Marco Arosio
Leggi i suoi articoliÈ scomparso a Feltre (Bl) il 12 giugno, all’età di 86 anni, Ferruccio Franzoia, architetto, collezionista e amante dell’arte. Recentemente aveva donato la propria collezione di vetri di Murano, assemblata in 30 anni di ricerca insieme alla consorte Carla Nasci, alla Galleria d’arte moderna Carlo Rizzarda della stessa cittadina bellunese. Aveva poi anche donato alla città di Verona per il Museo di Castelvecchio un corpus di 1.600 suoi disegni, che sono stati oggetto di una mostra nello stesso Museo veronese dal 30 novembre 2022 al 26 marzo di quest’anno. Abbiamo chiesto un ricordo a Marco Arosio, esperto di Arti decorative del Novecento e vetri di Murano.
Ho avuto l’onore di essere stato assistente di Ferruccio Franzoia per trent’anni ed è difficile in poche righe descrivere l’eccezionalità e il valore della sua persona e di quello che ci ha lasciato. Nato con una vocazione artistica, si laurea in architettura a Venezia con Carlo Scarpa. Si occupa attivamente di archeologia nelle campagne di scavo della sua città e in Lombardia nella realizzazione dei piani paesaggistici nelle provincie di Mantova, Cremona e Brescia. Per la sua cultura e l’innata capacità di leggere l’antico è autore di importanti restauri in edifici storici pubblici e privati.
A Venezia, sua città d’elezione, coordina il restauro di Palazzo Contarini della Porta di Ferro; per Ernesto Rubin de Cervin progetta l’appartamento a Palazzo Albrizzi e cura la realizzazione della biblioteca del Castello di Egna (Bz). L’amore per il bello e la capacità di esaltarlo è caratteristica del lavoro di Franz: celebri alcuni suoi allestimenti alle principali mostre d’antiquariato in Italia con l’uso di lacche dai colori accesi derivati dalla tradizione veneziana e mobili disegnati ad hoc.
Lo conobbi a Milano alla fine degli anni Ottanta grazie ai suoi amici di studio, l’architetto Oscar Cagna e Alberto Ferruzzi, che già amavano il vetro di Murano. Avevo presentato nella mia piccola galleria a Sant’Ambrogio una collezione di più di cento pezzi prodotti dalla Venini dagli anni Venti agli anni Settanta. Ferruccio entrò col suo immancabile panama rosso e candidamente mi disse che non si era mai avvicinato al vetro di Murano poiché legato alla passione per un materiale più nobile, la porcellana veneziana del Settecento. Ma la qualità e la quantità degli oggetti che avevo proposto, soprattutto i vetri più leggeri e diafani degli anni Venti, lo sedussero subito, e mi chiese di aiutarlo a iniziare una collezione per sé e per una coppia di cari amici di Treviso. Da lì è iniziato un cammino comune, anzi direi una caccia continua e appassionata che ci ha portato a ricercare i pezzi più belli a Parigi, Bruxelles, Londra, e molto anche negli Stati Uniti.
Ero già conoscitore con un’esperienza collaudata in un mercato insidioso per i falsi e le copie ma Ferruccio divenne subito un maestro per l’infallibile capacità di riconoscere la qualità e la bellezza anche nel più minuto oggetto d’uso. Le decine di oggetti che lentamente con la moglie Carla aveva accumulato negli armadi e sui ripiani di casa sono oggi la collezione donata al Museo Carlo Rizzarda di Feltre.
A coronamento di tanti anni di passione comune mi sono sentito onorato di aver riposto ogni singolo vaso soffiato nelle vetrine del museo in un nuovo allestimento curato nei minimi particolari da Ferruccio, portando il Rizzarda a essere uno dei musei pubblici più belli e curati degli ultimi anni. In Italia c’è una carenza espositiva di collezioni di Arti Decorative, come se le arti minori non fossero degne di essere mostrate. Al contrario in molte città (Rovigo, Forlì, Gorizia, Bard ecc) si aprono in sedi prestigiose mostre temporanee sul Novecento italiano con grandissimo successo di pubblico.
È per questo che la donazione di Carla e Ferruccio, in un museo che già espone per volontà del suo fondatore Carlo Rizzarda i migliori esempi di Arti Decorative del Novecento, è un modello esemplare di come il collezionismo privato possa colmare questa carenza e stimolare i funzionari pubblici a essere più vicini a chi privatamente assolve il compito di preservare molti degli oggetti d’arte testimonianze della storia del territorio. Questa eredità di vetro, così completa e perfetta, così ricercata e amata, mi rende felice per l’emozione che potrà suscitare nei visitatori. A me e a chi ha avuto la fortuna di conoscerlo rimane il rimpianto per i tanti progetti stupendi che Ferruccio avrebbe ancora potuto realizzare.
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