Olga Scotto di Vettimo
Leggi i suoi articoliNominato alla direzione di Palazzo Reale nell’autunno 2020, Mario Epifani (Roma, 1974) lo scorso 2 novembre ha dovuto inaspettatamente lasciare l’incarico per mancato rinnovo del mandato da parte del Ministero della Cultura (MiC). Dopo aver lavorato presso la Soprintendenza Archeologia belle arti e paesaggio (Abap) per la Città metropolitana di Torino, è stato direttore dell’Armeria Reale e curatore delle collezioni d’arte dei Musei Reali di Torino dal 2014 al 2016.
Risale al luglio 2020, poco prima della nomina a Palazzo Reale, il trasferimento al Museo e Real Bosco di Capodimonte, dove oggi è nuovamente in servizio. Intanto il 5 novembre la Direzione generale Musei del MiC ha provveduto a incaricare «i delegati che, nelle more della pubblicazione e dell’espletamento della procedura di selezione dei nuovi direttori titolari, saranno preposti alla direzione dei seguenti istituti museali». A Palazzo Reale di Napoli arriva l’architetta Paola Ricciardi, dirigente del MiC.
Dottor Epifani, quale museo ha trovato e come si è trasformato sotto la sua direzione?
Fine al 2020 il Palazzo Reale di Napoli non disponeva di un proprio staff né di una propria autonomia amministrativa e finanziaria. Sulla scia della «riforma Franceschini» è stato riconosciuto come istituto dotato di autonomia speciale. Nell’anno della pandemia, alla vigilia del secondo lockdown, abbiamo dovuto avviare la costruzione di una nuova struttura: uno staff inizialmente ridotto all’osso e poi progressivamente ampliato, uffici da creare ex novo, il primo bilancio da approvare. Nel frattempo sono stati proseguiti lavori già avviati e progettati nuovi interventi, con l’obiettivo di ricostruire l’identità di una residenza reale oggi divisa tra più funzioni (museo, biblioteca, Soprintendenze). Al di là dei restauri, delle mostre temporanee e dell’apertura al pubblico di nuovi spazi, Palazzo Reale ha pienamente recuperato la sua vocazione di luogo simbolico e identitario per la città, nonché hub culturale: in questi quattro anni ha ospitato eventi di alto profilo e di rilevanza nazionale e internazionale. Dal 2019 al 2023 i visitatori sono aumentati del 60% (434.910 nel 2023).
Quali i progetti ha dovuto interrompere repentinamente?
Per un eventuale secondo mandato avevo immaginato innanzi tutto di portare a termine gli interventi previsti nell’ambito del Piano Strategico «Grandi Progetti Beni Culturali» (23 milioni): tra questi, il restauro della facciata su via Acton, quello dei giardini e di altre sale dell’Appartamento di Etichetta, dopo la Prima Anticamera restaurata e riallestita nel 2024 secondo le testimonianze storiche. Il museo dovrà ampliare e migliorare i propri servizi al pubblico, anche con la prevista apertura di un bookshop e di una caffetteria.
Come ha appreso della mancata riconferma? Che cosa le dispiace di più?
Il mio incarico è scaduto il 2 novembre 2024 con possibilità di un rinnovo per altri quattro anni sulla base di una valutazione positiva. Fino al 31 ottobre non mi è arrivata la comunicazione che, lo ammetto, avevo dato per scontata. Il direttore generale mi ha informato con una telefonata che il mio incarico non sarebbe stato rinnovato e che pertanto sarei dovuto tornare a occupare il mio posto da funzionario al Museo di Capodimonte. Dispiace non aver ricevuto nessuna spiegazione, che onestamente non riesco a darmi da solo visti i risultati oggettivamente raggiunti: al di là della normativa, poteva essere un’occasione di crescita professionale.
Che cosa si prevede ora?
Il Ministero ha già annunciato che nel prossimo bando per la direzione dei musei sarà incluso anche il Palazzo Reale di Napoli: ci vorranno mesi prima dell’insediamento, ma ci sarà un nuovo direttore ufficialmente nominato. Per il momento il ministero dovrà prevedere un interim (Paola Ricciardi, dirigente del MiC; Ndr). Io non ho avuto nessuna proroga.
Quali i suoi propositi?
Cercherò di mettere a frutto l’esperienza fatta in questi anni in un altro museo. Già prima dell’incarico a Palazzo Reale, Capodimonte era stata la mia sede di assegnazione come funzionario. Dopo quattro anni trovo un nuovo direttore che mi ha accolto generosamente, preoccupandosi di valorizzare le mie competenze e affidandomi il settore delle arti decorative e dell’armeria, e una struttura molto efficiente. Il museo sta vivendo grandi trasformazioni ma ora può contare su una squadra ancora più ampia di quella che avevo lasciato quattro anni fa. Capodimonte è un luogo meraviglioso con una collezione da capogiro, è una fortuna poter proseguire il mio lavoro qui, in un contesto dinamico ed estremamente stimolante.
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