Tim Burton

Foto: Fabian Morassut

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Tim Burton

Foto: Fabian Morassut

Entrando nel labirinto mentale di Tim Burton

Alla Fabbrica del Vapore è allestito un percorso di mostra che apre a 300 possibili itinerari, permettendo allo spettatore di avventurarsi in un viaggio immersivo tra disegni, dipinti, fotografie e scenografie anbientali

Dal 13 dicembre al 9 marzo 2025 l’universo perturbante di Tim Burton si spalanca negli spazi della Fabbrica del Vapore e «ingoia» nei suoi percorsi allucinati i visitatori della mostra «Tim Burton’s Labyrinth». Reduce da un tour europeo che ha toccato Madrid, Parigi, Bruxelles, Barcellona e Berlino, richiamando 650mila visitatori, il progetto (di Letsgo Company in collaborazione con lo stesso Tim Burton, presentato in Italia da Alveare Produzioni, Letsgo Company e da Fabbrica del Vapore-Comune di Milano) è un viaggio immersivo e interattivo nel cinema visionario di Tim Burton (Burbank, California, 1958) ma anche un’immersione nei suoi disegni, dipinti e fotografie, che qui prendono vita e si animano. Benché sia famosissimo come regista (fra i suoi film, titoli-cult come «Beetlejuice», 1988; «Batman», 1989; «Edward mani di forbice», 1990; «The Nightmare Before Christmas», 1993; «Charlie e la Fabbrica di cioccolato» e «La sposa cadavere», 2005; «Alice in Wonderland», 2010, fino alla recente serie televisiva «Wednesday»), Burton è infatti una figura eclettica d’artista, essendo anche illustratore, pittore, scrittore, sceneggiatore, fotografo. Tutte abilità che trovano spazio in questo progetto che include scenografie ambientali e oltre 150 disegni originali, dalle prime bozze alle sequenze animate realizzate durante la sua carriera, fino agli effetti speciali e di videomapping.   

Come suggerisce il titolo, il visitatore penetra in un labirinto, che offre oltre 300 itinerari: ognuno può attivare il proprio attraverso un pulsante posto all’inizio del percorso e, nel viaggio, può personalizzarlo aprendo di volta in volta una o un’altra porta. Superato il portale d’accesso (una figura «alla Bomarzo» ma attualizzata, tra l’orrifico e, qui, il comico: un gran testone dagli occhi strabici, i radi capelli fatti di arbusti spelacchiati e una boccaccia dotata di zanne acuminate), ci si può imbattere in foreste di dolcetti mutanti che paiono piovre, in mostri sbilenchi e ghignanti, in cactus su cui si aprono mille occhi, in serpi dalle fauci gigantesche, in pagliacci sghignazzanti, in figure ripugnanti che sgranocchiano altre entità non meno repellenti. Insomma, chi entra qui, incontra le creature che abitano l’immaginario tortuoso e allucinatorio di Tim Burton («Come artista, è bene ricordarsi sempre di vedere le cose in modo nuovo e strano», dice) e può immergersi nelle scene più celebrate dei suoi film. Perché, chiosa lui, entrare in questo percorso «è come entrare nella mia mente».

Una veduta della mostra «Tim Burton’s Labyrinth»

Ada Masoero, 04 dicembre 2024 | © Riproduzione riservata

Entrando nel labirinto mentale di Tim Burton | Ada Masoero

Entrando nel labirinto mentale di Tim Burton | Ada Masoero