Marco Arosio
Leggi i suoi articoliFinalmente dopo gli anni della pandemia (in cui il concorso era saltato, ma erano stati selezionati gli artisti senza assegnazione di premi) ceramisti di tutto il mondo, amici, collezionisti e curatori si sono ritrovati in quello che è l’appuntamento piu’ importante per la ceramica contemporanea: la Biennale internazionale della Ceramica d’Arte Contemporanea al Mic di Faenza.
La giuria presieduta dal direttore del museo Claudia Casali il 30 giugno ha premiato nella sezione under 35 il giovane ceramista cinese Wei Bao, autore di una poetica scultura che rimanda con nostalgia all’architettura circolare delle case rurali della sua terra. Il Premio Faenza over 35 all’artista belga Yves Malfliet per la sua grande istallazione di elementi in ceramica collassati fra di loro in un tripudio di smalti fusi. Altri premi sono stati assegnati a giovani promesse e menzioni d’onore a ceramisti gia’ affermati.
È stato un momento di grande euforia ma è bastata una breve interruzione nella lettura dei ringraziamenti, una sospensione da racconto di Buzzati, e sulla guancia della dott.ssadi Claudia Casali è spuntata una lacrima, e ci ha ricordato l’immane sciagura che si è abbattuta sulla città più di un mese fa.
Il museo ha avuto dei problemi di infiltrazioni dal tetto e soprattutto dalle fondazioni ove sono conservati i depositi. Ma poiché è il simbolo della città e racchiude il patrimonio più ingente di opere in ceramica al mondo, è stato riaperto dalla direttrice e dal suo staff, quasi tutto al femminile, prima ancora delle scuole ospitando immediatamente le scolaresche che non volevano restare in classe. E poi, ancora di più come simbolo di rinascita, non ha cancellato i matrimoni che vengono celebrati all’interno del giardino e che rappresentano una fonte economica importante per il museo.
Chi vi scrive è rimasto veramente emozionato: la città è ancora coperta da un’immane colata di fango disseccata, un cretto mortale per le coltivazioni del territorio. Molte case vuote, disabitate, ricoperte di mota: le porte e le finestre aperte, non c’è nulla da rubare. Ma quella stessa argilla è stata la gloria e la fortuna di Faenza nel mondo. E ora dal suo museo, ove si conservano gli esemplari più belli di opere ceramiche del passato, una nuova vita prende forma con la passione di molti nuovi artisti.
Andate a Faenza e al Mic: è un modo semplice per aiutarli a risorgere. Un esempio vero, tangibile, positivo, di come l’arte, la storia, il passato siano i motori più potenti per risollevarsi dalle sciagure.
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