Elena Franzoia
Leggi i suoi articoliDa poco insignito dell’autonomia speciale e dotato di un nuovo direttore, l’etruscologo romano Daniele Federico Maras, il Museo Archeologico Nazionale di Firenze (MAF) sarà sottoposto a un intervento di ristrutturazione e riallestimento che lo restituirà largamente rinnovato.
Scopo dell’operazione è non solo l’aggiornamento funzionale, ma anche il rilancio di immagine con l’auspicio, afferma Maras, «di restituire alla città il suo ruolo di capitale etrusca d’Italia. L’appuntamento per la riapertura è nel 2026, in tempo per il 60mo anniversario dell’alluvione del 1966 che colpì duramente e senza pietà l’edificio e le sue collezioni. Abbiamo preso però l’impegno di non chiudere mai del tutto il Museo e di organizzare nel tempo eventi e mostre temporanee, con l’intento di coinvolgere il pubblico in questa stagione di rinnovamento, che ha fra l’altro il compito di rafforzare il rapporto tra il museo e i cittadini di Firenze».
Preceduto da una lunga e intensa fase preparatoria condotta negli ultimi anni dalla Direzione Regionale Musei e dal direttore uscente del MAF Mario Iozzo, il nuovo progetto porta la firma dello studio di architettura fiorentino Guicciardini & Magni, leader internazionale nel settore dell’exhibit design, e vedrà lo sforzo congiunto del personale del MAF e della Direzione Regionale Musei nazionali Toscana diretta da Stefano Casciu. Una parte rilevante dei lavori, finanziata con fondi del Pnrr, riguarderà l’efficientamento energetico dell’edificio e il Piano di eliminazione delle barriere architettoniche e cognitive (PEBA). Saranno inoltre rivisti percorsi e accessibilità, con ristrutturazione dell’entrata su piazza della SS. Annunziata e, grazie al finanziamento internazionale di Laura e Jack Winchester veicolato tramite la King Baudouin Foundation (oggi Myriad Usa), il riallestimento della sezione di scultura etrusca, a partire dalla sala della celebre Chimera di Arezzo.
I lavori sono iniziati in luglio con lo svuotamento della Manica Lunga parallela al corridoio seicentesco del Palazzo della Crocetta, attuale sede di quel Museo Topografico dell’Etruria che, voluto nel 1884 dall’allora direttore Luigi Adriano Milani e situato al piano terreno, maggiormente subì i danni dell’alluvione del ’66, con allagamenti superiori ai due metri di altezza e frantumazione di molti reperti. Come simbolo dei lavori di riqualificazione è stata scelto il grande marmo ellenistico dell’«Arianna dormiente», a suo tempo voluto da Antonio Natali agli Uffizi per fronteggiare il michelangiolesco «Tondo Doni».
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