono troppi per pensare a una corrispondenza tra i due eventi.

È a questo punto che mi sono chiesto chi fosse l’autore. Giulio Magli è professore ordinario a tempo pieno di Fisica Matematica presso il Politecnico di Milano e insegna Elementi di Matematica e Archeoastronomia. Ops… 

Una simulazione al computer dell’eclissi del primo aprile 2471 a.C. vista dal Delta del Nilo. Nel cielo oscurato erano visibili molte stelle e i pianeti Venere e Mercurio per ben sette minuti. Foto: Giulio Magli

Francesco Tiradritti, 12 febbraio 2025 | © Riproduzione riservata

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